venerdì 28 giugno 2013

Fanny, John Keats's Bright Star.


I almost wish we were butterflies and liv'd but three summer days - three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain.”







"Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo non più che tre giorni d'estate -. Tre giorni con te che potrei colmare di più gioia di quanta cinquant'anni di vita insieme potrebbero mai contenere"








Così scriveva John Keats in una lettera datata 3 luglio 1819 alla sua amata Fanny Brawne, quando il loro amore stava diventando sempre più vivo, concreto, un amore nato quasi in sordina, ingenuo, un amore che si fece gradatamente sensuale, pur rimanendo puro, un amore impossibile, commovente, intenso, quasi "letterario", che ricorda il corteggiamento dell'amor cortese, poi passato al Dolce Stil Novo, un moto dell'animo volto a nobilitare ed affinare la natura umana in cui castità e passione convivono  a creare la tensione amorosa che accende di lirismo i componimenti, forse uno degli amori che più hanno "tinto" di romanticismo il XIX secolo e che ispirò il poeta inglese come mai prima di allora era accaduto, dando vita al periodo della sua migliore produzione artistica.






Nato primo di quattro figli nel 1795 a Londra, John Keats perse entrambi i genitori in giovane età: il padre, che lavorava come custode, morì quando lui aveva otto anni, la madre, sopraffatta dalla tubercolosi, lo lasciò sei anni più tardi. Dopo la morte della madre, fu la nonna materna a nominare due mercanti di Londra, Richard Abbey e John Rowland Sandell, come suoi tutori; Abbey, un affermato importatore di tè, si assunse il grosso di questa responsabilità, mentre Sandell svolse solo un ruolo minore. All'età di quindici anni Keats fu ritirato dalla Clarke School da Abbey perchè apprendesse la professione di farmacista-chirurgo e nel 1816 conseguì il diploma e l'autorizzazione a praticare la professione, ma non fece mai il farmacista, decidendo, piuttosto, di dedicarsi alla poesia, anche a costo di vivere una vita dissipata.

Fu in questo periodo che Keats incontrò Leigh Hunt, influente editore dell' Examiner, che decise di pubblicare i suoi sonetti On First Looking into Chapman's Omer e O Solitude e che lo introdusse in una cerchia di letterati, uno di quei "salotti" in cui s'incontravano all'epoca gli intellettuali per condividere ideali ed aspirazioni, del quale faceva parte lo stesso Hunt e tra cui primeggiavano il poeta Percy Bysshe Shelley e William Wordsworth; il fatto di vivere in un clima così intensamente intriso di poesia lo porterà a pubblicare nel 1817 il suo primo volume, Poems by John Keats.
L'anno successivo uscì il suo Endymion,








un poemetto narrativo in quattro libri, che trae spunto dalla mitologia greca, ma già da subito le critiche non furono favorevoli: le due più autorevoli riviste di critica letteraria, la Quarterly Review ed il Blackwood's Magazine attaccarono i versi di Keats apostrofandoli negativamente, più caustico il Blackwwod's Magazine che definisce l'Endymion privo di senso e consiglia Keats di abbandonare la poesia.
 
 
Endimione era un re di Elide, presentato solitamente come un bellissimo pastore o cacciatore, la cui peculiarità era quella di poter godere di un sonno eterno, era amato da Selene ( la Luna ) la quale spariva dietro la cresta del monte Latmo, in Asia Minore, per andare a trovarlo mentre dormiva in una grotta ( Il sonno sarebbe stato provocato dalla stessa dea per potersi accostare indisturbata a lui ).
La mitologia classica ci ha tramandato varie versioni della favola e, pur nella molteplicità delle opere letterarie che recano il titolo Endimione, si legge univocamente un figura assunta quale simbolo della perfetta bellezza o dell'amore.
Keats nel suo Endymion sviluppa e arricchisce la leggenda e vi introduce, sotto forma di visioni, altre storie della mitologia classica e le leggende di Venere e di Adone, di Aretusa, di Glauco e Scilla, rendendolo forse sovraccarico di immagini e di sensazioni, ma lasciando intravvedere tra le righe il suo dono poetico e il suo generoso temperamento, per la valutazione dei quali, forse, i tempi ancora non erano maturi.
Così comincia Endymion:

A thing of beauty is a joy for ever:
Its lovliness increases; it will never
Pass into nothingness; but still will keep
A bower quiet for us, and a sleep
Full of sweet dreams, and health, and quiet breathing.
Therefore, on every morrow, are we wreathing
A flowery band to bind us to the earth,
Spite of despondence, of the inhuman dearth
Of noble natures, of the gloomy days,
Of all the unhealthy and o'er-darkn'd ways
Made for our searching: yes, in spite of all,
Some shape of beauty moves away the pall
From our dark spirits. Such the sun, the moon,
Trees old and young, sprouting a shady boon
For simple sheep; and such are daffodils
With the green world they live in; and clear rills
That for themselves a cooling covert make
'Gainst the hot season; the mid-forest brake,
Rich with a sprinkling of fair musk-rose blooms:
And such too is the grandeur of the dooms
We have imagined for the mighty dead;
An endless fountain of immortal drink,
Pouring unto us from the heaven's brink


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Una cosa bella è una gioia per sempre:
Si accresce il suo fascino e mai nel nulla
Si perderà; sempre per noi sarà
Rifugio quieto e sonno pieno di sogni
Dolci, e tranquillo respiro e salvezza.
Un serto pertanto ogni giorno intrecciamo
Fiorito, per legarci alla terra,
Malgrado la pena dei giorni tristi
E dell’inumana scarsezza di nobili nature,
Malgrado i sentieri rischiosi e oscuri
Che nella ricerca dobbiamo percorrere
Si, nonostante tutto, il velo dai nostri spiriti
Tristi qualche forma di bellezza rimuove
E sono il sole e la luna su vecchi alberi
E i giovani che ricche ombre alle greggi
Umili donano; sono i narcisi e il verde
Mondo in cui vivono; i chiari ruscelli
Che un fresco tappeto s’inventano
Nella calda stagione; i cespugli macchiati
Di rose muscose in boccio nel mezzo del bosco
E tale è anche la grandezza del destino
Che per i morti imponenti immaginiamo;
Una fonte sempre viva d’acqua immortale
Versata a noi dalla riva del cielo.

Nel significato allegorico dell'opera si riassume tutto il pensiero filosofico di Keats che ha voluto qui rappresentare l'aspirazione dell'anima umana verso la Bellezza Perfetta, concetto ripreso dal poeta in altri suoi poemetti (cfr. Iperyon; Lamia), e nella maggior parte delle sue Odi: è la mitologia classica, quindi, lo specchio che riflette simbolicamente le passioni amorose del giovane Keats, spesso idealizzate, e che gliele rimanda in versi, ed è in questo specchio che le sue muse divengono divinità mitologiche, questo fino a che non conobbe Fanny, la prima e la sola che gli consentirà di realizzare in concreto il proprio ideale di Bellezza e di Amore come sublimazione dell'anima.




       Bright star, would I were stedfast as thou art—
           Nott in lone splendour hung aloft the night
       And watching, with eternal lids apart,
           Like nature's patient, sleepless Eremite,
       The moving waters at their priestlike task
           Of pure ablution round earth's human shores,
       Or gazing on the new soft-fallen mask
           Of snow upon the mountains and the moors—
       No—yet still stedfast, still unchangeable,
            Pillow'd upon my fair love's ripening breast,
       To feel for ever its soft fall and swell,
            Awake for ever in a sweet unrest,
       Still, still to hear her tender-taken breath,
       And so live ever—or else swoon to death.


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Fulgida stella, come tu sei
fermo foss'io, non in solingo
splendore alto sospeso nella notte
con rimosse le palpebre in eterno
a sorvegliare come paziente
ed insonne Romito di natura
le mobili acque in loro puro ufficio
sacerdotale di lavacro intorno
ai lidi umani della terra, oppure
guardar la molle maschera di neve
quando appena coprì monti e pianure.
No, - eppur sempre fermo, sempre senza
mutamento sul vago seno in fiore
dell'amor mio, come guanciale; sempre
sentirne il su e giù soave d'onda, sempre
desto in un dolce eccitamento
a udire sempre sempre il suo respiro
attenuato, e così viver sempre,
- o se no, venir meno nella morte.


 
Fanny non è più solo una musa, ma è un astro, è ella stessa una divinità, in carne ed ossa, una divinità che Keats può vedere, toccare, con cui poter dialogare, è lei la fulgida stella che lo abbaglia ed accende i suoi versi di passione, è lei la fulgida stella che con la sua radiosità illuminerà la sua lirica e scalderà gli anni più felici della sua vita, quelli, ovviamente, più prolifici poeticamente, malauguratamente gli ultimi ( nel luglio del 1820 pubblicò il suo terzo e miglior volume, apprezzato già da subito, Lamia, Isabella, The Eve of St. Agnes, and Other Poems,The three title poems,







in cui dialoga con temi mitologici e leggendariimmerso in atmosfere  medievali e rinascimentaliil volume contiene anche l'inconcluso Hyperion, e tre liriche considerate tra le più belle scritte in lingua inglese, Ode on a Grecian Urn, Ode on Melancholy, e Ode to a Nightingale ).

Nelle lettere che le scrisse tra il 1818 ed il 1821, anno della sua precoce scomparsa, si legge chiara attestazione del legame che anche a distanza, come un filo sottile sospeso sopra le nuvole, li teneva uniti.. 
Nulla ci rimane di quelle che lei, in risposta, gli inviava. 





Dal film "Bright Star" di Jane Campion (2009)



Si conobbero nell'estate del 1818, quando Keats era di ritorno da un giro tra Scozia ed Inghilterra del Sud, divennero casualmente vicini, poi nacque tra di loro una semplice, timida amicizia, poi un amore travolgente, interrotto quasi subito dalla malattia di lui e spezzato definitivamente dalla morte, la sola in grado di poterlo .. vincere.
John Keats si spense a Roma, dove si era recato, malato di tubercolosi, su consiglio di medici ed amici, nella speranza di una guarigione, il 23 febbraio del 1821, all'età di soli 26 anni, tra le braccia dell'amico e pittore Joseph Severn senza mai fare ritorno dalla sua amata Fanny, senza mai realizzare il suo sogno d'amore, dapprincipio per le difficoltà economiche in cui versava, poi per l'incalzare della malattia. 






Dal film "Bright Star" di Jane Campion (2009)




3 Luglio 1819 Chiediti amore mio se non sei troppo crudele ad avermi così intrappolato ed aver così distrutto la mia libertà. Mi confesserai tutto nella lettera che ti appresterai a scrivermi e farai tutto il possibile per consolarmi – rendila ricca come un mazzo di papaveri, tanti da avvelenarmi, scrivi in essa le più dolci parole e baciale, che io possa posare le mia labbra dove tu hai posato le tue – Dal canto mio non so come esprimere la mia devozione per una siffatta leggiadria, mi ci vorrebbe una parola più chiara della chiarezza, più bella della bellezza. Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo tre giorni d'estate- tre giorni con te che potrei colmare di più gioia di quanta cinquant'anni di vita insieme potrebbero mai contenere. Ma per quanto egoista io mi senta, sono sicuro che mai potrei egoisticamente agire: come ti ho detto un giorno o due prima di partire da Hampstead, non potrò mai tornare a Londra se al mio destino non si presenta un fante di fiori o almeno una carta figurata. Tuttavia ripongo in te la mia felicità , non posso aspettare di assorbire il tuo cuore così completamente, anzi se penso che tu provavi per me quello che provo io ora in questo momento, credo di non potermi astrarre dal desiderio di rivederti domani per deliziarmi di un tuo abbraccio. ( … )




18 luglio 1819 Mia dolce ragazza - La tua lettera mi ha dato più gioia di ogni cosa al mondo, e tu sola lo puoi fare, anzi sono quasi stupito che una persona assente possa avere un potere così tangibile sui miei sensi. Anche quando non sto pensando a te sento la tua influenza e sento uno spirito aleggiare furtivamente sopra di me. Tutti i miei pensieri, i miei giorni infelici e le notti .. non mi trovo affatto guarito dal mio amore per la bellezza, ma anzi, lo hai reso così intenso che mi sento misero in tua assenza: o piuttosto, respiro in quello sorta di sordida pazienza, che non può essere chiamata vita. Non sapevo cosa fosse l'amore prima di provare quello che mi hai fatto conoscere tu. Non ci avrei creduto.( … )
Ho baciata la tua Scrittura nella speranza che mi avresti concesso una traccia del tuo miele. Qual è stato il tuo sogno? Dimmelo che ora ti potrò svelarne il significato. (… )




13 ottobre 1819 ( … ) Mia dolce Fanny, muterà mai il tuo cuore? Amore mio, dimmi, cambierà?
Ora il mio amore è senza limiti... Il tuo biglietto è appena giunto qui.
Non posso essere felice lontano da te. Il mio amore è più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neppure per venia.
Ho sempre provato meraviglia al pensiero che gli uomini possano morire martiri per la loro religione. Sono sempre rabbrividito. Ora non rabbrividisco più.
Potrei io essere martire per la mia religione - la mia religione è l'amore - potrei morire per questo. Potrei morire per te.
Il mio credo è l'amore e tu sei il mio unico dogma.
Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso "di ragionare contro le ragioni del mio amore".
Non posso più farlo. Il dolore sarebbe troppo grande.
Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te. ( … )


27 luglio 1819 ( ... ) Ti immaginerò Venere questa notte mentre preghi, preghi, preghi la tua stella come fossi Pagana.
Eternamente Tuo, mia leggiadra Stella,













A presto  ♥




Dany











Fonti bibliografiche:

John Keats, The Complete Poems of John Keats, Kindle Edition

Elido Fazi, Bright Star. La vita autentica di John KeatsFazi Editore


Leggiadra Stella. Lettere a Fanny Brawne, Archinto Editore










Fanny, Keats's Bright Star.


“I almost wish we were butterflies and liv'd but three summer days - three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain.”

- picture 1 and 2


So John Keats wrote in a letter dated July 3, 1819 to his beloved Fanny Brawne, when their love was growing real and alive, a love born almost unnoticed, naive, a love that grew gradually sensual, while remaining pure, an impossible love, moving, intense, almost "literary", reminiscent of the courtship of courtly love, then passed to the Dolce Stil Novo, a movement of the soul able to ennoble and refine human nature, in which chastity lives toghether with passion, to create the power of love that lights up with lyrism poems, perhaps one of the loves that have more "stained" of romance the nineteenth century, which inspired the English poet as had never happened before, giving life to the best period of his artistic production.


- picture 3


Born in London in 1795 first of four children, John Keats lost both parents in his early life: his father, who worked as a warder, died when he was eight years old, his mother, succumbed to tuberculosis, left him six years later. After the mother's death, the maternal grandmother appointed two London merchants, Richard Abbey and John Rowland Sandell, as his guardians; Abbey, a well-established importer of tea, took over the bulk of this responsibility, while Sandell played only a minor role. At the age of fifteen Keats was withdrawn from Clarke School from Abbey because he learned the profession of pharmacist-surgeon and in 1816 he got a license to practice this profession, but he worked as pharmacist deciding, rather, to engage poetry, even if it meant living a life of dissipation.

It was at this time that Keats met Leigh Hunt, an influential editor of the 'Examiner', who decided to publish his sonnets On First Looking into Chapman's Omer and O Solitude and who introduced him to a circle of writers, one of those "salons" where intellectuals met at that time to share ideals and aspirations, of which was part the same Hunt and such names including the poet Percy Bysshe Shelley and William Wordsworth; the fact of living in a climate so strongly imbued with poetry led him to publish in 1817 his first volume, Poems by John Keats.The following year he released his Endymion


- picture 4


a narrative poem in four books, which takes inspiration from Greek mythology, but shortly after critics weren't favorable: the two most influential magazines of literary criticism, the Quarterly Review and Blackwood's Magazine attacked Keats' verses, more caustic was the Blackwwod's Magazine that defines the Endymion meaningless suggests Keats to give up with poetry.
Endymion was a king of Elis, usually presented as a beautiful shepherd or hunter, whose peculiarity was to be able and enjoy an eternal sleep, he was loved by Selene (the Moon), which disappeared behind the crest of the mountain Latmos in Asia Minor , and went to see him while he slept in a cave (The sleep was caused by the her in order to pull him undisturbed).
Classical mythology delivers us various versions of the story and, despite the multiplicity of literary works titled Endymion, states unequivocally a figure taken as a symbol of perfect beauty or love. Keats in his Endymion develops and enriches the legend and introduces, in the form of visions, other stories of classical mythology and legends such as the ones of Venus and Adonis, of Arethusa, of Glaucus and Scylla, making it perhaps overload of images and feelings, but leaving a glimpse between the lines of his poetic gift and of his generous temperament, for the evaluation of which, perhaps, times weren't ripe yet.
So Endymion begins:

A thing of beauty is a joy for ever:
Its lovliness increases; it will never
Pass into nothingness; but still will keep
A bower quiet for us, and a sleep
Full of sweet dreams, and health, and quiet breathing.
Therefore, on every morrow, are we wreathing
A flowery band to bind us to the earth,
Spite of despondence, of the inhuman dearth
Of noble natures, of the gloomy days,
Of all the unhealthy and o'er-darkn'd ways
Made for our searching: yes, in spite of all,
Some shape of beauty moves away the pall
From our dark spirits. Such the sun, the moon,

Trees old and young, sprouting a shady boon
For simple sheep; and such are daffodils
With the green world they live in; and clear rills
That for themselves a cooling covert make
'Gainst the hot season; the mid-forest brake,
Rich with a sprinkling of fair musk-rose blooms:
And such too is the grandeur of the dooms
We have imagined for the mighty dead;
An endless fountain of immortal drink,

Pouring unto us from the heaven's brink.



In the allegorical meaning of the work is summed up the whole Keats's philosophical thought who wanted here represent the aspiration of the human soul to the Perfect Beauty, concept taken up by the poet in his other poems (see Iperyon; Lamia), and in most part of his Odes: the classical mythology, therefore, is the mirror that reflects symbolically the young Keats's amorous passions, often idealized, and refers them to him in verses, and that's in this mirror that his muses become mythological gods, till he knew Fanny, the first and the only one that will allow him to carry out in practice his own ideal of Beauty and Love as sublimation of the soul.


- picture 5

Bright star, would I were stedfast as thou art—
Nott in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature's patient, sleepless Eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth's human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors—
No—yet still stedfast, still unchangeable,
Pillow'd upon my fair love's ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.



Fanny isn't just a muse anymore, but she's a star, she's herself a deity, a real deity, a deity that Keats can see, touch, with whom he can talk to, she is the bright star that dazzles him and turns his verses of passion, she is the bright star that, with its radiance, illuminates his lyrical and warms the happiest years of his life, those, of course, the most prolific poetically, unfortunately the last (in July of 1820 he released his third and best volume, soon appreciated , Lamia, Isabella, The Eve of St. Agnes, and Other Poems, The three title poems,
  

 
- picture 6



in which he dialogues with mythological and legendary themes, surrounded by medieval and renaissance atmospheres; the volume also contains the unfinished Hyperion and three poems which are considered among the most beautiful written in English, Ode on a Grecian Urn, Ode on Melancholy, and Ode to a Nightingale).
 
In the letters he wrote between 1818 and 1821, the year of his untimely death, we read clear proof of the tie that, even at a distance, like a thin wire suspended above the clouds, held them together ..
Nothing will remain of those that she, in reply, sent him.


- picture 7


They met in the summer of 1818, when Keats was returning from a tour in Scotland and in South England, they became randomly neighbours, then between them grew a simple, timid friendship, then a passionate love affair, interrupted almost immediately by his illness and finally was broken by his death, the only one able to .. win it.
John Keats died in Rome, where he moved to, suffering from tuberculosis, on advice of doctors and friends, in the hope of a cure, on February 23, 1821, at the age of only 26 years, in his friend and painter Joseph Severn's arms, and never made return to his beloved Fanny, never realize his dream of love, at first for the economic difficulties besetting, then because of the getting on of his disease.


- picture 8


July 3rd, 1819 ( ...) Ask yourself my love whether you are not very cruel to have so entrammelled me, so destroyed my freedom. Will you confess this in the Letter you must write immediately, and do all you can to console me in it—make it rich as a draught of poppies to intoxicate me—write the softest words and kiss them that I may at least touch my lips where yours have been. For myself I know not how to express my devotion to so fair a form: I want a brighter word than bright, a fairer word than fair. I almost wish we were butterflies and liv'd but three summer days—three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain. But however selfish I may feel, I am sure I could never act selfishly: as I told you a day or two before I left Hampstead, I will never return to London if my Fate does not turn up Pam or at least a Court-card. Though I could centre my Happiness in you, I cannot expect to engross your heart so entirely—indeed if I thought you felt as much for me as I do for you at this moment I do not think I could restrain myself from seeing you again tomorrow for the delight of one embrace.( ...)


July 8th, 1819 My sweet Girl—Your Letter gave me more delight than any thing in the world but yourself could do; indeed I am almost astonished that any absent one should have that luxurious power over my senses which I feel. Even when I am not thinking of you I receive your influence and a tenderer nature stealing upon me. All my thoughts, my unhappiest days and nights have I find not at all cured me of my love of Beauty, but made it so intense that I am miserable that you are not with me: or rather breathe in that dull sort of patience that cannot be called Life.
I never knew before, what such a love as you have made me feel, was; I did not believe in it ( ...)
I kiss'd your Writing over in the hope you had indulg'd me by leaving a trace of honey. What was your dream? Tell it me and I will tell you the interpretation threreof. ( ...)  


October 13th, 1819 ( ... ) My sweet Fanny, will your heart never change? My love, will it? I have no limit now to my love - You note came in just here - I cannot be happier away from you - 'T is richer than an Argosy of Pearles. Do not threat me even in jest. I have been astonished that Men could die Martyrs for religion - I have shudder'd at it - I shudder no more - I could be martyr'd for my Religion - Love is my religion - I could die for that - I could die for you. My Creed is Love and you are its only tenet - You have ravish'd me away by a Power I cannot resist: and yet I could resist till I saw you; and even since I have seen you I have endeavoured often "to reason against the reasons of my Love." I can do that no more - the pain would be too great - My Love is selfish - I cannot breathe without you. ( ... )


July 27th, 1819 
( ...) I will imagine you Venus tonight and pray, pray, pray to your star like a Heathen.
Your's ever, fair Star,








See you soon ♥
 



Dany


- picture 9



Bibliographyc sources:

John Keats, The Complete Poems of John Keats, Kindle Edition

Elido Fazi, Bright Star. La vita autentica di John KeatsFazi Editore


Leggiadra Stella. Lettere a Fanny Brawne, Archinto Editore

domenica 23 giugno 2013

Antiche prelibatezze: la Confetteria d'arte Romanengo.


E' sempre motivo di emozione trovarmi tra le vie della mia Genova, la Genova Vecchia, di primo mattino, soprattutto in questa stagione, a cavallo tra la primavera e l'estate: il garrire delle rondini che, pascendosi del primo sole, s'inseguono tra vecchi tetti e romantici abbaini, il fresco che sale dai "Caruggi", i muri degli antichi palazzi che emanano odore di storia, e sembra quasi che di storia continuino a respirare...



  




Genova è mutata poco nel corso dei secoli, soprattutto nel centro storico, e ci sono alcuni negozi che, come le vie ed i palazzi, si sono conservati inalterati .. quello che da sempre costituisce una vera attrazione per me è quello di Romanengo, l'antica confetteria e pasticceria avviata nel lontano 1780 da Antonio Maria Romanengo, prima in Via della Maddalena, poi dal figlio Stefano, che conseguì un diploma di confetteria all'Università di Genova, in Piazza di Soziglia, cuore del centro storico, fino al XVII secolo luogo del mercato, promossa a centro mondano a partire dal ‘700 con i cafè e le confetterie più frequentate da intellettuali e turisti, ricche di tutto il meglio di cui ci si poteva allora rifornire in Asia e nelle Americhe; Romanengo crebbe velocemente in notorietà e prestigio anche perchè apprezzata da personaggi che hanno fatto la nostra storia, da Giuseppe Verdi che ne cita i prelibati frutti canditi in alcune lettere conservate al museo del Teatro della Scala a Milano, al re Vittorio Emanuele II ed ancora l'Imperatrice D'Austria, Sissi, che, durante il suo breve soggiorno a Genova, si lasciò tentare e conquistare dalle delizie di questa elegante confetteria.






Entrate con me, sono certa che vi porterò indietro nel tempo … !






Impugniamo la maniglia, apriamo la porta ed eccoci, ... uno sguardo al soffitto affrescato con putti, foglie e rose, fedele al classicismo rivisitato romanticamente alla fine del settecento ..







.. poi gli occhi, scendendo, si posano su di in un rosone al centro della parete in fronte a quella d'ingresso in cui ci accoglie un'immagine della Vergine Maria che sembra volerci richiamare ad un intimo silenzio, ad un momento da vivere in estatico raccoglimento ..










e subito dopo, ci rapisce il luccichio delle vetrine provenienti dalla famosa vetreria di Altare che riflettono l'imponente lampadario al centro della stanza e le quattro luci agli angoli del soffitto:



 

il sapore tardo settecentesco lo si ritrova perfettamente integro e chiudersi alle spalle il chiasso della via animata dal mattino, significa fare un salto nel passato, un passato fatto di profumi, sapori ed antiche tradizioni genovesi ..
.. e subito lo sguardo si accende di un'emozione quasi infantile ..





Prestigiosi soprammobili e porcellane artistiche ci aiutano a rivivere in un'epoca passata .., 






e lo sguardo vaga e non sa dove posarsi ..
Qui tutto è prezioso, perchè antico ed irriproducibile, perchè artigianale e quindi unico, perchè di una squisitezza indescrivibile ...

Le pareti, rivestite di specchi antichi incorniciati con legno di quercia finemente intarsiato, veri gioielli d'incantevole eleganza, hanno riflesso le immagini di migliaia di persone, nel corso di più di duecento anni di storia, persone di ogni rango e di ogni provenienza .. a ben guardarli ci appaiono "sfumati" dal tempo, quasi "annebbiati" , cosa che non fa che accrescere il fascino di questo momento ..


sembra quasi di scorgervi l'immagine di qualche signora della Genova bene, in abito da passeggio in taffetà di seta, attirata da quanto mostravano le vetrine all'inizio del XIX secolo, entrata per acquistare qui le rinomate dolcezze con cui presentarsi agli amici, o lo sguardo di bimbi meravigliati, che, con il nasino appiccicato alle vetrine, non sanno cosa guardare ed, imbarazzati, non saprebbero cosa scegliere, o piuttosto un gentleman in cerca di un dono per deliziare il palato dell'amata da conquistare ..
Le mensole che li decorano ed impreziosiscono e circondano il banco mostrano un tripudio di confetti, fondants, finocchietti, praline, per offrire esperienze da sogno ….









Non si resiste alla tentazione di tuffarsi tra le violette candite, che profumano di bosco a primavera e di Milady vittoriana,
o di "passeggiare" tra le numerose preparazioni a base di petali di rosa: le loro virtù medicinali ci sono state rese note dal mondo arabo con cui Genova ha in passato spesso condiviso la storia, le vecchie Gallica, Muscosa e Rugosa coltivate nei giardini di Liguria sono tra le protagoniste dei manufatti degli artisti che  questa storica confetteria vanta, dalla conserva di petali di rose, lo “ZUCCHERO ROSATO”, allo sciroppo alla rosa, dissetante e tonificante, che è racchiuso nei “BON BON ALLA ROSA”, ai cioccolatini alla rosa, fondants fatti a mano guarniti con un petalo candito  che combinano due tra le caratteristiche peculiari della produzione artigianale ed artistica di Romanengo, che gode di prestigio anche per il suo cioccolato









e da secoli confeziona tanti, tantissimi cioccolatini, quelli ghiacciati all' “uso antico” alla scorza d’arancio, alla nocciola, al torroncino, alla frutta candita (mandarino, ananas, kiwi, melone), alla viola, al marron glacé, cremini, uova pasquali, tartufi, ciliegie al liquore.

Dimenticavo i confetti al rosolio, chiamati “GOCCE DI ROSOLIO” fatti di un sottile velo di zucchero che raccoglie una goccia del delicatissimo liquore, presi ad uno ad uno, sono dei piccoli capolavori ed ancora, di antica, antichissima tradizione, la lavorazione della frutta, "ghiacciata" o "cristallizzata", espressione del passato medioevale genovese, e poi i dolci delle festività, dal panettone, ai torroni, ai dolcetti quaresimali, il marzapane in cui è avvolta la torta "Zena", fatta di pan di spagna e delicato zabaione, canestrelli ..






Qui tutto è prezioso, perchè antico ed irriproducibile, perchè artigianale e quindi unico, perchè di una squisitezza indescrivibile, e tutto sembra fatto per sognare, perchè fa sognare ciò che proviene dal passato, in quanto evoca epoche che non abbiamo vissuto e che possiamo solamente immaginare, fa sognare ciò che è reso nobile dal lavoro dell'uomo che, con la propria arte, riesce ad impreziosire le materie prime che la Natura ci offre, fanno sognare i sapori così finemente squisiti, così sorprendentemente soavi per il palato ..

Un ultimo sguardo alle vetrine, ma siamo già tornati nella via, nell'andirivieni della gente, nella "nostra" realtà .. !






Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno reso possibile e motivato questa mia pubblicazione, con il loro affetto, con la cortesia e la disponibilità, con la loro arte plurisecolare.





A presto

Dany








Ancient delicacy: the Confectionery of art Romanengo.


It 'always a source of excitement to me to be in the streets of my Genoa, the Old Genoa, early in the morning, especially in this season, between spring and summer: the chirping of the swallows that enjoing the first sunshine, chasing each other among old roofs and romantic gables, the fresh coming up from the "Caruggi", the walls of the ancient buildings giving off the smell of history, and it seems that of history they are going on to breathe ...

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Genoa has changed a little over the centuries, especially in the historic center, and there are a few shops, that, such as streets and buildings, have been preserved intact .. one that has always been a real attraction for me is Romanengo, the ancient confectionery and pastry started way back in 1780 by Antonio Maria Romanengo in Via della Maddalena, first, then by his son Stefano, who got a diploma in confectionery at the University of Genoa, in Piazza di Soziglia, the heart of the historical center, until the seventeenth century market place, promoted to fashionable center from 700 with cafes and confectioneries frequented by intellectuals and tourists, rich in all the best of which they could supply in Asia and in the Americas; Romanengo grew fastly in notoriety and prestige also because appreciated by people who have made our history, by Giuseppe Verdi, who cites the delicious candied fruits in a few letters preserved in the museum of La Scala in Milano, king Vittorio Emanuele II, and even the Empress of Austria, Sissi, who, during her brief stay in Genoa, let her groped and conquer from the delights of this elegant confectionery.

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Come with me, I'm sure I'll take you back in time ...!

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Let's take the handle, let's open the door and here we are, ... a look at the frescoed ceiling with cherubs, leaves and roses, faithful to classicism revisited romantically at the end of the eighteenth century ..

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.. then the eyes, go down, on a rosette in the center of the wall in front of the entrance where we meet an image of the Virgin Mary, who seems to want to drive us to an intimate silence, to a time to live in ecstatic recollection ..

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and soon after, we are enraptured by the glint of the shop windows from the famous glassware of Altare that reflect the imposing chandelier in the center of the room and the four lights on the corners of the ceiling, delights us:

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we find the late eighteenth century flavour perfectly intact here and close behind us the noise of the busy street in the morning, is to take a leap into the past, a past made of aromas, flavors and ancient Genoese traditions..
And soon our gaze lights on with an almost childlike emotion ..

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Prestigious ornaments and artistic porcelain help us to relive a bygone era ..,

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and our gaze wanders and doesn't know where to rest ..
Here everything is precoius and priceless, because ancient and irreproducible, because crafted and therefore unique, because of an indescribable delicacy …
Walls are covered with antique mirrors framed with oak finely inlaid, gems of enchanting elegance, that has been reflected thousands of people's images over the course of more than two hundred years of history, people of all ranks and all provenance... Gazing at them, they appear "soft" for the time, almost "foggy", which only adds charm to this moment ..
picture 9 - it almost seems of perceived the image of some lady from the well-to-do Genoa, in her silk taffeta walking-dress, attracted by what the windows were showing at the beginning of the nineteenth century, came here to buy the renowned sweetness, with which to be with her friends, or astonished children's gaze, who, with their nose stuck to the windows, don't know what to look at and, embarrassed, wouldn't know what to choose, or rather a gentleman looking for a gift to delight the palate of the beloved to conquer ..
The shelves decorating and embellishing them and surrounding the bench show a riot of confetti, fondants, finocchietti, pralines, to offer dream experiences to ....

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You don't resist the temptation to dive among the candied violets scenting of woods in spring and of Victorian Milady and to overcome among the numerous preparations of rose petals: their medicinal virtues we have been made known by the Arab world with which Genoa has often shared the story, the old Gallica, Moss and Rugosa cultivated in the gardens of Liguria are among the real protagonists of the artifacts of the artists that this confectionery can boast of: tinned rose petals, the "ZUCCHERO ROSATO", the rose syrup, refreshing and invigorating, which we found enclosed in "BON BON ALLA ROSA", chocolates with rose, handmade fondants garnished with a candied petal that combine two of the peculiar characteristics of Romanengo's production craft and art, who enjoys prestige for his chocolate too - picture 11

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and for centuries packs many, many chocolates, those ghiacciati '"ancient use" with orange peel, hazelnut, nougat, candied fruit (mandarin, pineapple, kiwi, melon), violet, marron glacé, cremini, Easter eggs, truffles, cherries in liqueur.
I was forgotten the confetti of the rosolio called "GOCCE DI ROSOLIO" made ​​of a thin
layer of sugar that collects a drop of this delicate liqueur, that, taken one by one, are small masterpieces and of ancient, ancient tradition, the processing of fruit, "ghiacciata" or "cristallizzata”, expression of the medieval past of Genoa, and then the holiday sweets, panettoni, torroni, the Lenten sweets, marzipan in which is wrapped in the cake "Zena" made of pan di spagna and delicate zabaione, canestrelli...

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Here everything is precoius and pricelss, because ancient and irreproducible, because crafted and therefore unique, because of an indescribable delicacy, and everything seems made to make us dream because it makes us dream what comes from the past, evoking eras that we have not lived in and we can only imagine, it makes us dream what is ennobled by the work of the man who, with his art, is able to enrich the raw materials that Nature offers us, it make us dream so finely exquisite flavors, that are so surprisingly soft for our palate
A last look at the windows, but we are already back in the street, in the people's coming, in “our" reality .. !


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I sincerely thank all those who motivated and made possible my publication, with their affection, with their courtesy and helpfulness, with their centuries-old art.




See you soon ♥

Dany



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lunedì 17 giugno 2013

Il mondo fatato di Cicely Mary Barker.

                                 

                            "HOW PRETTY COMMON THINGS CAN BE !" (CMB)




Era il 1910 quando la giovane Cicely Mary Barker, di appena quindici anni, cominciò a pubblicare le prima cartoline illustrate, piccoli capolavori ispirati da una forte sensibilità verso la natura, dal bisogno di esprimerla nel linguaggio dell'infanzia pur con la maggior dovizia di particolari ed accuratezza circa i dettagli della botanica, leggendola come una realtà viva, vera, del tutto analoga alla nostra, ma così eterea, un mondo ideale, che ci appare sempre più incontaminato, in cui ognuno di noi avrebbe voluto trovarsi a vivere: da allora, questa delicata e graziosa illustratrice, diede vita ad una serie quasi incalcolabile di acquerelli, dipinti ad olio, a pastello, a penna ed inchiostro, a pubblicazioni per l'infanzia e ad alcune a sfondo più propriamente reliogioso che da più di un secolo, con la loro inesprimibile dolcezza, continuano a conquistare fanciulli ed adulti.





Nata nel 1895 a Croydon nel Surrey, una contea immersa nel verde a sud est dell'Inghilterra, da Walter Barker e da Mary Eleonor, in una famiglia piuttosto agiata dell'alta borghesia vittoriana, la piccola Cicely fu costretta da una forma di epilessia che la accompagnerà per tutta la vita a ricevere un'educazione ed un'istruzione direttamente in casa, affinando la propria attitudine per le arti figurative per mezzo di un corso per corrispondenza, prima e poi un corso serale presso la Scuola d'Arte di Croydon.
Nel 1911 gli editori
Raphael Thuck & Sons acquistarono per mezza corona quattro dei suoi primi piccoli disegni e li pubblicarono come cartoline; nello stesso anno, a novembre, la piccola venne insignita del secondo premio al concorso di poster della Croydon Art Society e poco dopo venne eletta membro più giovane della suddetta Società.
In quei giorni, nel Croydon Adviser, il critico d'arte della redazione scriveva a proposito di Cicely." Her drawings show a remarkable freedom of spirit. She has distinct promise. / I suoi disegni dimostrano una notevole libertà di spirito. Promette molto bene."
Ma la consacrazione presso il grande pubblico la ottenne nel 1923 quando l'editore Blackie diede alle stampe "Flower Fairies of the Spring", il primo dei trenta libri illustrati con fiori e fate dei fiori, composto di 24 acquerelli corredati di versi, dedicato affettuosamente alla madre : 

To mother,
This tiny cup of first fruit wine,
I call it mine,
But it is yours.
And why - because
You are the vine,
And I am yours,
And this is mine.
Thus, tendril-like, the words entwine,
The vine, the wine,
The 'mine', the 'yours',
Yet in one world they do combine,
- I and my vintage,
All are THINE.

With love from Cis,
September 1923


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Per mia madre,
Questa piccola tazza di primo vino di frutta,
Io lo chiamo il mio,
Ma è il vostro.
E perché - perché
Voi siete la vite,
E io sono vostra,
E questo è il mio.
Così, come un viticcio, le parole si intrecciano,
La vite, il vino,
Il 'mio', il 'vostro',
Perciò, in un'unico mondo si uniscono,
- Io e la mia vendemmia,
Siamo tutti vostri.


Da Cis con affetto
Settembre 1923



  The Scilla Fairy




Probabilmente il clima che si respirava dopo la grande guerra era ideale per accogliere una visione così ingenua ed idillica della realtà e grande popolarità aveva già riscosso il Peter Pan di J.M.Barrie, pubblicato agli inizi del novecento .. il mondo vittoriano aveva bisogno di sognare e le "fairies" di Cicely riscossero già da subito notevole entusiasmo.





                      The Black Medic Fairies                           
          
                                                          



                                                          The Canterbury Bell Fairy





 The Sweet - Pea Fairies




L'atmosfera che circonda i suoi disegni, come ella stessa ebbe ad osservare, scaturì dall'influenza del fascino che ella colse nelle illustrazioni di Kate Greenaway (1846 - 1901) e nella pittura preraffaelita, soprattutto nelle prime opere di John Everett Millais (1829 - 1896), pittore ed illustratore  dell'Inghilterra vittoriana e di Edward  Burn - Johnes (1833 - 1898)  che di tale movimento artistico fu il principale esponente, anche se il suo stile divenne e si mantenne sostanzialmente unico ed indipendente da qualsiasi scuola precedente: la scelta delle tinte tenui, i tono delicatamente sfumati oltre che la naturalezza e la soavità dei soggetti esprimono una romantica dolcezza che non ha precedenti.





The Forget - me - not Fairy


Il realismo che ritroviamo nei suoi dipinti lo si deve all'osservazione diretta che ebbe modo di poter svolgere nel proprio giardino, ma soprattutto presso i Kew Gardens di Londra, grazie anche alla collaborazione degli allora dipendenti;






quanto ai volti delle sue graziosissime fairies, così espressivi e ridenti, beh, si tratta di veri e propri ritratti .. Cicely si lasciava ispirare da quelli dei bambini che, numerosi, giravano per casa,




o perchè figli di parenti, o della servitù, o perchè facenti parte dell'asilo nido che la sorella Dorothy gestiva in una delle stanze della loro casa;



 
                          La Primrose Fairy, per la quale posò nel 1923 l'allora giovane governante Gladys Tidy



 nel 1924 i Barkers si trasferirono nei Waldrons, presso Londra, in una signorile casa vittoriana disposta su quattro livelli e l'asilo era in una stanza sul retro adiacente lo studio di Cicely ed entrambe, situate al piano terra, si affacciavano sull'ampio giardino .. immaginate che atmosfera gioiosa !!
Ed è propio una serenità interiore, un grande amore per la natura, per la vita e per l'infanzia che traspare da ogni immagine che reca la sua firma; ella progettava e realizzava da sè i costumi delle sue amate "fairies" rifacendosi ai dettagli dei fiori e delle foglie, seguendo uno stile così naturalistico, semplice, quasi nostalgico,




                                                                                 The Poppy Fairy



 
ma attento anche ai minimi dettagli, giungendo persino a creare ingegnosamente le ali con ramoscelli e garze per conservarli, poi, in un baule nel suo studio con l'intento di riciclarne alcune parti, qualora fosse stato necessario, per nuovi ritratti.

Nella presentazione al libello "Flower Fairies of the Wayside" (1948) si legge:
I have drawn all the plants and flowers carefully, from real ones, and everything I have said about them is as true as I could make it. But I have never seen a fairy; the fairies and everything about them is just "pretend"  (Ho disegnato tutte le piante e fiori con cura, da quelli reali, e tutto ciò che ho detto su di loro è vero, come ho potuto farlo, ma non ho mai visto una fata,. Le fate e tutto ciò che le riguarda è solamente " finzione") ..

Onestamente stento a crederlo, forse aveva solo la facoltà di vedere meglio di noi, ma per modestia, non voleva ammetterlo ...






A presto

Dany




Se avete voglia di sognare non lasciatevi sfuggire l'occasione di acquistare questa edizione speciale che in quasi duecento pagine raccoglie i versi ed i più preziosi acquerelli della nostra graziosa illustratrice vittoriana, testo molto poetico, piena espressione della profonda sensibilità artistica che Cicely Mary Barker ha voluto lasciarci in eredità.

Cicely Mary Barker,  THE COMPLETE BOOK OF FLOWER FAIRIES (Special Edition), Warne, 2010





Fonti bibliografiche:

Cicely Mary Barker, Flower Fairies of the Wayside, Penguin Books LTD, Harmondsworth, Middlesex, England

Cicely Mary Barker, A Flower Fairy Alphabet, Penguin Books LTD, Harmondsworth, Middlesex, England

Cicely Mary Barker, THE COMPLETE BOOK OF FLOWER FAIRIES, Warne LTD










Cicely Mary Barker's fairy world.

How pretty common things can be ! (CMB)



- picture 1



It was 1910 when the young Cicely Mary Barker, of just fifteen years old, began to publish the first picture postcards, small masterpieces of art inspired by a strong sensitivity to nature, by the need to express it in the language of childhood even with the most wealth of detail and accuracy about the world of botany and its laws, reading it as a living reality, a real world, quite similar to ours, but so ethereal, an ideal world, which seems more and more pure, in which each of us would have liked to live: since then, this delicate and graceful illustrator, gave birth to a nearly incalculable series of watercolors, oil paintings, crayon, pen and ink publications for children and some more properly reliogious text that, for more than a century, with their inexpressible sweetness, continue to conquer children and adults.



- Portraiton the left - 



Born in 1895 in Croydon, Surrey, a county in the green south east of England, by Walter Barker and Mary Eleanor, in a rather wealthy upper-class Victorian family, the small Cicely was forced with a form of epilepsy that to will have accompany her throughout her life to get education and instruction directly at home, honing her aptitude for arts through a correspondence course, first, and then at an evening course at the Art School of Croydon. In 1911 the editors Thuck Raphael & Sons bought for half a crown four of her first small drawings and published them as postcards and in the same year, in November, the little girl was awarded with the second prize in the poster competition of the Croydon Art Society and soon after was elected the youngest member of the above-mentioned Society. In those days, in the Croydon Adviser , the art critic wrote about the preparation of Cicely. "Her drawings show a remarkable freedom of spirit. Distinct She has promised." But the consecration to the general public got in 1923 when the editor Blackie published "Flower Fairies of the Spring", the first of thirty books illustrated with flowers and fairies flowers, composed of 24 watercolors accompanied by verses, affectionately dedicated to her mother:


To mother,
This tiny cup of first fruit wine,
I call it mine,
But it is yours.
And why - because
You are the vine,

And I am yours,
And this is mine.
Thus, tendril-like, the words entwine,
The vine, the wine,
The 'mine', the 'yours',
Yet in one world they do combine,
- I and my vintage,
All are THINE.
 
With love from Cis,
September 1923




- picture 2
 



Probably the atmosphere after the Great War was ideal to accommodate a so naive and idyllic vision of reality and the Peter Pan by JM Barrie, published at the beginning of the twentieth century, had already earned a great popularity,.. Victorian world needed to dream and Cicely's fairies won soon a great enthusiasm.



- picture 3
 


- picture 4
 


- picture 5



The atmosphere that surrounds her designs, as she had to observe, arose from the influence of the charm that she took in Kate Greenaway's illustrations (1846 - 1901) and in the pre-Raphaelite painting, especially in the early works of John Everett Millais (1829 - 1896), painter and illustrator of Victorian England and Edward Burn - Johnes (1833-1898) the main exponent of this artistic movement, although her style became and remained essentially unique and independent from any previous school: the choice of soft colors, the delicately nuanced tone as well as the naturalness and the gentleness of the subjects expressed a romantic sweetness that is unprecedented.



- picture 6
 



The realism that we find in her paintings it is due to the direct observation that she had the opportunity of being able to play in her own garden, but particularly at Kew Gardens in London, thanks to the collaboration of the employees of those years;



- picture 7
 



The faces of her lovely fairies, so expressive and laughing, well, they're real portraits .. Cicely let herself be inspired by those of children, who, many, walked around her home,



- picture 8



or because relatives' children, or servants' children, or because making part of the nursery that her sister Dorothy ran in one of the rooms of their home;



- picture 9
 



in 1924 the Barkers moved to The Waldrons, near London, in a stately Victorian home on four levels and the nursey was in a back room adjacent to the study of Cicely, and both were located on the ground floor, looked out over the large garden .. just imagine what a joyful atmosphere ! And it's a very deep inner peace, a great love for nature, for life and for children that shows in every image bearsing her signature; she planned and realized every customs of his beloved "fairies" by herself referring to the details of flowers and leaves, following a such natural, simple, almost nostalgic style,
 



- picture 10
 



but also attentive to details, going to create very ingeniously wings with twigs and gauze and preserving them, in a trunk in her study with the intent to recycle some parts, if it were necessary, for new portraits. In the introduction to the pamphlet "Flower Fairies of the Wayside" (1948) we may read:"I have drawn all the plants and flowers carefully, from real ones, and everything I have said about them is as true as I could make it. But I have never seen a fairy, the fairies and everything about them is just "pretend".. "

Honestly I can hardly believe it, maybe she was able to to see much better than we do, and, for modesty, she wouldn't admit it ...



- picture 11
 



See you soon  


Dany





- picture 12 - If you want to dream don't miss the opportunity to purchase this special edition that in almost two hundred pages contains the verses and the most precious watercolors of our lovely Victorian illustrator, a very poetic book, full expression of the deep artistic sensibility that Cicely Mary Barker wanted to leave us as legacy.

THE COMPLETE BOOK OF FLOWER FAIRIES (Special Edition), Warne, 2010





Bibliographyc sources:

Cicely Mary Barker, Flower Fairies of the Wayside, Penguin Books LTD, Harmondsworth, Middlesex, England

Cicely Mary Barker, A Flower Fairy Alphabet, Penguin Books LTD, Harmondsworth, Middlesex, England

Cicely Mary Barker, THE COMPLETE BOOK OF FLOWER FAIRIES, Warne LTD






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