giovedì 29 maggio 2014

Anna Pavlova and her pet swan Jack.




Until one has loved an animal, a part of one's soul remains unawakened. 


Anatole France









Finchè una persona ama un animale, una parte della sua anima resta sopita.


Anatole France




Eretta a simbolo stesso della nobile arte della danza classica, Anna Pavlova divenuta tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo celebre poichè per lei fu creato il 'quadro' della morte del cigno, e probabilmente a questo il suo nome è rimasto principalmente legato, è da considerarsi una sorta di ambasciatrice della danza stessa poichè danzando fino all'età di cinquant'anni e praticamente ovunque nel mondo portò la danza classica laddove prima di allora mai era stata e dove ancora era sconosciuta.


Era nata il 31 gennaio del 1881 a Ligovo, San Pietroburgo, da genitori non sposati: la madre lavorava come lavandaia, il padre era forse un ebreo, ma fu il secondo marito della madre colui che la adottò legalmente dandole il suo cognome.
All'età di soli otto anni risale la sua infatuazione per la danza classica, quando la madre la condusse al Teatro Imperiale Mariinskij a vedere una performance della Bella Addormentata e da allora ella decise che sarebbe stata quella la sua vita: non ammessa nella compagnia del balletto quando aveva nove anni forse per la giovane età, forse per l'aspetto un po' emaciato, venne accettata l'anno seguente; i primi anni di carriera di Anna non furono semplici poichè il suo corpo non era fatto per il balletto - aveva i piedi decisamente arcuati e gambe lunghe che terminavano con caviglie affusolate - e non aderiva inoltre agli standard del tempo che volevano la ballerina brevilinea, dal corpo piccolo e compatto.
Spesso i suoi compagni la insultavano soprannominandola 'la ginestra' e 'la petite sauvage' ( la piccolo selvaggia ), ma ella, imperterrita, al fine di migliorare e perfezionare la propria tecnica, giunse a prendere lezioni extra dai maestri del tempo quali Pavel Gerdt, Nikolai Legat, Christian Johansson ed Enrico Cecchetti.
Essendo i suoi piedi estremamente rigidi, pensò di far rinforzare la sua 'ballerine' con l'aggiunta di un pezzo di legno duro sulle suole di sostegno e curvando l'interno della scarpa, precorrendo così la forma della moderna scarpetta da ballo.
Con gli inizi del XX secolo Anna giunse ad avere una propria compagnia e, dopo aver lasciato la Russia, si trasferì a Londra stabilendosi, nel 1912, presso la Ivy House sulla North End Road, Golders Green, a nord di Hampstead Heath, dove vivrà per il resto della sua vita.


Ma è di questo che qui principalmente tengo a parlarvi: Anna aveva un trasporto particolare per gli animali, riusciva a comunicare con tutti gli animali, 





non solo con quelli considerati usualmente da compagnia, riusciva ad avvicinare e ad ammaliare anche animali poco domestici che prima di allora mai l'avevano vista, come nella fotografia qui sotto in cui è ritratta in visita al Castello di Vigoleno ( Piacenza ) con un agnello,





ma il suo più grande amore fu Jack, il suo incantevole e maestoso cigno:





Jack viveva con lei a Londra, poichè Ivy House possedeva un grande giardino con un laghetto artificiale in cui albergavano numerosi uccelli esotici portati dai suoi viaggi all'estero, e la seguiva ovunque quasi come se di Anna si fosse innamorato .. probabilmente accadde proprio così, con ogni probabilità Jack considerava Anna una femmina di cigno e forse, le sembianze, le movenze e la grazia del cigno realmente le possedeva .. Anna e Jack erano una coppia perfetta !

Anna danzava anche come un cigno e, per questa sua particolare predilezione per i nobili e maestosi bianchi uccelli, chiese la collaborazione del coreografo Fokine proponendogli la lettura del poema di Lord Alfred Tennyson " The Dying Swan " - " La morte del cigno " .


L'inno della morte del cigno selvaggio toccò l'anima
Di quel luogo rifiuta la gioia 
Nascosto nel dolore: in un primo momento per l'orecchio 
Il trillo era lieve, e pieno e chiaro; 
E fluttuante nelle sfere più basse del cielo, 
Prevaleva in debolezza, un canto funebre rubato
Talvolta lontano, talvolta vicino
Ma subito la voce si fece terribile ed esultante, 
Con una musica strana e molteplice, 
Fluì lontano in un canto libero e audace;



Anna Pavlova ne 'The Dying Swan' 



Come quando un potente popolo gioisce
Con la ciaramelle, e con cembali, ed arpe d'oro,
E il tumulto della sua fama risuona
Passando attraverso i cancelli aperti della città lontana,
Fino a raggiungere il pastore che osserva la stella della sera.
E gli striscianti muschi e le erbe selvagge che si arrampicano,
Ed i rami del salice roridi ed imbiancati dalla brina,
Ed il crescente ondeggiare del sospiro delle canne,
E la risacca cha fa eco sulla riva
E gli argentei fiori di marzo che affollano
Le insenature desolate e gli specchi d'acqua,
Sono stati inondati dai turbini del canto.




Egli le suggerì la scelta più ovvia che da tale lettura poteva scaturire, ovvero una coreografia appositamente creata per lei sulle note del violoncello del Le cygne da Il carnevale degli animali del compositore francese Camille Saint - Saëns, scritto nel 1886, in una danza che la Pavlova dal 1905 eseguì con passione per circa 4000 volte durante gli ultimi 25 anni della sua brillante carriera.

Alla figura ed all'immagine del cigno ella era molto legata, per i cigni aveva una predilezione quasi maniacale ed il suo Jack le consentiva di mantenere vivo questo legame anche nella vita di tutti i giorni; pensate che in occasione della produzione di un documentario a cui Anna Pavlova era stata chiamata a partecipare insieme con altre celebrità, ciascuna con il proprio animale domestico da compagnia, ella presenziò proprio con il suo amato Jack;



Anna e Jack nel giardino di Ivy House negli anni venti




sono queste immagini sorprendenti che testimoniamo quanto la sensibilità di un animo gentile sia avvertita anche dagli animali conosciuti come meno domestici, ma non per questo meno amorevoli, seguendo, con ogni probabilità, processi e fenomeni che trascendono ogni spiegazione scientifica ... 





il mondo animale è un mondo di meraviglie e fortunato chi di queste meraviglie può essere parte.






Nella pacatezza dello sguardo degli animali parla ancora la saggezza della natura; perché in essi la volontà e l'intelletto non si sono ancora distaccati abbastanza l'uno dall'altro per potersi, al loro reincontrarsi, stupirsi l'uno dell'altra.


Arthur Schopenhauer




Anna Pavlova morirà ancora giovane, tre settimane circa prima del suo cinquantesimo compleanno di conseguenza ad un attacco di pleurite che la colpirà mentre si trovava all'Aia in occasione di uno spettacolo; negli ultimi istanti della sua vita chiese che le venisse porto il costume di scena per la morte del cigno ed impugnatolo disse :



 “ Play the last measure very softly / Assumi l'ultima posa molto dolcemente ”;


le sue ceneri furono portate a Londra dove sono tutt'ora custodite.




Lascio a voi giudicare se questa sia una storia triste o piuttosto una storia profondamente toccante, dall'indescrivibile tenerezza, la storia di un legame che va oltre ogni tentativo di verbalizzazione, la storia, perchè no, di un grande amore.


Come sempre vi ringrazio di cuore per l'affetto che mi dimostrate.

A presto 












Fonti bibliografiche:

Barbara Allman, Dance of the Swan: A Story about Anna Pavlova, Lerner Classroom ( Reprint edition ), 2001

Margaret Fonteyn, (Anna) Pavlova: Portrait of a Dancer, Viking edition, 1984

Jane Pritchard, Caroline Hamilton, Anna Pavlova: Twentieth Century Ballerina, Booth-Clibborn, 2013

The Works Of Alfred Lord Tennyson Copyright 1893 London: Macmillan And Co. Toronto: The Copp Clark Co. Limited.









Until one has loved an animal, a part of one's soul remains unawakened. 


Anatole France




- picture 1


Erected as the symbol same of the noble art of ballet, Anna Pavlova became in the late XIXth and early XXth century famous because for her it was created the ' role ' of the death of the swan, and probably at it her name has remained primarily bound,  she's considered to be a sort of ambassador of the dance itself for she danced until the age of fifty and actually she brought the ballet everywhere in the world ehere before it was never been and where it was still unknown.


She was born on January 31st, 1881 in Ligovo, St. Petersburg, to unmarried parents : her mother worked as a laundress, her father was possibly a jew, but it was her mother's second husband to give her his surname legally adopting her.
At the age of only eight dates back her infatuation for the ballet, when her mother took her to the Imperial Mariinsky Theatre to see a performance of the Sleeping Beauty, and since then she decided it would be that her life: not admitted into the company of the ballet when she was nine, perhaps for the too young age, perhaps for her look a bit emaciated, she was accepted the following year; the early career of Anna wasn't far too easy because her body wasn't made for the ballet - her feet were definitely arched and her long legs ended with tapered ankles - and also didn't adhere to the standards of that time which wanted a dancer to be brevilineo with a small and compact body. 
Often nicknamed 'broom' and 'la petite sauvage' ( the little wild ) by the other litlle dancers, she, undeterred, in order to improve and perfect her technique, took extra lessons from the masters of the time such as Pavel Gerdt, Nikolai Legat, Christian Johansson and Enrico Cecchetti.
For her feet were extremely rigid, she thought to reinforce her point shoe with the addition of a piece of hard wood on the soles for support and curving the inside of the shoe, thus anticipating the modern form of the dance shoe.
With the beginning of the XXth century Anna came to have a company on her own and, after leaving Russia, she moved to London and settled in 1912 at Ivy House, North End Road, Golders Green, at north of Hampstead Heath, where she lived for the rest of her life.

But it's this what I mainly want to tell you about here: Anna had a particular transport for animals, she could communicate with all animals,


- picture 2


not only with those usually considered pets, she was able to enchant even those animals considered less domestic which had never seen her before, as in the photo below where she's portrayed on a visit to the Castle of Vigoleno (Piacenza) with a little lamb,


- picture 3


but her greatest love was Jack, her enchanting and majestic swan:


- picture 4


Jack lived with her in London, as Ivy House had a large garden with an artificial lake in which harbored several exotic birds brought back from her travels abroad, and followed her everywhere almost as if with he Anna had fallen in love .. probably it happened just so, in all probability Jack considered Anna a female swan and perhaps the appearance, the movements and the grace of the swan she really possessed .. Anna and Jack were a perfect pair !

Anna also danced like a swan, and for this particular predilection for the noble and majestic white birds of hers, she asked the help of the choreographer Fokine suggesting him the reading of the poem by Lord Alfred Tennyson " The Dying Swan ".



The wild swan's death-hymn took the soul
Of that waste place with joy
Hidden in sorrow: at first to the ear
The warble was low, and full and clear;
And floating about the under-sky,
Prevailing in weakness, the coronach stole
Sometimes afar, and sometimes anear;
But anon her awful jubilant voice,
With a music strange and manifold,
Flow'd forth on a carol free and bold;



- picture 5



As when a mighty people rejoice
With shawms, and with cymbals, and harps of gold,
And the tumult of their acclaim is roll'd
Thro' the open gates of the city afar,
To the shepherd who watcheth the evening star.
And the creeping mosses and clambering weeds,
And the willow-branches hoar and dank,
And the wavy swell of the soughing reeds,
And the wave-worn horns of the echoing bank,
And the silvery marish-flowers that throng
The desolate creeks and pools among,
Were flooded over with eddying song.





The obvious choice that could arise from such a reading, was a choreography specially created for her on the notes of the cello in Le Cygne from The Carnival of the Animals by the French composer Camille Saint - Saëns, written in 1886, in a dance that Pavlova performed with passion since 1905 for about 4000 times during the last 25 years of her brilliant career. 

She was very tyed to the figure and the image of the swan and for swans had an almost maniacal fondness and her Jack allowed her to keep alive this link also in her everyday life; yiu have to know that during the production of a documentary in which Anna Pavlova was asked to take part along with other celebrities, each one with his own companion pet, she just attended with her beloved Jack;


- picture 6 - Anna and Jack in the garden of Ivy House in the twenties


these are amazing pictures that witness how the sensitivity of a kind soul is also felt by the animals less known as pets, but not less loving, following, in all likelihood, processes and phenomena transcending any scientific explanation ... 


- picture 7


the animal world is a world of wonders and lucky is who can be part of these wonders.


- picture 8


In the calm of the eyes of the animals still speaks the wisdom of nature; because in them the will and the intellect aren't detached enough yet one from each other to be able, when they meet again, to surprise each other


Arthur Schopenhauer 




Anna Pavlova died still young, about three weeks before her fiftieth birthday as a result of an attack of pleurisy that hit her while she was in Aja in the occasion of a show; in the last moments of her life she asked for the costume for the Dying Swan and took it she said: 


  "Play the last measure very softly ";


her ashes were brought to London where they are still kept.


- picture 9


I let you to judge whether this is a sad or rather a deeply touching story of an indescribable tenderness, the story of a bond that goes beyond any attempt at verbalization, the story, why not, of a great love. 


As usual, I thank you with all my heart for the love you always show me. 


See you soon 













Bibliographic sources:

Barbara Allman, Dance of the Swan: A Story about Anna Pavlova, Lerner Classroom ( Reprint edition ), 2001

Margaret Fonteyn, (Anna) Pavlova: Portrait of a Dancer, Viking edition, 1984

Jane Pritchard, Caroline Hamilton, Anna Pavlova: Twentieth Century Ballerina, Booth-Clibborn, 2013

sabato 24 maggio 2014

Celebrating the Anniversary of Queen Victoria's birth.



"I really cannot say how proud I feel to be the Queen of such a Nation."





Queen Victoria wearing the George IV Diadem Tiara in Study of the Throne in the House of Lords (Study for Portrait of Queen Victoria) by Thomas Sully, c. 1838 





"Sinceramente non riesco a dire quanto sia fiera di essere regina di un tale paese !"


queste le parole che Victoria annotò nel suo diario il giorno della propria incoronazione, il 28 giugno del 1838.

Vi confesso che quando originariamente pensai a questo post fui guidata dall'intento di rendere onore ad una regina che lasciò indelebilmente la propria orma nella storia del XIX secolo e che rese grande l'Inghilterra come non mai prima di allora e di celebrare, nel contempo, tutti coloro che ancora ne serbano il ricordo e la glorificano con una serie di ritratti della regina che più lungamente regnò in Gran Bretagna e che più fu dal suo popolo amata ed ammirata; ma oggi a tutto ciò coniugo la pubblicazione di una notizia ancora una volta divulgata dal Daily Mail in data 11 maggio in cui si legge che Sua Maestà la regina Elisabetta II d'Inghilterra ha deciso di esporre i primisssimi diari di Victoria, scritti tra il 1832 ed il 1836, presso Windsor Castle per esibirli ai visitatori a partire da oggi fino al 25 gennaio del prossimo anno.




Queen Victoria aged 18 by Charles Robert Leslie, 1837






Queen Victoria by Charles Brocky, 1841




Quella della scrittura era infatti una grande passione che Victoria coltivava già dall'infanzia: era l'agosto del 1832 quando, in procinto di compiere un viaggio educativo che l'avrebbe condotta ad avvicinarsi a coloro che sarebbero un giorno divenuti i suoi sudditi in un paese che ancora non conosceva in tutte le sue svariate differenze, consegnò alla madre, la duchessa di Kent, il suo primo diario; ella aveva 13 anni e già era posseduta da questo trasporto che la condurrà a divenire la regnante che in assoluto scriverà di più: tra corrispondenza pubblica, privata e diari di Victoria ci è pervenuta sicuramente un'enorme quantità di documenti cartacei .. pensate che solamente quanto ad annotazioni diaristiche, ella colmò con i propri pensieri e considerazioni scritte ben oltre 43.000 pagine per un totale di 141 diari curati fino a dieci giorni prima del suo decesso avvenuto all'età di 81 anni nel 1901.

A partire dal 1833 ella dedicherà quotidianamente al proprio diario la mezz'ora di tempo che precedeva le lezioni di storia, geografia, latino e cultura generale.




Queen Victoria by Robert Thorburn, 1844




( Diari brevi sono stati scritti anche in Hindustani, lingua che Victoria cominciò ad imparare nel 1887, dieci anni dopo essere stata nominata Imperatrice delle Indie )

Per chi ancora non ne fosse inoltre a conoscenza mi piace render noto che gli scritti privati della regina Victoria che recano annotazioni sui fatti più importanti occorsi durante i 63 anni del suo regno, dalla guerra boera a quella in Crimea, sono accessibili presso il sito web http://qvj.chadwyck.com/marketing.do creato da sua maestà la Regina Elisabetta II il 24 Maggio del 2012 in onore della ricorrenza della nascita della sua trisavola e per chi coltiva particolare inclinazione e curiosità per questo delizioso personaggio storico consiglio vivamente di sfogliare il Queen Victoria's Diamond Jubilee Scrapbook che illustra eventi e considerazioni corredate da fotografie che vanno dall'infanzia di Victoria all'anno del Royal Jubilee del 1887 disponibile on-line all'indirizzo http://www.queen-victorias-scrapbook.org/.









Immagini risalenti al 1887 prodotte in occasione delle celebrazioni del Royal Golden Jubilee




Concludo questo mio scritto celebrando infine la maestà di Victoria con una serie di ritratti in cui i più celebri pittori del tempo hanno cercato di darvi espressione per tramite di una rappresentazione su tela, coniugando mirabilmente la dolcezza del suo sguardo, la mitezza e l'umiltà del suo temperamento che traspaiono dai lineamenti del suo volto con la regalità degli abiti e dei monili propri del ruolo storico che fu chiamata mirabilmente e rivestire.




Queen Victoria in a miniature with the Diamond spike Tiara 






Queen Victoria by John Partridge, 1840






 Queen Victoria by Franz Xaver Winterhalter, detail, 1842






Queen Victoria by Franz Xaver Winterhalter, c.1844 - 1845






Queen Victoria in Wedding Veil by Franz Xaver Winterhalter, 1847 






First of May 1851 by Franz Xaver Winterhalter - painting of a young Queen Victoria in a Diamond spike Tiara, with her firstborn child, and Prince Albert at her back.






The Cousins: Queen Victoria and Victoire, Duchesse de Nemours by Franz Xaver Winterhalter, 1852 






Queen Victoria by Charles Lucien Luis Muller, 1856






Queen Victoria by Franz Xaver Winterhalter, 1859






The Secret of England's Greatness - Queen Victoria presenting a Bible in the Audience Chamber at Windsor by Thomas Jones Barker, 1861






Queen Victoria in a miniature with the George IV Diamond Diadem Tiara




E dopo aver ammirato con voi questi preziosi dipinti vi giunga colmo di gioia il mio più caro ed affettuoso saluto.

A presto 
















"I really cannot say how proud I feel to be the Queen of such a Nation."



- picture 1 - Queen Victoria wearing the George IV Diadem Tiara in Study of the Throne in the House of Lords (Study for Portrait of Queen Victoria) by Thomas Sully, c. 1838 



These are the words that Victoria wrote in her diary on the day of her coronation, on June 28th, 1838. 

I confess that when I first thought about publishing this post I was originally driven by the need to pay tribute to a queen who left her indelible mark in the history of the XIXth century and who made England as great as never before, and to celebrate, in the meanwhile, all those who still keep remembrance of her and glorify her with a series of portraits of the queen who reigned longer in Great Britain and who was the most loved and admired by her people; but today I conjugate to it the publication of a new read again on the Daily Mail published on May 11th, which states that Her Majesty Queen Elizabeth II has decided to expose the very early Victoria's diaries, written between the years 1832 and 1836, at Windsor Castle in order to display them to all the visitors from today until January 25th next year.


- picture 2 - Queen Victoria aged 18 by Charles Robert Leslie, 1837

- picture 3 - Queen Victoria by Charles Brocky, 1841


That of writing was in fact a great passion that Victoria cultivated since her early childhood: it was August of 1832 when, in the process of making an educational trip that would have taken her around her country and get closer to those who would one day become her subjects in a country that she didn't know in all its myriad differences yet, gave to her mother, the Duchess of Kent , her first journal; she was 13 years old and was already owned by this transport that will lead her to become the ruler who will write more in absolute: among public, private correspondence and diaries by Victoria surely we received a huge amount of paperwork ... just think that, as annotations in her diaries, she filled with her own written thoughts and considerations over 43,000 pages for a total of 141 diaries cared till ten days before her death occurred at the age 81 in 1901.

( Short Diaries were written in Hindustani too , a language that Victoria began to learn in 1887 , ten years after she was named Empress of India )

Starting from 1833 she will devote her daily journal half an hour of the time that preceded hre lessons of history, geography, Latin and general knowledge.


- picture 4 - Queen Victoria by Robert Thorburn, 1844


( Short Diaries were written in Hindustani too , a language that Victoria began to learn in 1887 , ten years after she was named Empress of India )

For those who still don't know it yet I want to make known that thirteen of the private writings of Queen Victoria bearing annotations about the most important events that occurred during the 63 years of her long reign, from the Boer War to the Crimea one, are available at the website http://qvj.chadwyck.com/marketing.do created by her Majesty Queen Elizabeth II on May 24th, 2012 in honor of the annivrsary of her grand - grand - grandmother's birth and for those who cultivate the inclination and curiosity for this delightful historical figure I highly recommend to browse the Queen Victoria's Diamond Jubilee Scrapbook illustrating events and considerations accompanied by photographs from Victoria's childhood to the year of the Royal Jubilee (1887), available on-line at http://www.queen-victorias-scrapbook.org/.



- picture 5  and  picture 6 - Images dating back to 1887 published in occasion of the celebrations of the Royal Golden Jubilee 



I conclude my writing finally celebrating Victoria's majesty with a series of portraits in which the most famous painters of the time tried to give it expression through a representation on canvas, beautifully combining the sweetness of her look, the meekness and the humility of her temperament transpiring from the features of her face with the royalty of the clothes and the jewelry of the historical role that she was called to play and which admirably did.


- picture 7 - Queen Victoria in a miniature with the Diamond spike Tiara 

- picture 8 - Queen Victoria by John Partridge, 1840

- picture 9 - Queen Victoria by Franz Xaver Winterhalter, detail, 1842 

- picture 10 -  Queen Victoria by Franz Xaver Winterhalter, c.1844 - 1845

- picture 11 -  Queen Victoria in Wedding Veil by Franz Xaver Winterhalter, 1847 

- picture 12 - First of May 1851 by Franz Xaver Winterhalter - painting of a young Queen Victoria in a Diamond spike Tiara, with her firstborn child, and Prince Albert at her back.

- picture 13 - The Cousins: Queen Victoria and Victoire, Duchesse de Nemours by Franz Xaver Winterhalter, 1852 

- picture 14 - Queen Victoria by Charles Lucien Luis Muller, 1856

- picture 15 - Queen Victoria by Franz Xaver Winterhalter, 1859

- picture 16 - The Secret of England's Greatness - Queen Victoria presenting a Bible in the Audience Chamber at Windsor by Thomas Jones Barker, 1861

- picture 17 - Queen Victoria in a miniature with the George IV Diamond Diadem Tiara


And after admiring together with you these precious paintings, full of joy might my most affectionate greeting, sent with all my heart, reach you all ! 



See you soon  










domenica 18 maggio 2014

Charlotte Brontë and Jane Eyre, a lady at the mirror.



Molti sono i critici a supporre oggi che vi sia una stretta analogia, anzi un parallelo, tra Charlotte Brontë e Jane Eyre, la protagonista dell'omonimo romanzo da lei scritto nel 1846, ovvero, che ad ispirarle questo romanzo, le vicissitudini della giovane che lo animano e le sue caratteristiche personologiche siano stati proprio il suo stesso temperamento, le concezioni che nutriva e che al tempo, forse, quale donna, non le era culturalmente concesso di esprimere apertamente e la sua esistenza fino ad allora vissuta;





perciò quello di Jane Eyre rappresenterebbe una sorta di ritratto in parte reale in parte ideale di Charlotte Bron stessa.


Attingendo al ritratto che di lei traccia la scrittrice ed amica Elizabeth Gaskell, vicina all'autrice anche nei momenti di vita quotidiana, si trovano frequenti analogie già di

natura biografica: Charlotte Brontë nacque a Thornton nello Yorkshire nel 1816, terza dei sei figli di Maria ( nata Branwell ) e di Patrick Brontë, soprannominato Brunty o Prunty, pastore anglicano di origini irlandesi; dopo la morte prematura delle madre nel 1821 Charlotte fu inviata con tre delle sue sorelle, Emily, Maria ed Elizabeth alla Clergy Daughters' Scholl a Cohan Bridge, in Lancashire, luogo tetro, angusto e malsano che le ispirerà in futuro la Lowood School in Jane Eyre, insalubre al punto da cagionarle irrimediabilmente la salute e da procurare il decesso per tubercolosi alle due sorelle maggiori Maria ed Elizabeth; venne quindi con Emily ricondotta a casa dal padre presso la canonica di Haworth in cui egli prestava la propria opera pastorale, dove ella, quale sorella maggiore, seguirà i fratelli rimasti come un amica materna ed un angelo custode.
Ultimata la propria formazione culturale presso la Roe Head di Mirfield nel 1832, dove tornerà in qualità di insegnante dal 1835 al 1838, dopo aver prestato servizio come istitutrice presso alcune famiglie del luogo, si recherà con la sorella Emily a Bruxelles nel 1842 dove venne assunta nel collegio gestito da Costantin Heger e dalla moglie Claire Zoé quale insegnante di lingua inglese - Emily insegnava musica - ed entrambe alloggeranno presso gli Heger che, fornendo loro vitto ed un tetto, così ripagavano il loro lavoro al collegio.




The Heger family by Ange Francois, 1846 




Fu quello un periodo felice per Charlotte, ma di troppo breve durata, poichè la morte della sorella della madre ricondusse molto presto lei ed Emily a casa; Charlotte tornò sola a Bruxelles, ma il crescente trasporto per Mr.Heger ( l'amore per un uomo sposato ci riporta a quello di Jane Eyre per Mr.Rochester ) e la nostalgia di casa la riporteranno ad Haworth dove, nel 1846, comincerà con il pubblicare una raccolta di poesie insieme con le sorelle Emily ed Anne sotto i rispettivi pseudonimi di Currer, Ellis ed Acton Bell e sempre con lo pseudonimo di Currer Bell Charlotte pubblicherà il suo romanzo, il primo ed il più grande, che immediatamente divenne celebre:




Le sorelle Brontë ( da sinistra Charlotte, Anna ed Emily ) in una fotografia del 1845




Già dalla prima apparizione in pubblico del romanzo Jane Eyre nel 1847, la Gaskell, come molti dei suoi lettori, fu posseduta dall'energia del romanzo e affascinata dal mistero dell'identità del suo autore. Attraverso una rete di amici e conoscenti, aveva stabilito che il misterioso ' Currier Bell ' fosse una donna: "Currer Bell ( Aha ! che segreto volete mai raccontarmi ?) E' una lei - ecco cosa vi dico". ! - 1

Tra il 1848 ed il 1849 Charlotte perderà l'unico fratello, Branwell, dedito all'oppio ed accanito bevitore, strappato alla vita da una bronchite acuta, e le due sorelle decedute per tubercolosi e da allora si dedicherà alla cura del padre rimasto ormai il solo con cui condividere la casa e le proprie giornate, ferma restando l'ormai irrinunciabile arte dello scrivere.





Nel 1854 sposerà Arthur Nicholls, il curato che affiancava il padre in canonica, e, nel tentativo di dargli un figlio, si spegnerà alla giovane età di soli 38 anni nel 1855.





JANE EYRE - A tutta prima il romanzo scritto da Charlotte Brontë nel 1846 altro non sembra che una storia d'amore, quella tra una giovane fanciulla orfana vittima serena di una vita amareggiata dalla povertà e dai maltrattamenti, ed il ricco e burbero Mr.Rochester, eroe romantico tormentato dai moti del suo animo, la storia di un amore sicuramente difficile da portare a compimento, ma in realtà per tramite di questa vicenda l'autrice dà voce ad una serie di tematiche a lei molto care.

Innanzitutto quella che nel romanzo viene rappresentata è una società patriarcale, tipica del periodo vittoriano, in cui a fatica Jane cerca di affermare sé stessa circondata da personaggi maschili che tentano di mantenerla in una posizione subordinata, da Mr.Brocklehurst preside della Logwood School, sadico e violento con i propri studenti, a Mr.Rochester per il quale lavora come istitutrice della fanciulla che ha avuto in affidamento e di cui è chiamato ad occuparsi a St.John Eyre Rivers, l'ecclesiastico che si rivelerà essere un cugino di Jane fortemente guidato dal proprio credo; solamente alla fine del romanzo ella si concede in sposa a Mr.Rochester, colui il quale sostiene apertamente che, nonostante la diversità di ruoli e di estrazione sociale, Jane e lui sono uguali ed il loro si qualifica così come un matrimonio tra due persone profondamente identiche tra loro: il mondo interiore governerebbe quindi i principi al di là delle apparenze, ogni essere umano, secondo Charlotte, deve essere apprezzato in quanto individuo prima ancora che come essere sociale.
Questo è da considerarsi, al tempo in cui fu concepito, un punto di vista sicuramente anti-vittoriano, espressione di una filosofia antesignana di quella che verrà più tardi definita femminista tenuto conto del fatto che le donne all'epoca non potevano pensare ad altro che a governare la casa, a cucinare puddings per la famiglia, a ricamare borse, lavorare la maglia e suonare il pianoforte; secondo la concezione di Charlotte ogni donna, fermo restando il fatto che deve apparire sempre calma e docile, quasi fossero quelle della fermezza e della mitezza virtù che il gentil sesso deve orgogliosamente custodire, non è diversa dagli uomini in ciò che sente, in ciò che soffre, in ciò che desidera e soprattutto in ciò che ama.




Frederick Walker ( 1840 - 1875 ) Rochester and Jane Eyre




Una vita senza amore è per Jane ( e per Charlotte, quindi ) una vita non degna di essere vissuta; Jane è moralmente retta tanto che la sua integrità morale le impone di lasciare Mr.Rochester, già sul punto di maritarlo nonostante la disapprovazione generale, perchè, una volta scopertolo già sposato, avrebbe dovuto continuare a vivere al suo fianco quale sua amante, è intelligente, amorevole ed intellettuale, tutte doti pregevoli che fanno di lei la donna ideale per Rochester il quale la ama vedendo in lei innanzitutto il suo valore come persona, ed è questo, a mio avviso, il grande e profondo messaggio che con Jane Eyre Charlotte Brontë ci ha voluto consegnare, un messaggio che si legge tra le righe di questo suo grande romanzo, un messaggio che ci proviene da un'epoca ancora governata dalle apparenze, dallo 'status sociale' e dalle gerarchie e perciò non pronta per comprenderne appieno il significato ed il valore.

Ancora una volta una donna dalla sensibilità e dall'intuito eccezionali precorre i tempi qualificandosi tutt'oggi messaggera di concezioni di estrema attualità ed esibendo un ideale tutt'ora da perseguire.
E mi piace concludere con le parole con cui Elizabeth Gaskell descrive ai propri lettori questa delicata fanciulla dopo averla incontrata per la prima volta sancendo così una durevole e sincera amicizia:

Poi, nel mese di agosto del 1850, su invito di Sir James e Lady Kay-Suttelworth, la Gaskell si recò a Briery Close, vicino Windermere. Lì conobbe Charlotte Bronte, un incontro che condusse ad una amicizia che fu molto importante, nonostante la sua brevità, per il calore e l'intimità che la connotarono, e che determinò la natura tutta di 'The Life' quando venne scritta. La Gaskell fu colpita dalla figura infantile, ' una persona così tanto minuta ed oscura ', vestita di nero, e con le mani con dita affusolate come quelle di un piccolo uccello. Tale senso di sofferenza e di deprivazione che allora avvertì nel guardarla farà da sottofondo a tutta la biografia che ne scriverà. 2

... sì, mi piacerebbe un giorno leggere anche questo testo con voi ...

Vi ringrazio di cuore per avermi seguita anche in questo mio piccolo viaggio tra le pagine di questo splendido romanzo senza tempo e vi saluto con tutto il cuore augurandovi ogni bene.


A presto  










Bibliografia: 

Charlotte Brontë, Jane Eyre, Newton Compton, 2010

Laura Joh Rowland, The Secret Adventures of Charlotte Bronte, Penguin Group (USA), 2008

Elizabeth Gaskell, Life of Charlotte Brontë, OUP Oxford Publisher, 2009
OUP Oxford, 2009 

Juliet Barker, The Brontes: Wild Genius on the Moors: The Story of a Literary FamilyPegasus, 2013



Citazioni:

1 - Elizabeth Gaskell, Life of Charlotte Brontë, OUP Oxford Publisher, 2009
OUP Oxford, 2009, Introduction, p.ix

2 - ibidem










Several critics do agree to assume today that there's a close analogy, even a parallel between Charlotte Brontë and Jane Eyre, the protagonist of the novel she wrote in 1846, that is, that to inspire this novel, the vicissitudes of the young girl who animates it and the characteristics of her personality it was just her own temperament, the ideas she felt and that at the time, perhaps, as a woman, she wasn't culturally allowed to openly express and her own existence until then lived;


- picture 1


therefore Jane Eyre would represent a sort of portrait part in real and part in ideal of Charlotte Brontë herself. 


Drawing on the portrait of her that the writer and friend Elizabeth Gaskell traces, close to the author even in moments of everyday life, there are frequent analogies already by 


- picture 2 o the left - biographical nature: Charlotte Brontë was born at Thornton in Yorkshire in 1816, the third of six children born to Maria (née Branwell ) and Patrick Brontë surnamed Brunty or Prunty, Anglican clergyman of Irish descent; after the untimely death of her mother in 1821, Charlotte was sent with three sisters of hers, Emily, Mary and Elizabeth to the Clergy Daughters' Scholl at Cohan Bridge, Lancashire, a gloomy place, cramped and unhealthy thet in the future will inspire the Lowood School in Jane Eyre, unhealthy enough to cause irreparable damage to her health and to procure the death from tuberculosis at the two older sisters Mary and Elizabeth; together with Emily she was then brought back home by her father at the Haworth Parsonage where he lent his pastoral work and where she, as older sister, followed the remaining siblings as a motherly friend and a guardian angel.
After completing her cultural education at the Roe Head Mirfield in 1832, where she returned as a teacher from 1835 to 1838, after working as a governess by a few local families, she will go with her sister Emily to Brussels in 1842, where she was employed at the college run by Constantin Heger and his wife Claire Zoé as a teacher of English language - Emily taught music - and both will stay by the Hegers that, by providing them with food and a roof, so repaid their work at their college.


- picture 3 - The Heger family by Ange Francois, 1846 



That was a happy time for Charlotte, but of too short duration, since the death of her mother's sister brought back she and Emily at home very soon; Charlotte returned alone to Brussels, but the growing transport for Mr.Heger ( the love for a married man brings us back to that of Jane Eyre for Mr.Rochester ) and the homesickness will report her to Haworth, where, in 1846, will begin with publish a collection of  poems along with her sisters Emily and Anne under the respective pseudonyms of Currer, Ellis and Acton Bell, and always under the pseudonym Currer Bell Charlotte will publish her novel, the first and biggest one, which immediately became famous:



- picture 4 - The Brontë sisters (from left Charlotte, Anne and Emily) in a photo from 1845 



From the first appearanace of Jane eyre in 1847, Gaskell, like so many of its readers, had been possessed by the energy of the novel and fascinated by the mistery of its author's identity. Early on, through a network of friends and acquaintances, she had estabilished that the mysterious 'Currier Bell' was a woman : " Currer Bell (aha ! what will you give me for a secret? ) She's a she - that I will tell you ". ! -  1

Between the years 1848 and 1849 Charlotte lost the only brother Branwell, addicted to opium and avid drinker, ripped from life by acute bronchitis, and the two sisters died of tuberculosis, and then she'll devote to the care of her father who was now the only one with whom to share her house and her days, being understood the indispensable art of writing.


- picture 5


In 1854 she'll marry Arthur Nicholls, the priest who worked side by side with her father in the rectory, and in an the attempt to give him a son, will shut down at the young age of only 38 years in 1855.


- picture 6 on the left - JANE EYRE - At first the novel written by Charlotte Bronte in 1846 doesn't seem more than a love story, that of a young orphaned girl serene victim of a life embittered by poverty and ill-treatment, and the rich and surely Mr.Rochester, tormented by the motions of his soul, the story of a love definitely difficult to bring to fruition, but in reality by means of this the authoress gives voice to a number of issues which were very dear to her.

First of all, what is represented in this novel is a patriarchal society, typical of the Victorian period, in which Jane fatigues tries to assert herself surrounded by male characters who try to keep her in a subordinate position, such as Mr.Brocklehurst, dean of the Lowood School, sadistic and violent with his pupils, Mr.Rochester for which she works as a governess of the young girl he had in custody and of which he's called upon to take care of and St.John Eyre Rivers, the clergyman that will prove to be a Jane's cousin strongly driven by his belief; only at the end of the novel she gave herself in marriage to Mr.Rochester, the one who openly says that, despite the diversity of roles and social status, Jane and him are equal, and their marriage qualifies as a marriage between two people deeply identical to each other: the inner world would then govern the principles beyond the appearances, every human being, according to Charlotte, has to be appreciated as an individual even before than as a social being.
This has to be considered, at the time in which it was conceived, a point of view certainly anti- Victorian, expression of a philosophy forerunner of what will later be defined a feminist view given that women at that time couldn't think of nothing but to govern the house, to cook puddings for their family, embroidering bags, to knittle and play the piano; according to the conception of Charlotte every woman, notwithstanding the fact that should always appear calm and docile, almost as if those of firmness and gentleness are virtues that the fairer sex has proudly to cherish, isn't different from men in what she feels, in what she suffers, in what she want and especially in what she loves.



- picture 7 - Frederick Walker (1840 - 1875) Rochester and Jane Eyre




A life without love is for Jane ( and Charlotte, then ) a life not worth living; Jane is morally upright so that her moral integrity order her to leave Mr.Rochester, already on the verge of marry him despite the general disapproval, because, once discover him already married, she should continue to live at his side as his mistress, is intelligent, loving and intellectual, all valuable qualities that make her the ideal woman for Rochester who loves her seeing in her first of all her value as a person, and this is, in my opinion, the great and profound message that with Jane Eyre Charlotte Brontë wanted to deliver us, a message that we read between the lines of her great novel, a message that comes to us from an era still governed by appearances, by the ' social status ' and hierarchies and therefore not ready to fully understand the meaning and value of it.

Once again a woman with exceptional sensitivity and intuition far ahead of her time qualifies herself as a messenger of conceptions of extreme topically and exhibites an ideal still to be pursued.
And I would like to conclude with the words with which Elizabeth Gaskell describes to her readers this delicate girl after meeting her for the first time, thus establishing a lasting and sincere friendship:

Then in August 1850, at the invitation of Sir James and Lady Kay-Suttelworth, Gaaskell went to Briery close, nera Windermere. there she first met Charlotte Bronte, an encounter that led to a friendship remarkable, despite its brevity, for warmth and intimacy, and one that determined the nature of The Life when it came to be written. Gaskel was struck by the childlike figure, 'a little wee dark person', dressed in black, and with hands like birds' claws. Gaskell sense of deprived and suffering soffuses The Life.2

... yes I'd like one day to read this text too with you ...

I sincerely thank you for having followed me even in this little journey of mine through the pages of this wonderful novel with no time and greet you with all my heart wishing you all the best.


See you soon  











Bibliography: 

Charlotte Brontë, Jane Eyre, Newton Compton, 2010

Laura Joh Rowland, The Secret Adventures of Charlotte Bronte, Penguin Group (USA), 2008

Elizabeth Gaskell, Life of Charlotte Brontë, OUP Oxford Publisher, 2009
OUP Oxford, 2009 

Juliet Barker, The Brontes: Wild Genius on the Moors: The Story of a Literary FamilyPegasus, 2013



Quotations:

1 - Elizabeth Gaskell, Life of Charlotte Brontë, OUP Oxford Publisher, 2009
OUP Oxford, 2009, Introduction, p.ix

2 - ibidem