sabato 30 gennaio 2016

'Dear Mother, please forgive me, I could not resist love': Marie Vetsera's farewell and love letters hidden in Austrian bank vault for 90 years.


Liebe Mutter, verzeih mir was ich gethan.- 
Ich könnte der Liebe nicht wiederstehen.




CARA MADRE PERDONAMI PER CIO' CHE HO FATTO -
NON HO POTUTO RESISTERE ALL'AMORE



Furono le prime luci dell'alba del del 30 gennaio 1889, come sicuramente ben sapete, a svelare tragicamente i corpi senza vita di Rudolph d'Asburgo e della sua giovanissima amante, la Baronessa Marie "Mary" Vetsera presso la stanza del casino di caccia di proprietà del Principe Ereditario situato presso Mayerling, poco distante da Vienna; 




non voglio fare qui approfondimenti storici sull'evento, che già credo di aver chiarito, per quanto mi è stato possibile, lo scorso anno ( 30 gennaio 1889: Mayerling, il tragico destino degli Asburgo. ), ma voglio piuttosto rendervi edotti circa un episodio occorso la scorsa estate, nella caldo della capitale Austriaca, durante il mese di agosto: si tratta di una clamorosa scoperta circa la storia d'amore forse più celebre al mondo, sicuramente quella  che più di ogni altra ha ispirato films, romanzi, balletti ed opere teatrali. 
Era il 1926 quando presso il caveau di una banca di Vienna  'Una persona sconosciuta depositò una cartella in pelle rilegata contenente numerosi documenti personali, lettere e fotografie della famiglia Vetsera, comprese le lettere d'addio di Marie Vetsera.' questo è quanto afferma la Biblioteca Nazionale Austriaca (ÖNB) che le ha prese in consegna; le sue lettere, indirizzate alla madre, la baronessa Helene, al fratello Feri e alla sorella Hanna, sono state scoperte 126 anni dopo la sua morte da alcuni impiegati della banca, incaricati dall'archivista Sylvia Linc di sgombrare questo vano che li ha segretamente custoditi per ben 90 anni.

E' senza dubbio questo un ritrovamento sensazionale, per gli storici e per gli uomini di scienza, se si pensa che fino ad ora si sapeva che l'unico documento superstite relativo al tragico evento di Mayerling era la lettera che il Principe Ereditario Rudolph scrisse alla moglie Stephanie del Belgio e che quelle scritte da Marie erano state distrutte dopo la scomparsa della madre.



Cara madre -
Perdonarmi per quello che ho fatto. -
non ho potuto resistere all'amore. si legge sui fogli vergati dalla giovane baronessa - D'accordo con lui, voglio essere sepolta a lui accanto nel cimitero di Alland. - *
Sono più felice nella morte piuttosto che in vita.

Purtroppo le ultime volontà di Marie non vennero rispettate, poiché ella riposa presso il cimitero di Heiligenkreuz, 




mentre le spoglie del Principe Rudolph sono state deposte dove riposano tutti gli Asburgo presso la Cripta dei Cappuccini ( Kapuzinergruft ) a Vienna ( oggi si trovano accanto a quelle del padre ).

Tornando ai documenti storici che costituiscono il nostro argomento di interesse primario, essi, conservati all'interno di una busta chiusa sigillata recante le insegne della corona del principe, saranno esposti al pubblico presso la Biblioteca Nazionale Austriaca durante tutto questo anno come parte delle celebrazioni relative al centenario della morte dell'Imperatore Francesco Giuseppe (1916 - 2016).

Voglio, infine, per concludere, porgere un dono a chi ama questa parte della storia del secolo XIX° e questi personaggi ... si tratta di una fotografia, l'ultima, scattata da un anonimo, al Principe Ereditario mentre stava compiendo una passeggiata sul suo cocchio nel parco del Prater, proprio due giorni prima della sua morte ... 



Die Letzen Fahrt - L'ultima passeggiata



Anche se di solito guidava il cocchio da solo, Rudolph era sempre accompagnato da un cocchiere di corte; qui sono seduti fianco a fianco entrambi con le gambe protette da una coperta ed il principe ereditario cerca distrazione compiendo un giro nel Prater; sua cognata, Louise v. Coburg, sorella di Stephanie, che per caso si trovava lì, da poco lo aveva visto, e, non sentendosi egli nella sua forma migliore - era in odore di ciò che stava per accadergli - la cosa accrebbe il suo nervosismo.



Vi lascio con la mestizia nel cuore che sempre questo episodio mi comunica perché non si può morire per fede ai propri ideali e perché non si vuole rovesciare dal trono imperiale il proprio padre, trascinando in questa tragedia anche l'innocente, innamorata Mary che si trovava dove non avrebbe dovuto essere quella notte ...


Come sempre vi ringrazio, miei cari, carissimi amici, con il cuore colmo di affetto, 

a presto 










Fonti:

Daily Mail

The Local at - Austria's news in English




Note:

* Alland è un piccolo, ridente paesino nei pressi di Mayerling.














Dear Mother, please forgive me,
 I could not resist love





- picture 1 - The young Mary Vetsera ( she died when she wasn't still eighteen !)




It was the dawn of the January the 30th, 1889, as surely you know, which tragically unveiled the lifeless bodies of Rudolph of Hapsburg and of his young lover Baroness Marie "Mary" Vetsera in the bedroom of the hunting lodge owned by the Crown Prince located at Mayerling, not far from Vienna; 





- picture 2 - Mayerling, where the tragedy happened




I don't want to do historical insights about the event here, which I think I have already made clear, as far as I was able, last year (January 30th, 1889: Mayerling, the tragic fate of the Habsburgs.), but rather I want you to be informed about an episode which occurred last summer, in the heat of the Austrian capital, during the month of August: it is a sensational discovery about the love story that is, perhaps, the most famous in the world, certainly the one that more than any other has inspired films, novels, theatrical plays and ballets. 
It was 1926 when at a bank vault in Vienna 'An unknown person deposited a leather bound folder containing several personal documents, letters and family photographs from the Vetsera family , including Marie Vetsera's farewell letter.', this is what the Austrian National Library (ÖNB), which took them over,  asserts;  her letters, addressed to her mother, Baroness Helene, her brother Feri and sister Hanna, were discovered 126 years after her death, by the clerks of the bank entrusted by the archivist Sylvia Linc with clearing this room, that has kept them secretly for almost 90 years.

This is with no doubt a sensational find, for historians and men of science, if you consider that until now it was known that the only surviving document relating to the tragedy of Mayerling was a letter that the Crown Prince Rudolph wrote to his wife, Stephanie of Belgium, and that those written by Marie had been destroyed after her mother's death.




- picture 3 - The farewell letter Mary addressed to her mother




Dear mother -
Forgive me for what I did.-
I could not resist  love, we read in the papers penned by the young Baroness -
Agree with him, I want to be buried next to him in the cemetery of Alland.- *
I am happier in death than in life.

Unfortunately the last wishes of Marie were not respected, as her rests were buried at the cemetery of Heiligenkreuz,




- picture 4 - Mary's grave at Heiligenkreutz




while the remains of Prince Rudolf were laid where in the Capuchin Crypt (Kapuzinergruft) in Vienna where lie the remains of all the Habsburgs (after his father's death they're lying next to them).
Returning to the historical documents that is the topic of our primary interest, Which were kept closed inside a sealing envelope bearing the insignia of the Crown Prince, they'll be on public display at the Austrian National Library throughout this year as part of the celebrations related the centenary of the death of the Emperor Franz Joseph (1916 - 2016).
I want, finally, present a gift to those who love this part of the history of the XIXth century and these characters ... it's a photograph, the last, which was taken from an anonymous, while the Crown Prince was doing a ride on his chariot in the Prater park, just two days before his death ...




- picture 5 - Die letzen Fahrt - The last ride

Although he usually drove the chariot alone, Rudolph was always accompanied by a coachman court; here they're sitting side by side with both legs protected by a blanket and the crown prince seeks distraction circling it in the Prater; her sister in law, Louise v.Coburg, Stephanie's sister, who happened to be there, had just seen him, and, for he didn't feel on top form - was in the odor of what was going to happen - it increased his nervousness.



I'm  leaving you with a little bit of sadness in my heart that always  this episode makes me feel, because you cannot die for faith to your ideals and  because you do not want to overthrow from the imperial throne your own father, dragging in this tragedy even the innocent, so in love with him,  Mary, who was where she hadn't to be that night ...

As usual I thank you , my dear, dearest friends, with all my love,

see you soon ♥ 












Sources:

DailyMail

The Local at - Austria's news in English




Notes:


* Alland is a small, lovely village near Mayerling.







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martedì 26 gennaio 2016

Thomas & Grace Tosier and the Georgian chocolate.



Quest'oggi il viaggio che vi invito a compiere nel passato è più lungo del solito, ci spingiamo più lontano nel tempo ovvero nell'Inghilterra del periodo Georgiano (XVIII° secolo, ovvero dall'ascesa al trono di Re Giorgio I -1714 - alla morte di Re Giorgio IV -1830) per 'assaggiare' 
LA CIOCCOLATA DEI RE,




The Chocolate Girl La Belle Chocolatiere by Jean-Etienne Liotard, c1744




come tempo fa vi promisi.

Se ricordate, 'girando' per Hampton Court Palace ( ♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ Queen Mary II & Hampton Court Palace and Gardens. ) ci trovammo a curiosare nelle CHOCOLATE KITCHEN, stupiti nel constatare l'esistenza di un vano appositamente preposto per la preparazione della cioccolata calda, dei dolci a base di cioccolata e della conservazione dei medesimi, in una sorta di spazio asettico accuratamente scelto in base alle sue caratteristiche in quanto a temperatura ed umidità, rigorosamente costanti nelle varie stagioni dell'anno, arredato con i tipici attrezzi del cioccolatiere.

Addentrandoci nella storia di questa bevanda che ci delizia soprattutto durante le giornate più fredde dell'inverno, scopriamo che a partire dal 1600 la cioccolata calda veniva servita nei locali pubblici, come oggi lo è il caffè, ma era prestigiosa come oggi può essere considerato lo champagne, ed ogni re aveva il suo cioccolatiere di corte, il primo dei quali fu Thomas Tosier, cioccolatiere ufficiale di Re Giorgio I.


Dovete sapere che Thomas aveva una moglie molto intraprendente, Grace, una donna allegra e di buon carattere, la quale, mentre il marito lavorava per il re di Hampton Court Palace, pensò di avviare a Greenwich una Chocolate House, ossia una cioccolateria.
Durante tutto il XVIII° tale tipologia di locale pubblico conquistò sempre maggior successo per giungere a divenire un luogo eccelso per le classi superiori in quanto sinonimo di lusso, raffinatezza e buona compagnia e Grace era così accorta da riconoscere che collegare tale bevanda così ambita con il nome dei Tosier e soprattutto quello del re poteva fare la sua fortuna, e così fu, addirittura tale fu il suo successo che alla morte di Thomas ella contrasse un secondo matrimonio, ma conservò il cognome Tosier, tanto era divenuto rinomato e legato alla storia della cioccolata calda in tazza.
La cioccolateria era un locale dove si discuteva di politica ed economia, questo perché era frequentato solamente da uomini essendo tale bevanda considerata molto stimolante - in quanto il cacao provoca una scarica di endorfine e zuccheri a livello ematico - e perciò non adatta alle ladies cui una tale eccitazione avrebbe indotto un disagevole e sgradevole tremolio alle mani.

E veniamo all'originale ricetta della cioccolata calda che ogni giorno, anzi, più volte al giorno, Thomas Tosier preparava per il suo re:
il compito più arduo e più faticoso era quello che spettava al garzone che affiancava il cioccolatiere, ovvero al ragazzo di cucina, poiché era lui che, con pazienza doveva tostare i fagioli, ovvero i semi del cacao al fine di poter rimuoverne il guscio che li riveste; questi venivano quindi macinati finemente su di un METATE ( antico attrezzo da cucina messicano che corrisponde ad una sorta di grande tagliere in pietra ) con l'aiuto di un matterello in pietra; sotto il Metate erano posti dei tizzoni ardenti in modo che la pietra risultasse infervorata e sia questo, sia la frizione e la pressione operata dal matterello riducevano i semi in un composto semiliquido.
Il cioccolato così ottenuto veniva fatto cadere su carta oleata e suddiviso in cialde che venivano conservate per l'occorrenza; quando venivano prese, sciolte con acqua, latte oppure vino - il re esigeva rigorosamente il Porto - ed il composto liquoroso che ne risultava veniva quindi mischiato con zucchero e spezie esotiche quali la vaniglia, il cardamomo, l'anice, il 'Grano del Paradiso' ( conosciuto anche come melegueta o pepe della Guinea, sostituibile con il pepe nero ) e la 'Rosa di Alessandria'.

Pensate che le prime ricette risalgono al periodo Stuart (1603 -1714)


English medical notebook, 1575-1663 (Wellcome Library MS.6812, p.137)




Si legge in una pubblicazione del 1661, che pretende di svelare il segreto di 'come gli indigeni procedono', nelle Americhe, per fare quella che era soprannominata 'The India Nectar', che si tratta di una bevanda il cui colore è molto scuro, la consistenza è densa ed il sapore è dato da una complessa miscela di spezie che indugiano sulla lingua. 
Ne deduciamo perciò che allora era molto diversa da quella che conosciamo noi oggi.
Hans Sloane fu il primo ad utilizzare il latte nella cioccolata calda intorno al 1700, ma eccovi nelle ricette riportate qui sotto come possiamo preparare più comodamente a casa nostra una cioccolata calda in tazza degna di un re: 


CIOCCOLATA AL PORTO
Una lussuosa bevanda, adatta per quando fuori fa freddo.


Ingredienti: per 4 piccole tazze
∞ 40g di cioccolato fondente, contenente almeno l'80% di cacao 
∞ 600ml di porto rubino 
∞ 30g / 40g (2/3 cucchiai) di zucchero semolato
∞ Un grande pizzico di farina bianca

Istruzioni:
∞ Versare tutto il porto in una pentola.
∞ Rompere il cioccolato in piccoli pezzi e aggiungere nella pentola.
∞ Unire quindi lo zucchero. L'alcol diviene amaro quando si riscalda, perciò potrebbe essere necessario assaggiare più volte.
∞ Spolverarvi la farina.
∞ Cuocere a fuoco basso per 10 minuti, fino a quando si formano piccole bolle intorno alla
bordo. Non bollire.
∞ Frullare il composto con il 'moulinet'.
∞ Versare in coppette e servire mentre è ancora caldo.





CREMA AL CIOCCOLATO
Una ricetta per una cremosa salsa al cioccolato adattata da un libro di cucina reale risalente al 1716.


Ingredienti: per fare 8 tazze
∞ 1,2 l  latte intero
∞ 115g  di zucchero semolato
∞ 1 tuorlo d'uovo 
∞ 70g cioccolato fondente ( con almeno l'80% di cacao )

Istruzioni:
∞ Unire al latte lo zucchero in una casseruola e mescolare.
∞ Cuocere a fuoco lento per 15 minuti, fino a quando lo zucchero si sarà sciolto.
∞ Sbattere il tuorlo d'uovo ed unirlo alla miscela.
∞ Fate cuocere a fuoco basso fino a quando la crema si sarà addensata, ma senza far bollire.
∞ Togliere la pentola dal fuoco e lasciare raffreddare per 5 minuti.
∞ Rompere il cioccolato a pezzetti e mescolarlo alla crema.
∞ Mettere al caldo a fuoco basso per un altro minuto. Continuare a mescolare per incorporare completamente il cioccolato ed impedire al composto di addensarsi.

∞ Versare in ciotole o tazze di porcellana. Servire e gustare la crema ancora calda.



Vi era allora, inoltre, un insieme di accessori particolari che erano necessari per servirla, ovvero per portarla dalla cucina alla tavola del re:



la cioccolatiera, che generalmente era in rame o argento, del tutto simile alla caffettiera ma con sopra il coperchio un altro piccolo coperchietto dal quale fuoriusciva il manico del moulinet, ovvero il mulinello in legno con cui bisognava continuare a mescolare la bevanda finché non fosse stata servita, al fine di amalgamarla bene ed anche renderla più cremosa, la tazza che era rigorosamente in ceramica, con o senza impugnatura, che doveva appoggiare su di una base di argento che la rialzava dal piattino, al fine di impedire che l'eventuale fuoriuscita del cioccolato ne sporcasse il fondo all'esterno (probabilmente le tazze venivano colmate fino all'orlo).



The family of the Duke of Penthièvre in 1768 o The cup of chocolate by Jean-Baptiste Charpentier 




Ebbene sì, gli inglesi erano davvero molto ghiotti di cioccolata, ma questa costosa bevanda divenne da subito sinonimo di nobiltà e perciò consumata volentieri nelle regge e nei palazzi signorili dell'intero vecchio continente ... pensate che il naturalista, esploratore e botanico tedesco Alexander Von Humboldt (1769 - 1859), proveniente da una famiglia notoriamente aristocratica, sosteneva che
Il cioccolato è materia viva, ha il suo linguaggio interiore. Solo quando si sente oggetto di intima attenzione, e solo allora, esso cessa di ammaliar la gola e si mette a dialogare con i sensi.


Tutto per colpa, o per merito, di re William III d'Orange, già sposo della cugina, futura regina Maria II Stuart, il quale arrivò in Inghilterra dall'Olanda nel 1689 recando con sé un grande amore per il cioccolato e, quale principe, egli aveva la possibilità di farsi inviare direttamente il suo cioccolato preferito direttamente dai Paesi bassi che avevano un consolidato collegamento commerciale con il Sud America.



Nella viva speranza di avervi intrattenuti dilettevolmente con questo argomento che da tempo attendevo di trattare e di avervi fatto trascorrere attimi piacevoli, vi abbraccio con affetto ed immensa gratitudine,


a presto 














Fonti bibliografiche:

Sophie and Michael D. Coe, The True History of ChocolateThames & Hudson, 2013

About THE CHOCOLATE KITCHEN at HAMPTON COURT PALACE














Today the journey in the past I'm inviting you to do with me is longer than usual, we go farther in time, I mean in the Georgian period (XVIIIth century, to be more precise from the rise to the throne of King George I -1714 to the death of King George IV -1830) England to 'taste' THE KINGS' CHOCOLATE,





- picture 1 - The Chocolate Girl or La Belle Chocolatiere by Jean-Etienne Liotard, c1744





as I promised you some time ago.

If you remember, 'going around' Hampton Court Palace (♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ Queen Mary II & Hampton Court Palace and Gardens.) we were 'found ourselves' in the CHOCOLATE KITCHEN, surprised to note the existence of a room specifically dedicated to the preparation of hot chocolate, sweets made of chocolate and the conservation of the same, in a sort of aseptic space carefully chosen according to its characteristics in terms of temperature and humidity, rigorously constant in the various seasons of the year, furnished with typical tools necessary for the chocolate maker.

Digging into the history of this drink that delights us especially during the coldest days of the Winter, we find that since 1600 the hot chocolate was served in public places, as now it is coffee, but it was as prestigious as today can be considered the champagne, and every king had his court chocolatier, the first of which was Thomas Tosier, official chocolatier of King George I.




- picture 2 on the left - You should know that Thomas had a very enterprising wife, Grace, cheerful and good-natured, who, while her husband worked for the king at Hampton Court Palace, decided to start in Greenwich a Chocolate House.
Throughout the XVIII this type of local public conquered increasingly success to reach to become a place for the upper classes as a synonym of luxury, sophistication and of good company, and Grace was so shrewd to recognize that connecting this loved drink with the so popular name of Tosier and especially that of the king could have make her fortune, and so it was, indeed, such grew her success that at the death of Thomas she contracted a second marriage, but retained the name Tosier, which had become so popular and linked to the history of the hot chocolate in cup.
The Chocolate House was a place where you could discuss of politics and economics, that's why it was attended only by men, for this drink was considered very stimulating - the cocoa causes a rush of endorphins and sugars in the blood - and so not suited to ladies, for it induces such an excitement which would cause an uncomfortable and unpleasant flickering to the hands.
But let's go finally to the original recipe of hot chocolate which every day, in fact, several times a day, Thomas Tosier prepared for his king:





picture 3 on the right - the most arduous and difficult task was that which belonged to the boy who flanked the chocolatier, or the kithchen boy, because it was he who, with patience, had to roast the beans or cocoa seeds in order to remove the shell wrapping them; these were then finely ground on a METATE ( ancient Mexican cooking utensil which corresponds to a sort of large stone cutting board ) with the help of a rolling pin made of stone; under the Metate were placed some embers in order to make red hot it and the seeds, both for the heat, and for the clutch and the pressure operated by the rolling pin, were reduced in a semi-liquid compound.
The chocolate thus obtained was dropped on wax paper and divided into pods that were kept for the occasion; when they were taken, they were dissolved with water, milk or wine - the king demanded strictly Porto - and the fortified compound that came out was then mixed with sugar and exotic spices such as vanilla, cardamom, anise, 'Grain of Paradise' (also known as melegueta or Guinea pepper, replaceable with black pepper) and the 'Rose of Alexandria'.

Think that the first recipes date back to the Stuart period (1603 -1714).




- picture 4 - English medical notebook, 1575-1663 (Wellcome Library MS.6812, p.137)




According to a 1661 publication that meant to reveal the secret of how, 'did the American natives to make' what was dubbed 'The India Nectar', that it's a drink the colour of which is very dark, the texture is dense and the taste is given by a complex mix of spices lingering on the tongue.
We conclude therefore that it was very different from the one we know today.
Hans Sloane was the first to use milk in hot chocolate around 1700, but here you have, in the recipes listed below, as we can prepare more comfortably in our home a hot chocolate fit for a king:




CHOCOLATE PORT
A luxurious, thick drink for when it’s cold outside


Ingredients: to make 4 small cups
∞  40g (1½oz) dark chocolate, at least 80% cocoa solids (for hand worked
chocolate use 30g (1oz)).
∞ 600ml (1pt) ruby port
∞ 30/40g (2/3tbsp) caster sugar
∞  A large pinch of plain flour

Instructions:
∞ Pour all of the port into a saucepan.
∞ Break up the chocolate into small chunks and add to the saucepan.
∞ Add the sugar to the saucepan. Alcohol goes bitter when you heat it so
you may need more to taste.
∞  Whisk in the flour.
∞ Cook over a low heat for 10 minutes, until small bubbles form around the
edge. Do not boil.
∞  Whisk the chocolatey mix together.

∞  Pour into cups or a chocolate pot of choice. Best enjoyed whilst still hot.





CHOCOLATE CREAM 
A creamy, custard dish for decadence at the dinner table. This recipe is adapted from a royal cookbook from 1716. 


Ingredients: to make 8 cups 
∞ 1.2 l (2pt) whole milk 
∞ 115g (4oz) caster sugar 
∞ Yolk of 1 egg 
∞ 70g (2½oz) dark chocolate (at least 80% cocoa solids (for hand worked chocolate use 55g (2oz)).  

Instructions: 
∞ Add the milk and sugar into a saucepan and mix. 
∞ Cook over a low heat for 15 minutes, until the sugar has dissolved. 
∞ Whisk the egg yolk into the cream mixture. 
∞ Simmer over a low heat until the cream has thickened. Do not boil. 
∞ Take the pan off the heat and leave it to cool for 5 minutes. 
∞ Break the chocolate into pieces and stir into the cream. 
∞ Heat over a low heat for another minute. Continue to stir to fully incorporate the chocolate and to stop the mixture catching. 
∞ Pour into bowls or china cups. Best enjoyed whilst still warm. 



Then there was also a set of special accessories that were necessary to serve it, that is to bring it from the kitchen to the king's table:




- picture 5




the chocolate pot, which generally was in copper or silver, completely similar to the coffee pot but with a small lid placed on its the cover from which came out the handle of the moulinet, namely the reel in wood using which they continue to mix the drink until it was served, in order to mix it well and also make it more creamy; the cup that was strictly in ceramic, with or without handle, that had to be placed upon a base of silver that kept it raised by the saucerin order to prevent that the possible leakage of chocolate could get its bottom outside dirty probably the cups were filled to the brim ).




- picture 6 - The family of the Duke of Penthièvre in 1768 or The cup of chocolate by Jean-Baptiste Charpentier




Yes, the British were really very fond of chocolate, but this expensive drink quickly became synonymous with nobility and therefore willingly consumed in the mansions and palaces of the whole old continent ... Just think that the German naturalist, explorer and botanist Alexander Von Humboldt (1769 - 1859), coming from a notoriously aristocratic family, argued that
Chocolate is a living matter, it has its inner language. Only when it feels to be the subject of close attention, and only then, it ceases to enchant the throat and begins to talk to the senses.

All fault, or for merit, of King William III of Orange, already husband of her cousin, the future Queen Mary II Stuart, who came to England from Holland in 1689 bringing with him a great love for chocolate and, as Prince, he had the opportunity to have directly sent his favorite cocoa from the Netherlands that had a well-established trade link with South America.


In the sincere hope to have intrigued you with this topic that for long i was waiting to deal with, and to have made you spend pleasant moments, I embrace you with affection and immense gratitude,


see you soon 















Bibliographic sources:

Sophie and Michael D. Coe, The True History of Chocolate, Thames & Hudson, 2013

About THE CHOCOLATE KITCHEN at HAMPTON COURT PALACE








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venerdì 22 gennaio 2016

The most famous poisonous plants used by Agatha Christie: how they were obtained and how they work.


Chi pensa ad una storia di Agatha Christie solitamente immagina un'antica residenza, situata nel verde della campagna inglese, con un maggiordomo, magari di proprietà di un ricco anziano 'gentleman', che convive con nipoti animati da sentimenti di avarizia o d'invidia, ed una tazza di tè, posata su di un tavolino accanto ad un poltrona in un luminoso salone situato al piano terra, che contiene un invisibile pizzico di arsenico, divenuto per eccellenza sinonimo di veleno ...




Dame Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, nota come Agatha Christie (Torquay, 15 settembre 1890 – Wallingford, 12 gennaio 1976), fu una celeberrima scrittrice britannica, resa famosa innanzitutto dagli innumerevoli racconti e romanzi gialli - tanto da meritare l'appellativo di 'Signora Omicidi' -, ma che scrisse anche alcuni romanzi rosa con lo pseudonimo di Mary Westmacott.
Ella vantava una profonda conoscenza in fatto di veleni, aveva quella che potremmo definire una vera e propria cultura in quanto a piante da cui venivano estratte e degli effetti che esse inducevano, tanto da rendere i suoi romanzi così verosimilmente affascinanti, conoscenza che ella aveva maturato durante gli anni della Grande Guerra, che la videro prestare servizio presso l'ospedale di Torquay.

Gli 'avvelenatori' della Christie hanno spesso accesso agli armadietti dei medicinali in casa, oppure si recano direttamente nel giardino o nei prati intorno l'abitazione, perché molti veleni sono ottenuti da piante ornamentali facilmente reperibili, alcune persino selvatiche ... non vi parlerò perciò dell'arsenico che, anche se largamente utilizzato nel secolo scorso in insetticidi ed erbicidi non è ricavato da piante, bensì dal suolo e dal sottosuolo, ma andiamo a vedere insieme quali sono quelli più comuni, ovvero quelli più facilmente reperibili in natura, di cui gli assassini dei suoi racconti e dei suoi romanzi hanno fatto uso:





- RICINO - RICINUS COMMUNIS -



Stampa botanica di artista sconoscito, pubblicata da W.L.Anczyc, 1911




E' la fonte dell'olio di ricino e viene coltivata commercialmente, tuttavia, per il suo fogliame così attraente, lo si trova spesso quale arbusto ornamentale nei giardini. Oltre all'olio, i semi di Ricinus communis contengono ricina, una proteina che può uccidere un adulto anche se assunta in piccole quantità.
La vittima più famosa di ricina fu Georgi Markov, che, nel 1978, sul ponte Waterloo di Londra ricevette un pallottola sparata nella parte posteriore della coscia la quale rilasciava ricina nel suo flusso sanguigno. Morì quattro giorni dopo perché tale proteina bloccò la normale crescita ed il processo di riparazione nelle sue cellule.

Agatha Christie utilizzò la ricina quasi cinquanta anni prima, nel racconto The House of Lurking Death - La morte è di casa della serie Tommy e Tuppence: in due s'indaga meglio quando tre membri della stessa famiglia caddero vittime di panini che ne erano farciti. La sua descrizione di avvelenamento da ricina è un raro esempio di inesattezza nella scienza della Christie - le sue vittime muoiono troppo in fretta.
Anche se l'ingestione di ricina è considerevolmente meno rischiosa di un iniezione diretta nel corpo, mangiare i semi di Ricinus communis non è davvero raccomandato, una manciata di semi, ben masticati, può realmente essere fatale.






- DIGITALE - DIGITALIS PURPUREA -


Stampa botanica di Edward Hamilton, 1852



Gli usi medicinali della digitale sono ampiamente noti e la pianta è stato utilizzata in preparazioni medicinali per centinaia di anni. I composti a base di digitale agiscono sul funzionamento del muscolo cardiaco, rallentando e intensificando le contrazioni del cuore, per cui, assunti in dosi adeguate, tali composti costituiscono un trattamento efficace per ottenere ritmi cardiaci rapidi e coordinati; se assunti però in quantità eccessiva rallentano i battiti cardiaci fino a fermare definitivamente il cuore, determinando una rapida morte. 

La Christie ha utilizzato sia la pianta sia isolati farmaci digitalici per uccidere le 'sue vittime'.
Poiché le digitali producono fiori nel secondo anno di crescita, l'avvelenatore di Postern of Fate - Le porte di Damasco e quello di The Herb of Death - L'erba della morte ne raccolgono per caso le foglie insieme a quelle della salvia essendo state le due piante poste accanto l'una all'altra ed avendo esse entrambe foglie lanceolate e morbide e perciò, in modo del tutto fortuito, queste vennero aggiunte al pasto serale ed indussero l'effetto letale che ben conosciamo.





- CICUTA - CONIUM MACULATUM -


Stampa botanica di Wilhelm Heinrich Prestele, 1901



Quella che comunemente conosciamo come cicuta contiene numerosi alcaloidi tra cui una tossina, la coniina, che colpisce il sistema nervoso: pensate che si ritiene che la dose mortale per un essere umano sia di qualche grammo di frutti verdi. Nell'uomo l'ingestione della cicuta provoca problemi digestivi, cefalee ed in seguito parestesia, diminuzione della forza muscolare, e infine una paralisi ascendente.
Il potere tossico di questa tossina è talmente elevato da essere in grado di agire anche indirettamente, induce cioè avvelenamento anche in seguito ad ingestione di un animale che se ne era cibato in precedenza.
Alla stessa famiglia di piante appartengono anche specie commestibili come il prezzemolo selvatico, il cerfoglio e le comuni carote.

Agatha Christie utilizzò questo famigerato veleno nel suo romanzo Five little Pigs - Il ritratto di Elsa Greer in cui Amyas Crale venne assassinato per tramite di un estratto di cicuta, a base, appunto di coniina, aggiunto alla sua birra: i lenti effetti paralizzanti del composto lo fecero vacillare e crollare di fronte al suo cavalletto, ancora cosciente egli era incapace di gridare o di palesare la sua angoscia per spegnersi infine quando la coniina paralizzò i suoi muscoli respiratori.






- BELLADONNA - ATROPA BELLADONNA -


Stampa botanica di artista sconosciuto, 1901



Atropa belladonna, o semplicemente belladonna, è una delle molteplici piante contenenti il composto letale dal nome atropina; esso colpisce i nervi, aumentando la frequenza cardiaca, riducendo la sudorazione e, notoriamente, fa sì che le pupille degli occhi si dilatino, motivo per cui il loro succo veniva utilizzato nel medioevo dalle nobildonne per avere occhi più grandi e più belli ( a quel tempo le pupille 'grandi' erano sinonimo di leggiadria ).
Ancor oggi l'atropina è ampiamente utilizzata, in dosi appropriate, come componente di colliri che, proprio per questa sua funzione dilatatoria, consentano un migliore esame dell'interno dell'occhio. 

Gli avvelenatori della Christie ( The Cretan Bull - Il Toro creteseThe Caribbean Mystery - Il mistero dei CaraibiThe Thumb Mark of St. Peter - Il Marchio del pollice di San Pietro ) usavano l'atropina in quantità piuttosto elevate per indurre terribili allucinazioni nelle loro vittime, con l'intento di indurle alla follia ed infine al suicidio.






- ACONITO - ACONITUM VARIEGATUM -


Stampa botanica di William S.Clark, 1820 - 1829


La componente tossica contenuta nella pianta dell'Aconitum è l'aconitina, una potente neurotossina letale in piccole quantità nella sua forma pura, ovvero così come la troviamo in natura: i sintomi compaiono circa quindici minuti dopo l'ingestione, cominciando con una crescente sensazione di bruciore nella bocca e nella gola e la vittima muore dopo un massimo di quattro ore di agonia in preda a convulsioni.

Se è vero che l'aconitina può essere ingerita 4.50 from Padding - Istantanea di un delitto, They Do It With Mirrors - Giochi di prestigioo iniettata, è altresì vero che i suoi effetti tossici compaiono anche quando essa viene assorbita per tramite dell'epidermide, per cui bisogna prestare particolare attenzione quando si maneggia la pianta e vestire un paio di guanti, poiché di tutte quelle che abbiamo preso in esame oggi risulta essere la più pericolosa, visto che è da temere il solo contatto con essa !


Anche oggi il nostro tempo è giunto al termine, carissimi amici ed amati lettori, e nella speranza che abbiate trovato interessante anche questo argomento, del tutto insolito, ma piuttosto curioso, vi lascio non senza avervi prima augurato ogni bene per il tempo che ci separa dal nostro prossimo incontro, 

a presto 


















Who thinks of a story by Agatha Christie usually imagines an old mansion, located in the beautiful English countryside,  with a butler, perhaps owned by a wealthy old 'gentleman', living with nephews with feeling greed or envy, and a cup of tea, placed on a table next to an armchair in a bright living room on the ground floor, which contains an invisible pinch of arsenic, which has become with excellence synonymous for poison ...




- picture 1




Dame Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, better known as Agatha Christie Torquay, September 15th, 1890 - Wallingford, January 12th, 1976 ), was a famous British writer, first became famous by the innumerable thriller stories and novels - enough to merit the label 'Lady Murders' - but who also wrote some romance novels under the pseudonym of Mary Westmacott.
She boasted a deep knowledge of poisons, she had what we might call a real culture in terms of the plants from which they were extracted and about the effects they produced, enough to make her novels so  fascinatingly lifelike,  knowledge that she had acquired during the years of the Great War, which saw her serving at the hospital of Toruqay.

The 'poisoners' of Agatha Christie have often access to the medicine cabinets at home, or go directly into the garden or in the meadows around the house, because many poisons are obtained from ornamental plants readily available, some grown even wild ... So I won't tell you about arsenic, which, although widely used during the last century in insecticides and herbicides, is not obtained from plants, but from the soiland the subsoil, but we're going to see together the most common of them, I mean those most easy to find in nature, including those the murderers of her stories and novels have used most:







- CASTOR - RICINUM COMMUNIS -




- picture 2 - Botanical print by unknown artist, published by W.L.Anczyc, 1911




It is the source of castor oil and is grown commercially. However, its foliage so attractive means it is also often cultivated as an ornamental shrub in gardens. Besides the oil, the seeds of Ricinus communis contain ricin, a protein that can kill an adult even when taken in small amounts.

The most famous victim of ricin was Georgi Markov, who, in 1978, on the Waterloo bridge in London received a bullet shot in the back of the thigh releasing ricin in his bloodstream. He died four days later because the protein blocked the normal growth and repair process in his cells; Agatha Christie used ricin almost fifty years earlier, in the tale The House of Lurking Death from the Tommy and Tuppence series where three members of the same family were victims of sandwiches that were stuffed with it. Her description of ricin poisoning is a rare example of inaccuracy in her science, for her victims die too quickly.
Although the ingestion of ricin is considerably less of a risk than a direct injection into the body, to eat the seeds of Ricinus communis is not really recommended, a handful of seeds, chewed well, can actually be fatal !







- FOXGLOVE - DIGITALIS PURPUREA -





- picture 3 - Botanical print by Edward Hamilton, 1852




The medical uses of digital are widely known and the plant has been used in medicinal preparations for hundreds of years. The compounds based on digital act on the functioning of the heart muscle, slowing and intensifying the contractions of the heart, that's the reason why, taken in appropriate doses, the compounds based digital constitute an effective treatment for obtaining rapid and coordinated heart rhythms, but if taken in excessive amounts it slows heartbeats to permanently stop the heart, causing a rapid death.
Christie has used both the plant  and digitalis drugs to kill her victims.
Since the digital produce flowers in the second year of growth, the poisoner of Postern of Fate and that of The Herb of Death accidentally picks up its leaves together with those of the sage, having been the two plants placed next to each other and having them both lance-shaped and soft leaves; collected for mistake, they were added to the evening meal by accident and led to the lethal effect that we well know.







- HEMLOCK - CONIUM MACULATUM - 





- picture 4 - Botanical print by Wilhelm Heinrich Prestele, 1901




What is commonly know as hemlock contains many alkaloids including a toxin, the coniine, which affects the nervous system: it's believed that the lethal dose for a human being is a few grams of green fruits. In humans, the ingestion of hemlock causes digestive problems, headaches and later paresthesia, decreased of the muscle strength, and finally an ascending paralysis.
The toxic power of this toxin is so high as to be able to act also indirectly, i.e. induces poisoning even after the ingestion of an animal that has eaten it previously.
At the same family of plants belong also edible species such as wild parsley, chervil and the common carrot.
Agatha Christie used this notorious poison in her novel Five Little Pigs where Amyas Crale was assassinated by means of an extract of hemlock, with a basis of coniine, added to his beer: the slow crippling effects of the compound did him falter and collapse in front of his easel; still conscious, he was unable to cry or express his anguish to expire, finally, when the coniine paralyzed his respiratory muscles.







- DEADLY NIGHTSHADE - ATROPA BELLADONNA -





- picture 5 - Botanical print by unknown artist, 1901




Atropa belladonna, or more simply deadly nightshade, is one of the many plants containing thelethal compound named atropine: it affects the nerves, increasing the heart rate, reducing perspiration and, notoriously, causing dilation of the pupils of the eyes , which is why their juice was used in the Middle Ages by noblewomen to have eyes bigger and more beautifulat that time 'large' pupils were synonymous with grace ).
Atropine is still widely used, in appropriate doses, as part of eye drops which, because of this dilator function, allows a better examination of the interior areas of the eye.
Christie's poisoners ( The Cretan Bull, The Caribbean Mystery, The Thumb Mark of St. Peter ) used atropine in rather high quantities to cause terrible hallucinations in their victims, with the intention of inducing them to madness, and finally to the suicide.







- MONKSHOOD - ACONITUM NAPELLUS -





- picture 6 - Botanical  print by William S.Clark, 1820 - 1829




The toxic component contained in the plants of monkshood is aconitine, a powerful neurotoxin, lethal in small quantities in its pure form, that is as we find it in nature: the symptoms appear about fifteen minutes after ingestion, beginning with a growing sense of burning in mouth and throat and the victim dies after a maximum of four hours of agony in convulsions.
If it's true that the aconitine can be ingested ( 4:50 from Padding, They Do It With Mirrors ) or injected, it is also true that its toxic effects appear even when it is absorbed by means of the skin, so we have to be very careful when handling the plant and to wear a pair of gloves, because amongst all those the plants we have examined today it is the most dangerous, as it is to fear just the contact with it!


Even today, our time has come to a close, dear friends and beloved readers of mine, and in the hope that you've found this topic interesting, for it's very unusual, but quite peculiar, I take my leave of you, wishing you all the best for the time that separates us from the next time we're meeting,

see you soon 












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