“I almost wish we were butterflies and liv'd but three summer days - three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain.”
"Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo non più che tre giorni d'estate -. Tre giorni con te che potrei colmare di più gioia di quanta cinquant'anni di vita insieme potrebbero mai contenere"
Così scriveva John Keats in una lettera datata 3 luglio 1819 alla sua amata Fanny Brawne, quando il loro amore stava diventando sempre più vivo, concreto, un amore nato quasi in sordina, ingenuo, un amore che si fece gradatamente sensuale, pur rimanendo puro, un amore impossibile, commovente, intenso, quasi "letterario", che ricorda il corteggiamento dell'amor cortese, poi passato al Dolce Stil Novo, un moto dell'animo volto a nobilitare ed affinare la natura umana in cui castità e passione convivono a creare la tensione amorosa che accende di lirismo i componimenti, forse uno degli amori che più hanno "tinto" di romanticismo il XIX secolo e che ispirò il poeta inglese come mai prima di allora era accaduto, dando vita al periodo della sua migliore produzione artistica.
Nato primo di quattro figli nel 1795 a Londra, John Keats perse entrambi i genitori in giovane età: il padre, che lavorava come custode, morì quando lui aveva otto anni, la madre, sopraffatta dalla tubercolosi, lo lasciò sei anni più tardi. Dopo la morte della madre, fu la nonna materna a nominare due mercanti di Londra, Richard Abbey e John Rowland Sandell, come suoi tutori; Abbey, un affermato importatore di tè, si assunse il grosso di questa responsabilità, mentre Sandell svolse solo un ruolo minore. All'età di quindici anni Keats fu ritirato dalla Clarke School da Abbey perchè apprendesse la professione di farmacista-chirurgo e nel 1816 conseguì il diploma e l'autorizzazione a praticare la professione, ma non fece mai il farmacista, decidendo, piuttosto, di dedicarsi alla poesia, anche a costo di vivere una vita dissipata.
Fu in questo periodo che Keats incontrò Leigh Hunt, influente editore dell' Examiner, che decise di pubblicare i suoi sonetti On First Looking into Chapman's Omer e O Solitude e che lo introdusse in una cerchia di letterati, uno di quei "salotti" in cui s'incontravano all'epoca gli intellettuali per condividere ideali ed aspirazioni, del quale faceva parte lo stesso Hunt e tra cui primeggiavano il poeta Percy Bysshe Shelley e William Wordsworth; il fatto di vivere in un clima così intensamente intriso di poesia lo porterà a pubblicare nel 1817 il suo primo volume, Poems by John Keats.
L'anno successivo uscì il suo Endymion,
un poemetto narrativo in quattro libri, che trae spunto dalla mitologia greca, ma già da subito le critiche non furono favorevoli: le due più autorevoli riviste di critica letteraria, la Quarterly Review ed il Blackwood's Magazine attaccarono i versi di Keats apostrofandoli negativamente, più caustico il Blackwwod's Magazine che definisce l'Endymion privo di senso e consiglia Keats di abbandonare la poesia.
Endimione era un re di Elide, presentato solitamente come un bellissimo pastore o cacciatore, la cui peculiarità era quella di poter godere di un sonno eterno, era amato da Selene ( la Luna ) la quale spariva dietro la cresta del monte Latmo, in Asia Minore, per andare a trovarlo mentre dormiva in una grotta ( Il sonno sarebbe stato provocato dalla stessa dea per potersi accostare indisturbata a lui ).
La mitologia classica ci ha tramandato varie versioni della favola e, pur nella molteplicità delle opere letterarie che recano il titolo Endimione, si legge univocamente un figura assunta quale simbolo della perfetta bellezza o dell'amore.
Keats nel suo Endymion sviluppa e arricchisce la leggenda e vi introduce, sotto forma di visioni, altre storie della mitologia classica e le leggende di Venere e di Adone, di Aretusa, di Glauco e Scilla, rendendolo forse sovraccarico di immagini e di sensazioni, ma lasciando intravvedere tra le righe il suo dono poetico e il suo generoso temperamento, per la valutazione dei quali, forse, i tempi ancora non erano maturi.
Così comincia Endymion:
Fu in questo periodo che Keats incontrò Leigh Hunt, influente editore dell' Examiner, che decise di pubblicare i suoi sonetti On First Looking into Chapman's Omer e O Solitude e che lo introdusse in una cerchia di letterati, uno di quei "salotti" in cui s'incontravano all'epoca gli intellettuali per condividere ideali ed aspirazioni, del quale faceva parte lo stesso Hunt e tra cui primeggiavano il poeta Percy Bysshe Shelley e William Wordsworth; il fatto di vivere in un clima così intensamente intriso di poesia lo porterà a pubblicare nel 1817 il suo primo volume, Poems by John Keats.
L'anno successivo uscì il suo Endymion,
un poemetto narrativo in quattro libri, che trae spunto dalla mitologia greca, ma già da subito le critiche non furono favorevoli: le due più autorevoli riviste di critica letteraria, la Quarterly Review ed il Blackwood's Magazine attaccarono i versi di Keats apostrofandoli negativamente, più caustico il Blackwwod's Magazine che definisce l'Endymion privo di senso e consiglia Keats di abbandonare la poesia.
Endimione era un re di Elide, presentato solitamente come un bellissimo pastore o cacciatore, la cui peculiarità era quella di poter godere di un sonno eterno, era amato da Selene ( la Luna ) la quale spariva dietro la cresta del monte Latmo, in Asia Minore, per andare a trovarlo mentre dormiva in una grotta ( Il sonno sarebbe stato provocato dalla stessa dea per potersi accostare indisturbata a lui ).
La mitologia classica ci ha tramandato varie versioni della favola e, pur nella molteplicità delle opere letterarie che recano il titolo Endimione, si legge univocamente un figura assunta quale simbolo della perfetta bellezza o dell'amore.
Keats nel suo Endymion sviluppa e arricchisce la leggenda e vi introduce, sotto forma di visioni, altre storie della mitologia classica e le leggende di Venere e di Adone, di Aretusa, di Glauco e Scilla, rendendolo forse sovraccarico di immagini e di sensazioni, ma lasciando intravvedere tra le righe il suo dono poetico e il suo generoso temperamento, per la valutazione dei quali, forse, i tempi ancora non erano maturi.
Così comincia Endymion:
A thing of beauty is a joy for ever:
Its lovliness increases; it will never
Pass into nothingness; but still will keep
A bower quiet for us, and a sleep
Full of sweet dreams, and health, and quiet breathing.
Therefore, on every morrow, are we wreathing
A flowery band to bind us to the earth,
Spite of despondence, of the inhuman dearth
Of noble natures, of the gloomy days,
Of all the unhealthy and o'er-darkn'd ways
Made for our searching: yes, in spite of all,
Some shape of beauty moves away the pall
From our dark spirits. Such the sun, the moon,
Trees old and young, sprouting a shady boon
For simple sheep; and such are daffodils
With the green world they live in; and clear rills
That for themselves a cooling covert make
'Gainst the hot season; the mid-forest brake,
Rich with a sprinkling of fair musk-rose blooms:
And such too is the grandeur of the dooms
We have imagined for the mighty dead;
An endless fountain of immortal drink,
Pouring unto us from the heaven's brink
---------------------------------------------------
Its lovliness increases; it will never
Pass into nothingness; but still will keep
A bower quiet for us, and a sleep
Full of sweet dreams, and health, and quiet breathing.
Therefore, on every morrow, are we wreathing
A flowery band to bind us to the earth,
Spite of despondence, of the inhuman dearth
Of noble natures, of the gloomy days,
Of all the unhealthy and o'er-darkn'd ways
Made for our searching: yes, in spite of all,
Some shape of beauty moves away the pall
From our dark spirits. Such the sun, the moon,
Trees old and young, sprouting a shady boon
For simple sheep; and such are daffodils
With the green world they live in; and clear rills
That for themselves a cooling covert make
'Gainst the hot season; the mid-forest brake,
Rich with a sprinkling of fair musk-rose blooms:
And such too is the grandeur of the dooms
We have imagined for the mighty dead;
An endless fountain of immortal drink,
Pouring unto us from the heaven's brink
---------------------------------------------------
Una cosa bella è una gioia per sempre:
Si accresce il suo fascino e mai nel nulla
Si perderà; sempre per noi sarà
Rifugio quieto e sonno pieno di sogni
Dolci, e tranquillo respiro e salvezza.
Un serto pertanto ogni giorno intrecciamo
Fiorito, per legarci alla terra,
Malgrado la pena dei giorni tristi
E dell’inumana scarsezza di nobili nature,
Malgrado i sentieri rischiosi e oscuri
Che nella ricerca dobbiamo percorrere
Si, nonostante tutto, il velo dai nostri spiriti
Tristi qualche forma di bellezza rimuove
E sono il sole e la luna su vecchi alberi
E i giovani che ricche ombre alle greggi
Umili donano; sono i narcisi e il verde
Mondo in cui vivono; i chiari ruscelli
Che un fresco tappeto s’inventano
Nella calda stagione; i cespugli macchiati
Di rose muscose in boccio nel mezzo del bosco
E tale è anche la grandezza del destino
Che per i morti imponenti immaginiamo;
Una fonte sempre viva d’acqua immortale
Versata a noi dalla riva del cielo.
Nel significato allegorico dell'opera si riassume tutto il pensiero filosofico di Keats che ha voluto qui rappresentare l'aspirazione dell'anima umana verso la Bellezza Perfetta, concetto ripreso dal poeta in altri suoi poemetti (cfr. Iperyon; Lamia), e nella maggior parte delle sue Odi: è la mitologia classica, quindi, lo specchio che riflette simbolicamente le passioni amorose del giovane Keats, spesso idealizzate, e che gliele rimanda in versi, ed è in questo specchio che le sue muse divengono divinità mitologiche, questo fino a che non conobbe Fanny, la prima e la sola che gli consentirà di realizzare in concreto il proprio ideale di Bellezza e di Amore come sublimazione dell'anima.
Bright star, would I were stedfast as thou art—
Nott in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature's patient, sleepless Eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth's human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors—
No—yet still stedfast, still unchangeable,
Pillow'd upon my fair love's ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.
------------------------------------------------
Fulgida stella, come tu sei
fermo foss'io, non in solingo
splendore alto sospeso nella notte
con rimosse le palpebre in eterno
a sorvegliare come paziente
ed insonne Romito di natura
le mobili acque in loro puro ufficio
sacerdotale di lavacro intorno
ai lidi umani della terra, oppure
guardar la molle maschera di neve
quando appena coprì monti e pianure.
No, - eppur sempre fermo, sempre senza
mutamento sul vago seno in fiore
dell'amor mio, come guanciale; sempre
sentirne il su e giù soave d'onda, sempre
desto in un dolce eccitamento
a udire sempre sempre il suo respiro
attenuato, e così viver sempre,
- o se no, venir meno nella morte.
in cui dialoga con temi mitologici e leggendari, immerso in atmosfere medievali e rinascimentali; il volume contiene anche l'inconcluso Hyperion, e tre liriche considerate tra le più belle scritte in lingua inglese, Ode on a Grecian Urn, Ode on Melancholy, e Ode to a Nightingale ).
Nelle lettere che le scrisse tra il 1818 ed il 1821, anno della sua precoce scomparsa, si legge chiara attestazione del legame che anche a distanza, come un filo sottile sospeso sopra le nuvole, li teneva uniti..
Nulla ci rimane di quelle che lei, in risposta, gli inviava.
Dal film "Bright Star" di Jane Campion (2009)
John Keats si spense a Roma, dove si era recato, malato di tubercolosi, su consiglio di medici ed amici, nella speranza di una guarigione, il 23 febbraio del 1821, all'età di soli 26 anni, tra le braccia dell'amico e pittore Joseph Severn senza mai fare ritorno dalla sua amata Fanny, senza mai realizzare il suo sogno d'amore, dapprincipio per le difficoltà economiche in cui versava, poi per l'incalzare della malattia.
Dal film "Bright Star" di Jane Campion (2009)
3 Luglio 1819 Chiediti amore mio se non sei troppo crudele ad avermi così intrappolato ed aver così distrutto la mia libertà. Mi confesserai tutto nella lettera che ti appresterai a scrivermi e farai tutto il possibile per consolarmi – rendila ricca come un mazzo di papaveri, tanti da avvelenarmi, scrivi in essa le più dolci parole e baciale, che io possa posare le mia labbra dove tu hai posato le tue – Dal canto mio non so come esprimere la mia devozione per una siffatta leggiadria, mi ci vorrebbe una parola più chiara della chiarezza, più bella della bellezza. Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo tre giorni d'estate- tre giorni con te che potrei colmare di più gioia di quanta cinquant'anni di vita insieme potrebbero mai contenere. Ma per quanto egoista io mi senta, sono sicuro che mai potrei egoisticamente agire: come ti ho detto un giorno o due prima di partire da Hampstead, non potrò mai tornare a Londra se al mio destino non si presenta un fante di fiori o almeno una carta figurata. Tuttavia ripongo in te la mia felicità , non posso aspettare di assorbire il tuo cuore così completamente, anzi se penso che tu provavi per me quello che provo io ora in questo momento, credo di non potermi astrarre dal desiderio di rivederti domani per deliziarmi di un tuo abbraccio. ( … )
18 luglio 1819 Mia dolce ragazza - La tua lettera mi ha dato più gioia di ogni cosa al mondo, e tu sola lo puoi fare, anzi sono quasi stupito che una persona assente possa avere un potere così tangibile sui miei sensi. Anche quando non sto pensando a te sento la tua influenza e sento uno spirito aleggiare furtivamente sopra di me. Tutti i miei pensieri, i miei giorni infelici e le notti .. non mi trovo affatto guarito dal mio amore per la bellezza, ma anzi, lo hai reso così intenso che mi sento misero in tua assenza: o piuttosto, respiro in quello sorta di sordida pazienza, che non può essere chiamata vita. Non sapevo cosa fosse l'amore prima di provare quello che mi hai fatto conoscere tu. Non ci avrei creduto.( … )
Ho baciata la tua Scrittura nella speranza che mi avresti concesso una traccia del tuo miele. Qual è stato il tuo sogno? Dimmelo che ora ti potrò svelarne il significato. (… )
13 ottobre 1819 ( … ) Mia dolce Fanny, muterà mai il tuo cuore? Amore mio, dimmi, cambierà?
Ora il mio amore è senza limiti... Il tuo biglietto è appena giunto qui.
Non posso essere felice lontano da te. Il mio amore è più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neppure per venia.
Ho sempre provato meraviglia al pensiero che gli uomini possano morire martiri per la loro religione. Sono sempre rabbrividito. Ora non rabbrividisco più.
Potrei io essere martire per la mia religione - la mia religione è l'amore - potrei morire per questo. Potrei morire per te.
Il mio credo è l'amore e tu sei il mio unico dogma.
Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso "di ragionare contro le ragioni del mio amore".
Non posso più farlo. Il dolore sarebbe troppo grande.
Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te. ( … )
Ora il mio amore è senza limiti... Il tuo biglietto è appena giunto qui.
Non posso essere felice lontano da te. Il mio amore è più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neppure per venia.
Ho sempre provato meraviglia al pensiero che gli uomini possano morire martiri per la loro religione. Sono sempre rabbrividito. Ora non rabbrividisco più.
Potrei io essere martire per la mia religione - la mia religione è l'amore - potrei morire per questo. Potrei morire per te.
Il mio credo è l'amore e tu sei il mio unico dogma.
Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso "di ragionare contro le ragioni del mio amore".
Non posso più farlo. Il dolore sarebbe troppo grande.
Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te. ( … )
27 luglio 1819 ( ... ) Ti immaginerò Venere questa notte mentre preghi, preghi, preghi la tua stella come fossi Pagana.
Eternamente Tuo, mia leggiadra Stella,A presto ♥
Dany
Fonti bibliografiche:
John Keats, The Complete Poems of John Keats, Kindle Edition
Elido Fazi, Bright Star. La vita autentica di John Keats, Fazi Editore
Leggiadra Stella. Lettere a Fanny Brawne, Archinto Editore
Fanny, Keats's Bright Star.
“I almost wish we were butterflies and liv'd but three summer days - three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain.”
- picture 1 and 2
So John Keats wrote in a letter dated July 3, 1819 to his beloved Fanny Brawne, when their love was growing real and alive, a love born almost unnoticed, naive, a love that grew gradually sensual, while remaining pure, an impossible love, moving, intense, almost "literary", reminiscent of the courtship of courtly love, then passed to the Dolce Stil Novo, a movement of the soul able to ennoble and refine human nature, in which chastity lives toghether with passion, to create the power of love that lights up with lyrism poems, perhaps one of the loves that have more "stained" of romance the nineteenth century, which inspired the English poet as had never happened before, giving life to the best period of his artistic production.
- picture 3
Born in London in 1795 first of four children, John Keats lost both parents in his early life: his father, who worked as a warder, died when he was eight years old, his mother, succumbed to tuberculosis, left him six years later. After the mother's death, the maternal grandmother appointed two London merchants, Richard Abbey and John Rowland Sandell, as his guardians; Abbey, a well-established importer of tea, took over the bulk of this responsibility, while Sandell played only a minor role. At the age of fifteen Keats was withdrawn from Clarke School from Abbey because he learned the profession of pharmacist-surgeon and in 1816 he got a license to practice this profession, but he worked as pharmacist deciding, rather, to engage poetry, even if it meant living a life of dissipation.
It was at this time that Keats met Leigh Hunt, an influential editor of the 'Examiner', who decided to publish his sonnets On First Looking into Chapman's Omer and O Solitude and who introduced him to a circle of writers, one of those "salons" where intellectuals met at that time to share ideals and aspirations, of which was part the same Hunt and such names including the poet Percy Bysshe Shelley and William Wordsworth; the fact of living in a climate so strongly imbued with poetry led him to publish in 1817 his first volume, Poems by John Keats.The following year he released his Endymion
- picture 4
a narrative poem in four books, which takes inspiration from Greek mythology, but shortly after critics weren't favorable: the two most influential magazines of literary criticism, the Quarterly Review and Blackwood's Magazine attacked Keats' verses, more caustic was the Blackwwod's Magazine that defines the Endymion meaningless suggests Keats to give up with poetry.
Endymion was a king of Elis, usually presented as a beautiful shepherd or hunter, whose peculiarity was to be able and enjoy an eternal sleep, he was loved by Selene (the Moon), which disappeared behind the crest of the mountain Latmos in Asia Minor , and went to see him while he slept in a cave (The sleep was caused by the her in order to pull him undisturbed).
Classical mythology delivers us various versions of the story and, despite the multiplicity of literary works titled Endymion, states unequivocally a figure taken as a symbol of perfect beauty or love. Keats in his Endymion develops and enriches the legend and introduces, in the form of visions, other stories of classical mythology and legends such as the ones of Venus and Adonis, of Arethusa, of Glaucus and Scylla, making it perhaps overload of images and feelings, but leaving a glimpse between the lines of his poetic gift and of his generous temperament, for the evaluation of which, perhaps, times weren't ripe yet.
So Endymion begins:
A thing of beauty is a joy for ever:
Its lovliness increases; it will never
Pass into nothingness; but still will keep
A bower quiet for us, and a sleep
Full of sweet dreams, and health, and quiet breathing.
Therefore, on every morrow, are we wreathing
A flowery band to bind us to the earth,
Spite of despondence, of the inhuman dearth
Of noble natures, of the gloomy days,
Of all the unhealthy and o'er-darkn'd ways
Made for our searching: yes, in spite of all,
Some shape of beauty moves away the pall
From our dark spirits. Such the sun, the moon,
Trees old and young, sprouting a shady boon
For simple sheep; and such are daffodils
With the green world they live in; and clear rills
That for themselves a cooling covert make
'Gainst the hot season; the mid-forest brake,
Rich with a sprinkling of fair musk-rose blooms:
And such too is the grandeur of the dooms
We have imagined for the mighty dead;
An endless fountain of immortal drink,
Pouring unto us from the heaven's brink.
In the allegorical meaning of the work is summed up the whole Keats's philosophical thought who wanted here represent the aspiration of the human soul to the Perfect Beauty, concept taken up by the poet in his other poems (see Iperyon; Lamia), and in most part of his Odes: the classical mythology, therefore, is the mirror that reflects symbolically the young Keats's amorous passions, often idealized, and refers them to him in verses, and that's in this mirror that his muses become mythological gods, till he knew Fanny, the first and the only one that will allow him to carry out in practice his own ideal of Beauty and Love as sublimation of the soul.
- picture 5
Bright star, would I were stedfast as thou art—
Nott in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature's patient, sleepless Eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth's human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors—
No—yet still stedfast, still unchangeable,
Pillow'd upon my fair love's ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.
Fanny isn't just a muse anymore, but she's a star, she's herself a deity, a real deity, a deity that Keats can see, touch, with whom he can talk to, she is the bright star that dazzles him and turns his verses of passion, she is the bright star that, with its radiance, illuminates his lyrical and warms the happiest years of his life, those, of course, the most prolific poetically, unfortunately the last (in July of 1820 he released his third and best volume, soon appreciated , Lamia, Isabella, The Eve of St. Agnes, and Other Poems, The three title poems,
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in which he dialogues with mythological and legendary themes, surrounded by medieval and renaissance atmospheres; the volume also contains the unfinished Hyperion and three poems which are considered among the most beautiful written in English, Ode on a Grecian Urn, Ode on Melancholy, and Ode to a Nightingale).
In the letters he wrote between 1818 and 1821, the year of his untimely death, we read clear proof of the tie that, even at a distance, like a thin wire suspended above the clouds, held them together ..
Nothing will remain of those that she, in reply, sent him.
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They met in the summer of 1818, when Keats was returning from a tour in Scotland and in South England, they became randomly neighbours, then between them grew a simple, timid friendship, then a passionate love affair, interrupted almost immediately by his illness and finally was broken by his death, the only one able to .. win it.
John Keats died in Rome, where he moved to, suffering from tuberculosis, on advice of doctors and friends, in the hope of a cure, on February 23, 1821, at the age of only 26 years, in his friend and painter Joseph Severn's arms, and never made return to his beloved Fanny, never realize his dream of love, at first for the economic difficulties besetting, then because of the getting on of his disease.
- picture 8
July 3rd, 1819 ( ...) Ask yourself my love whether you are not very cruel to have so entrammelled me, so destroyed my freedom. Will you confess this in the Letter you must write immediately, and do all you can to console me in it—make it rich as a draught of poppies to intoxicate me—write the softest words and kiss them that I may at least touch my lips where yours have been. For myself I know not how to express my devotion to so fair a form: I want a brighter word than bright, a fairer word than fair. I almost wish we were butterflies and liv'd but three summer days—three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain. But however selfish I may feel, I am sure I could never act selfishly: as I told you a day or two before I left Hampstead, I will never return to London if my Fate does not turn up Pam or at least a Court-card. Though I could centre my Happiness in you, I cannot expect to engross your heart so entirely—indeed if I thought you felt as much for me as I do for you at this moment I do not think I could restrain myself from seeing you again tomorrow for the delight of one embrace.( ...)
July 8th, 1819 My sweet Girl—Your Letter gave me more delight than any thing in the world but yourself could do; indeed I am almost astonished that any absent one should have that luxurious power over my senses which I feel. Even when I am not thinking of you I receive your influence and a tenderer nature stealing upon me. All my thoughts, my unhappiest days and nights have I find not at all cured me of my love of Beauty, but made it so intense that I am miserable that you are not with me: or rather breathe in that dull sort of patience that cannot be called Life.
I never knew before, what such a love as you have made me feel, was; I did not believe in it ( ...)
I kiss'd your Writing over in the hope you had indulg'd me by leaving a trace of honey. What was your dream? Tell it me and I will tell you the interpretation threreof. ( ...)
October 13th, 1819 ( ... ) My sweet Fanny, will your heart never change? My love, will it? I have no limit now to my love - You note came in just here - I cannot be happier away from you - 'T is richer than an Argosy of Pearles. Do not threat me even in jest. I have been astonished that Men could die Martyrs for religion - I have shudder'd at it - I shudder no more - I could be martyr'd for my Religion - Love is my religion - I could die for that - I could die for you. My Creed is Love and you are its only tenet - You have ravish'd me away by a Power I cannot resist: and yet I could resist till I saw you; and even since I have seen you I have endeavoured often "to reason against the reasons of my Love." I can do that no more - the pain would be too great - My Love is selfish - I cannot breathe without you. ( ... )
July 27th, 1819 ( ...) I will imagine you Venus tonight and pray, pray, pray to your star like a Heathen.
Your's ever, fair Star,
See you soon ♥
Dany
- picture 9
Bibliographyc sources:
John Keats, The Complete Poems of John Keats, Kindle Edition
Elido Fazi, Bright Star. La vita autentica di John Keats, Fazi Editore
Leggiadra Stella. Lettere a Fanny Brawne, Archinto Editore