Un
sepalo, un petalo e una spina
In un comune mattino d’estate,
Un fiasco di rugiada, un’ape o due,
Una brezza,
Un frullo in mezzo agli alberi
Ed io sono una rosa!
Emily Dickinson
In un comune mattino d’estate,
Un fiasco di rugiada, un’ape o due,
Una brezza,
Un frullo in mezzo agli alberi
Ed io sono una rosa!
Emily Dickinson
My Sweet Rose o The Soul of the Rose, John William Waterhouse, 1908
Lo si conosce come l'ultimo dei preraffaelliti *, forse per questo in grado di esprimere al massimo livello le tematiche che ne caratterizzavano i dipinti, quali l'ispirazione alle leggende cavalleresche medioevali, alla Bibbia, la rappresentazione della natura e la centralità della figura femminile, ma la soavità con cui, tramite il sapiente utilizzo dei colori, illuminava i volti delle sue "ladies" comunicano un'armonia ed una quiete interiore che solamente chi è capace di cogliere l'essenza ultima delle cose è in grado di trasmettere.
Waterhouse non fu solamente un poeta del colore: egli volle come protagoniste dei suoi dipinti donne bellissime, incarnazioni di grazia o donne fatali, sempre dai lunghi capelli, raccolti o sciolti, lievi ed armoniose, dallo sguardo trasognato, rapite dai loro pensieri e perciò avvolte da un impenetrabile alone di mistero che le rende oltremodo affascinanti agli occhi dell'osservatore.
Legato all'Italia che gli diede i natali (nacque Roma il 6 aprile del 1849) Nino, come fu subito soprannominato in famiglia, trascorse a Roma i suoi primi cinque anni; nel 1854 si trasferì a Londra, nel quartiere di South Kensington dove i genitori, entrambi pittori (era figlio di William ed Isabela Waterhouse), lo indirizzarono verso le arti figurative iscrivendolo nel 1870 alla Royal Academy.
L'atmosfera artistica che respirava tra le mura domestiche, la frequentazione dell'accademia e la vicinanza del Victoria and Albert Museum lo spronarono a dipingere già da giovinetto e nel 1874 cominciò a divenire celebre con l'opera allegorica Sleep and his Half-Brother Death (Il Sonno e la sua Sorellastra Morte), ma sarà intorno alla fine degli anni ottanta che andrà consolidandosi lo stile per cui ancora oggi lo ammiriamo, quando, sensibilizzato dalla mitologia classica e dalle leggende medievali oltre che dal repertorio shakespeariano, temi in cui riesce a dare piena espressione alla propria artisticità, comincerà con il trasporre sulla tela i volti e le figure femminili più ammalianti della pittura vittoriana:
per Waterhouse le angosce, le ansie, le gioie che traspaiono dagli sguardi delle eroine che ritrae altro non sono che le varie sfaccettature di un unico complesso, enigmatico, imprevedibile, sorprendente, ineffabile ed ammaliante volto, quello della femminilità.
Study for Lady Clare, 1908 ca.
Avvolto di mistero e magia, il ciclo bretone, appartenente alla letteratura medioevale, ispirato al mito di re Artù, ai cavalieri e alle dame che ruotavano intorno a Camelot, fu per Waterhouse spesso fonte d'ispirazione, ed in primis lo fu per la figura di Lady of Shalott (Elaine di Astolat) la cui storia, triste e dal tragico epilogo era stata resa famosa pochi anni prima dall'omonimo poema di Sir Alfred Tennyson (1809 - 1892): vittima di un incantesimo di Morgana che la volle rinchiusa in una torre per tutta la durata della sua vita affinchè non potesse vedere Lancillotto, Elaine era costretta a stare seduta a tessere le immagini che dalla finestra le rimandava la superficie di uno magico specchio azzurro posto davanti i suoi occhi, (And sometimes through the mirror blue / The knights come riding two and two: / She hath no loyal knight and true,/ The Lady of Shalott. - E talvolta attraverso lo specchio azzurro / I Cavalieri giungono cavalcando a due a due: / Lei non ha alcun Cavaliere leale e fedele, / La Signora di Shalott. ) condannata a non rivolgere mai lo sguardo verso Camelot, pena la morte;
questo finchè un giorno, pur consapevole del proprio destino, decise di affacciarsi e seguire con lo sguardo l'affascinante cavaliere che stava rientrando al castello:
The Lady of Shalott looking at Lancelot
s'innamorò al primo sguardo di Lancillotto ed aveva anche scorto Camelot all'orizzonte, sapeva che sarebbe andata incontro alla morte, ma scelse comunque di seguirlo:
Lying, robed in snowy white
That loosely flew to left and right -
The leaves upon her falling light -
Thro' the noises of the night,
She floated down to Camelot:
And as the boat-head wound along
The willowy hills and fields among,
They heard her singing her last song,
The Lady of Shalott.
A longdrawn carol, mournful, holy,
She chanted loudly, chanted lowly,
Till her eyes were darken'd wholly,
And her smooth face sharpen'd slowly,
Turn'd to tower'd Camelot:
For ere she reach'd upon the tide
The first house by the water-side,
Singing in her song she died,
The Lady of Shalott.
The Lady of Shalott, excerpt - Sir Alfred Tennyson, 1832
Una nenia triste, sacra,
E' questo uno dei dipinti più affascinanti del periodo vittoriano, forse l'apice della pittura vittoriana, in cui in ogni pennellata Waterhouse infuse magia e poesia: Tennyson canta la drammatica storia di questa infelice creatura in una fiaba struggente e lui la traduce dipingendo le note più tristi che mai si potrebbero ascoltare coniugando la drammaticità dell'argomento con la teatralità dell'immagine (forse anche influenzato dallo stile di Sarah Bernhardt che al tempo furoreggiava nei teatri londinesi) per giungere a dar vita ad un dipinto che rabbrividisce per il fascino della sua storia e per la sua rara bellezza.
Sempre legato al ciclo arturiano il dipinto Tristram and Isolde with the Potion (Tristano ed Isotta con la pozione)
in cui Isotta porge la pozione che li avrebbe dovuti uccidere insieme visto che realtà negava loro di rimanere uniti: in realtà non si trattava di veleno bensì di un filtro d'amore che avrebbe ulteriormente acceso il loro amore costringendoli, quindi, a fuggire nella foresta. (Narra la leggenda che Isotta, principessa d'Irlanda, promessa sposa di re Marco di Cornovaglia, fu affidata alle cure del di lui nipote, Tristan o Tristram, che avrebbe dovuto scortarla e proteggerla durante il viaggio in Cornovaglia; questi, però, malauguratamente s'innamora di lei e da lei è ricambiato, mutando rovinosamente il corso che gli eventi avrebbero dovuto seguire.)
E' del 1886 il dipinto The Magic Circle (Il Cerchio Magico),
in cui con ogni probabilità Waterhouse vuole ritrarre Morgana mentre prepara uno dei sortilegi con cui soggiogava cavalieri e dame assoggettandoli al suo volere per realizzare i propri ambiziosi sogni, primo tra tutti quello di divenire regina di Camelot sposando Artù.
Anche al repertorio shakespeariano Waterhouse attinse con ispirazione profonda, sensibilizzato e soggiogato, come altri preraffaelliti, dal fascino soprattutto della fragile figura di Ophelia, vittima degli eventi al punto di raggiungere la follia ...
Tra i protagonisti della tragedia The Tragical History of Hamlet, Prince of Denmark (Amleto), Ophelia, che vive alla corte di Danimarca essendo il padre ciambellano comincerà ad abbandonarsi alla follia perchè, dopo aver ceduto alle lusinghe di Amleto ed essersene innamorata perdutamente, crederà, equivocando, l'amore di Amleto non genuino e disinteressato e a cedervi definitivamente dopo aver visto il padre assassinato dallo stesso Amleto che lo credeva lo zio Claudio, usurpatore del suo trono.
« O, what a noble mind is here o'erthrown!
The courtier's, soldier's, scholar's, eye, tongue, sword;
The expectancy and rose of the fair state,
The glass of fashion and the mould of form,
The observed of all observers, quite, quite down!
And I, of ladies most deject and wretched,
That suck'd the honey of his music vows,
Now see that noble and most sovereign reason,
Like sweet bells jangled, out of tune and harsh;
That unmatch'd form and feature of blown youth
Blasted with ecstasy: O, woe is me,
To have seen what I have seen, see what I see! »
The Tragical History of Hamlet, Prince of Denmark, Ophelia's monologue, Act III, Scene I
« Oh, qual nobile mente è qui sconvolta!
Occhio di cortigiano,
lingua di dotto, spada di soldato;
la speranza e la rosa del giardino
del nostro regno, specchio della moda,
modello d'eleganza,
ammirazione del genere umano,
tutto, e per tutto, in lui così svanito!...
E io, la più infelice e derelitta
delle donne, ch'ho assaporato il miele
degli armoniosi voti del suo cuore,
debbo mirare adesso, desolata,
questo sublime, nobile intelletto
risuonare d'un suono fesso, stridulo,
come una bella campana stonata;
l'ineguagliata sua forma, e l'aspetto
fiorente di bellezza giovanile
guaste da questa specie di delirio!...
Me misera, che ho visto quel che ho visto,
e vedo quel che seguito a vedere! »
Amleto, monologo di Ofelia, Atto III scena I
Il nulla, il vuoto nello sguardo, l'assenza di ogni forma di pensiero, il dominio assoluto del dolore conduce la disperata fanciulla a vagare per il bosco, ad adornarsi i capelli in prossimità dell'acqua, dove, per imperizia, l'attenderà la morte.
GERTRUDE: There is a willow grows aslant a brook,
That shows his hoar leaves in the glassy stream;
There with fantastic garlands did she come
Of crow-flowers, nettles, daisies, and long purples
That liberal shepherds give a grosser name,
But our cold maids do dead men's fingers call them:
There, on the pendent boughs her coronet weeds
Clambering to hang, an envious sliver broke;
When down her weedy trophies and herself
Fell in the weeping brook. Her clothes spread wide;
And, mermaid-like, awhile they bore her up:
Which time she chanted snatches of old tunes;
As one incapable of her own distress,
Or like a creature native and indued
Unto that element: but long it could not be
Till that her garments, heavy with their drink,
Pull'd the poor wretch from her melodious lay
To muddy death.
The Tragical History of Hamlet, Prince of Denmark, Act IV, Scene VII
GERTRUDE: C'è un salice che cresce di traverso
a un ruscello e specchia le sue foglie
nella vitrea corrente; qui ella venne,
il capo adorno di strane ghirlande
di ranuncoli, ortiche, margherite
e di quei lunghi fiori color porpora
che i licenziosi poeti bucolici
designano con più corrivo nome
ma che le nostre ritrose fanciulle
chiaman "dita di morto"; ella lassù,
mentre si arrampicava per appendere
l'erboree sue ghirlande ai rami penduli,
un ramo, invidioso, s'è spezzato
e gli erbosi trofei ed ella stessa
sono caduti nel piangente fiume.
Le sue vesti, gonfiandosi sull'acqua,
l'han sostenuta per un poco a galla,
nel mentre ch'ella, come una sirena,
cantava spunti d'antiche canzoni,
come incosciente della sua sciagura
o come una creatura d'altro regno
e familiare con quell'elemento.
Ma non per molto, perché le sue vesti
appesantite dall'acqua assorbita,
trascinaron la misera dal letto
del suo canto a una fangosa morte. »
Amleto, Atto IV scena VII
Ed ancora la bellissima, ingenua, emotiva Miranda dalla fulva chioma agitata dalle folate di un vento selvaggio, protagonista del dramma shakespeariano The Tempest (La Tempesta) che assiste tristemente all'ira del padre, Prospero, vero duca di Milano, esiliato con lei su di un'isola del Mediterraneo, che scatena artifici e magie per riportare la figlia al posto che le spetta:
If by your art, my dearest father, you have
Put the wild waters in this roar, allay them.
The sky, it seems, would pour down stinking pitch,
But that the sea, mounting to the welkin's cheek,
Dashes the fire out.
The Tempest, Act I, Scene II
Se con la vostra arte, amatissimo padre, avete
sollevato questo urlo dalle onde selvagge, ora calmatele.
Sembra che l'aria voglia rovesciare fetida pece,
ma che il mare, alzandosi fino al volto del cielo,
ne attenui il fuoco.
La Tempesta, Atto I. Scena II
Nel 1897 un'altra opera di Tennyson scosse il genio artsitico e la creatività di Waterhouse, il poema Marian in the South (Marianna al Sud), tratto dalla commedia shakespeariana Measure for Measure (Misura per Misura) in cui Marianna, promessa sposa ad Angelo, viene ripudiata quando questi viene a sapere che la sua dote è andata persa in un naufragio; a questa figura letteraria viene delegata l'espressione di tutta l'angoscia della solitudine e la malinconia che ne scaturisce connota i suoi giorni interamente trascorsi nell'isolamento ed in un questionarsi lamentoso ed infatti l'immagine che di lei Waterhouse vede riflessa nello specchio appare con uno sguardo interrogativamente languido, quasi cercasse gli occhi negli occhi per dialogare almeno con sè stessa:
Till all the crimson changed, and past
Into deep orange o’er the sea,
Low on her knees herself she cast,
Before Our Lady murmur’d she:
Complaining, “Mother, give me grace
To help me of my weary load.”
And on the liquid mirror glow’d
The clear perfection of her face.
“Is this the form,” she made her moan,
“That won his praises night and morn?”
And “Ah,” she said, “but I wake alone,
I sleep forgotten, I wake forlorn.”…
…And, rising, from her bosom drew
Old letters, breathing of her worth,
For “Love”, they said, “must needs be true,
To what is loveliest upon earth.”
An image seem’d to pass the door,
To look at her with slight, and say,
“But now thy beauty flows away,
So be alone for evermore.”
“O cruel heart,” she changed her tone,
“And cruel love, whose end is scorn,
Is this the end to be left alone,
To live forgotten, and die forlorn?”
Fino a che tutto il cremisi delcielo volse, e divenne passato
In arancio profondo sopra 'l mare,
Bassa in ginocchio lei si gettò,
Prima di mormorare a Nostra Signora:
Lamentevole, "Madre, datemi la grazia
Perchè mi aiuti a trasportare il mio carico stanco. "
E sullo specchio liquido scintillò
La chiara perfezione del suo viso.
"E 'questa la forma," proseguì il suo lamento,
"Che ha vinto le sue lodi notte e giorno?"
"Ah," mormorò, "mi sveglio sola,
Dormo dimenticata, mi sveglio sconsolata. "...
... E, con impeto crescente, dal seno trasse
Vecchie lettere, pulsanti del suo valore,
Per "Amore", dicevano, "deve necessariamente essere vero,
Per ciò che vi è più bello sulla terra."
Un'immagine sembrò attraversare la porta,
Per guardarla con leggerezza e dire:
"Ma ora la tua bellezza scorre via,
Quindi, sii sola per sempre. "
"O crudele cuore", mutò il suo tono,
"E amore crudele, il cui fine è il disprezzo,
È questo il fine, essere lasciata sola,
Per vivere dimenticata, e morire sconsolata?
Ispirandosi all'incantevole e seducente repertorio di John Keats, Waterhouse ritrasse la sua Belle Dame Sans Merci, protagonista dell'omonima ballata, una dama che, questa volta, non è vittima degli eventi, non li subisce, bensì, a causa della propria infinita bellezza, ne è piuttosto artefice:
Ah, what can ail thee, wretched wight,
Alone and palely loitering;
The sedge is wither'd from the lake,
And no birds sing.
Ah, what can ail thee, wretched wight,
So haggard and so woe-begone?
The squirrel's granary is full,
And the harvest's done.
I see a lily on thy brow,
With anguish moist and fever dew;
And on thy cheek a fading rose
Fast withereth too.
I met a lady in the meads
Full beautiful, a faery's child;
Her hair was long, her foot was light,
And her eyes were wild.
I set her on my pacing steed,
And nothing else saw all day long;
For sideways would she lean, and sing
A faery's song.
I made a garland for her head,
And bracelets too, and fragrant zone;
She look'd at me as she did love,
And made sweet moan.
She found me roots of relish sweet,
And honey wild, and manna dew;
And sure in language strange she said,
I love thee true.
She took me to her elfin grot,
And there she gaz'd and sighed deep,
And there I shut her wild sad eyes--
So kiss'd to sleep.
And there we slumber'd on the moss,
And there I dream'd, ah woe betide,
The latest dream I ever dream'd
On the cold hill side.
I saw pale kings, and princes too,
Pale warriors, death-pale were they all;
Who cry'd--"La belle Dame sans merci
Hath thee in thrall!"
The Awakening of Adonis (Il Risveglio di Adone), 1900 ca.
La Natura con i suoi elementi, soprattutto l'acqua e l'aria, ed i fiori, tanto cara ai preraffaeliti, in Waterhouse quasi divinizzata, lo avvicinò persino ad una sorta di panteismo ...
Boreas (Bora), 1913
Spring Spreads One Green Lap of Flowers (La Primavera sparge un verde tappeto di fiori), 1910
Sweet Summer (Dolce Estate), 1912
Spring - The Flower Picker (Primavera - Raccoglitrice di fiori), 1894
Essa, con le sue forze incontenibili ed incommensurabili, i suoi profumi, i suoi colori, i suoi chiaroscuri, della femminilità altro non è che un riflesso ...
The Shrine ( L'altare), 1895
Vi lascio dopo avervi intrattenuto per un così lungo tempo, e me ne scuso, ma il repertorio di Waterhouse è talmente vasto ed affascinante che non è stato davvero semplice trovare modo di antologizzarlo ..
A presto ♥
Dany
Fonti bibliografiche:
Hobson Anthony, JOHN WILLIAM WATERHOUSE, PHAIDON, 2002
Lo si conosce come l'ultimo dei preraffaelliti *, forse per questo in grado di esprimere al massimo livello le tematiche che ne caratterizzavano i dipinti, quali l'ispirazione alle leggende cavalleresche medioevali, alla Bibbia, la rappresentazione della natura e la centralità della figura femminile, ma la soavità con cui, tramite il sapiente utilizzo dei colori, illuminava i volti delle sue "ladies" comunicano un'armonia ed una quiete interiore che solamente chi è capace di cogliere l'essenza ultima delle cose è in grado di trasmettere.
Waterhouse non fu solamente un poeta del colore: egli volle come protagoniste dei suoi dipinti donne bellissime, incarnazioni di grazia o donne fatali, sempre dai lunghi capelli, raccolti o sciolti, lievi ed armoniose, dallo sguardo trasognato, rapite dai loro pensieri e perciò avvolte da un impenetrabile alone di mistero che le rende oltremodo affascinanti agli occhi dell'osservatore.
Legato all'Italia che gli diede i natali (nacque Roma il 6 aprile del 1849) Nino, come fu subito soprannominato in famiglia, trascorse a Roma i suoi primi cinque anni; nel 1854 si trasferì a Londra, nel quartiere di South Kensington dove i genitori, entrambi pittori (era figlio di William ed Isabela Waterhouse), lo indirizzarono verso le arti figurative iscrivendolo nel 1870 alla Royal Academy.
L'atmosfera artistica che respirava tra le mura domestiche, la frequentazione dell'accademia e la vicinanza del Victoria and Albert Museum lo spronarono a dipingere già da giovinetto e nel 1874 cominciò a divenire celebre con l'opera allegorica Sleep and his Half-Brother Death (Il Sonno e la sua Sorellastra Morte), ma sarà intorno alla fine degli anni ottanta che andrà consolidandosi lo stile per cui ancora oggi lo ammiriamo, quando, sensibilizzato dalla mitologia classica e dalle leggende medievali oltre che dal repertorio shakespeariano, temi in cui riesce a dare piena espressione alla propria artisticità, comincerà con il trasporre sulla tela i volti e le figure femminili più ammalianti della pittura vittoriana:
per Waterhouse le angosce, le ansie, le gioie che traspaiono dagli sguardi delle eroine che ritrae altro non sono che le varie sfaccettature di un unico complesso, enigmatico, imprevedibile, sorprendente, ineffabile ed ammaliante volto, quello della femminilità.
Study for Lady Clare, 1908 ca.
Avvolto di mistero e magia, il ciclo bretone, appartenente alla letteratura medioevale, ispirato al mito di re Artù, ai cavalieri e alle dame che ruotavano intorno a Camelot, fu per Waterhouse spesso fonte d'ispirazione, ed in primis lo fu per la figura di Lady of Shalott (Elaine di Astolat) la cui storia, triste e dal tragico epilogo era stata resa famosa pochi anni prima dall'omonimo poema di Sir Alfred Tennyson (1809 - 1892): vittima di un incantesimo di Morgana che la volle rinchiusa in una torre per tutta la durata della sua vita affinchè non potesse vedere Lancillotto, Elaine era costretta a stare seduta a tessere le immagini che dalla finestra le rimandava la superficie di uno magico specchio azzurro posto davanti i suoi occhi, (And sometimes through the mirror blue / The knights come riding two and two: / She hath no loyal knight and true,/ The Lady of Shalott. - E talvolta attraverso lo specchio azzurro / I Cavalieri giungono cavalcando a due a due: / Lei non ha alcun Cavaliere leale e fedele, / La Signora di Shalott. ) condannata a non rivolgere mai lo sguardo verso Camelot, pena la morte;
"I am half sick of shadows", said the lady of Shalott
The Lady of Shalott looking at Lancelot
s'innamorò al primo sguardo di Lancillotto ed aveva anche scorto Camelot all'orizzonte, sapeva che sarebbe andata incontro alla morte, ma scelse comunque di seguirlo:
Lying, robed in snowy white
That loosely flew to left and right -
The leaves upon her falling light -
Thro' the noises of the night,
She floated down to Camelot:
And as the boat-head wound along
The willowy hills and fields among,
They heard her singing her last song,
The Lady of Shalott.
A longdrawn carol, mournful, holy,
She chanted loudly, chanted lowly,
Till her eyes were darken'd wholly,
And her smooth face sharpen'd slowly,
Turn'd to tower'd Camelot:
For ere she reach'd upon the tide
The first house by the water-side,
Singing in her song she died,
The Lady of Shalott.
The Lady of Shalott, excerpt - Sir Alfred Tennyson, 1832
Giaceva con indosso una veste bianca come le neve
Che vagamente svolazzava a dritta e a manca -
Le foglie sovrapposte alla sua luce che stava calando -
Tra i suoni della notte,
Ella fluttuava verso Camelot:
E mentre la barca ferita a prora procedeva
Tra colline flessuose e campi,
Si sentì cantare la sua ultima canzone,
La Signora di Shalott.
Che vagamente svolazzava a dritta e a manca -
Le foglie sovrapposte alla sua luce che stava calando -
Tra i suoni della notte,
Ella fluttuava verso Camelot:
E mentre la barca ferita a prora procedeva
Tra colline flessuose e campi,
Si sentì cantare la sua ultima canzone,
La Signora di Shalott.
Cantò a voce alta, cantò sommessamente,
Finché i suoi occhi si fecero completamente bui,
E il suo viso liscio si affinò lentamente,
Volto alla turrita Camelot:
Pria di essere raggiunta dalla corrente
Trovando albergo sulla sponda,
Canticchiando il proprio canto morì,
La Signora di Shalott.
Finché i suoi occhi si fecero completamente bui,
E il suo viso liscio si affinò lentamente,
Volto alla turrita Camelot:
Pria di essere raggiunta dalla corrente
Trovando albergo sulla sponda,
Canticchiando il proprio canto morì,
La Signora di Shalott.
La Signora di Shalott, estratto - Sir Alfred Tennyson,
1832
E' questo uno dei dipinti più affascinanti del periodo vittoriano, forse l'apice della pittura vittoriana, in cui in ogni pennellata Waterhouse infuse magia e poesia: Tennyson canta la drammatica storia di questa infelice creatura in una fiaba struggente e lui la traduce dipingendo le note più tristi che mai si potrebbero ascoltare coniugando la drammaticità dell'argomento con la teatralità dell'immagine (forse anche influenzato dallo stile di Sarah Bernhardt che al tempo furoreggiava nei teatri londinesi) per giungere a dar vita ad un dipinto che rabbrividisce per il fascino della sua storia e per la sua rara bellezza.
Sempre legato al ciclo arturiano il dipinto Tristram and Isolde with the Potion (Tristano ed Isotta con la pozione)
in cui Isotta porge la pozione che li avrebbe dovuti uccidere insieme visto che realtà negava loro di rimanere uniti: in realtà non si trattava di veleno bensì di un filtro d'amore che avrebbe ulteriormente acceso il loro amore costringendoli, quindi, a fuggire nella foresta. (Narra la leggenda che Isotta, principessa d'Irlanda, promessa sposa di re Marco di Cornovaglia, fu affidata alle cure del di lui nipote, Tristan o Tristram, che avrebbe dovuto scortarla e proteggerla durante il viaggio in Cornovaglia; questi, però, malauguratamente s'innamora di lei e da lei è ricambiato, mutando rovinosamente il corso che gli eventi avrebbero dovuto seguire.)
E' del 1886 il dipinto The Magic Circle (Il Cerchio Magico),
in cui con ogni probabilità Waterhouse vuole ritrarre Morgana mentre prepara uno dei sortilegi con cui soggiogava cavalieri e dame assoggettandoli al suo volere per realizzare i propri ambiziosi sogni, primo tra tutti quello di divenire regina di Camelot sposando Artù.
Anche al repertorio shakespeariano Waterhouse attinse con ispirazione profonda, sensibilizzato e soggiogato, come altri preraffaelliti, dal fascino soprattutto della fragile figura di Ophelia, vittima degli eventi al punto di raggiungere la follia ...
Tra i protagonisti della tragedia The Tragical History of Hamlet, Prince of Denmark (Amleto), Ophelia, che vive alla corte di Danimarca essendo il padre ciambellano comincerà ad abbandonarsi alla follia perchè, dopo aver ceduto alle lusinghe di Amleto ed essersene innamorata perdutamente, crederà, equivocando, l'amore di Amleto non genuino e disinteressato e a cedervi definitivamente dopo aver visto il padre assassinato dallo stesso Amleto che lo credeva lo zio Claudio, usurpatore del suo trono.
« O, what a noble mind is here o'erthrown!
The courtier's, soldier's, scholar's, eye, tongue, sword;
The expectancy and rose of the fair state,
The glass of fashion and the mould of form,
The observed of all observers, quite, quite down!
And I, of ladies most deject and wretched,
That suck'd the honey of his music vows,
Now see that noble and most sovereign reason,
Like sweet bells jangled, out of tune and harsh;
That unmatch'd form and feature of blown youth
Blasted with ecstasy: O, woe is me,
To have seen what I have seen, see what I see! »
The Tragical History of Hamlet, Prince of Denmark, Ophelia's monologue, Act III, Scene I
« Oh, qual nobile mente è qui sconvolta!
Occhio di cortigiano,
lingua di dotto, spada di soldato;
la speranza e la rosa del giardino
del nostro regno, specchio della moda,
modello d'eleganza,
ammirazione del genere umano,
tutto, e per tutto, in lui così svanito!...
E io, la più infelice e derelitta
delle donne, ch'ho assaporato il miele
degli armoniosi voti del suo cuore,
debbo mirare adesso, desolata,
questo sublime, nobile intelletto
risuonare d'un suono fesso, stridulo,
come una bella campana stonata;
l'ineguagliata sua forma, e l'aspetto
fiorente di bellezza giovanile
guaste da questa specie di delirio!...
Me misera, che ho visto quel che ho visto,
e vedo quel che seguito a vedere! »
Amleto, monologo di Ofelia, Atto III scena I
Il nulla, il vuoto nello sguardo, l'assenza di ogni forma di pensiero, il dominio assoluto del dolore conduce la disperata fanciulla a vagare per il bosco, ad adornarsi i capelli in prossimità dell'acqua, dove, per imperizia, l'attenderà la morte.
GERTRUDE: There is a willow grows aslant a brook,
That shows his hoar leaves in the glassy stream;
There with fantastic garlands did she come
Of crow-flowers, nettles, daisies, and long purples
That liberal shepherds give a grosser name,
But our cold maids do dead men's fingers call them:
There, on the pendent boughs her coronet weeds
Clambering to hang, an envious sliver broke;
When down her weedy trophies and herself
Fell in the weeping brook. Her clothes spread wide;
And, mermaid-like, awhile they bore her up:
Which time she chanted snatches of old tunes;
As one incapable of her own distress,
Or like a creature native and indued
Unto that element: but long it could not be
Till that her garments, heavy with their drink,
Pull'd the poor wretch from her melodious lay
To muddy death.
GERTRUDE: C'è un salice che cresce di traverso
a un ruscello e specchia le sue foglie
nella vitrea corrente; qui ella venne,
il capo adorno di strane ghirlande
di ranuncoli, ortiche, margherite
e di quei lunghi fiori color porpora
che i licenziosi poeti bucolici
designano con più corrivo nome
ma che le nostre ritrose fanciulle
chiaman "dita di morto"; ella lassù,
mentre si arrampicava per appendere
l'erboree sue ghirlande ai rami penduli,
un ramo, invidioso, s'è spezzato
e gli erbosi trofei ed ella stessa
sono caduti nel piangente fiume.
Le sue vesti, gonfiandosi sull'acqua,
l'han sostenuta per un poco a galla,
nel mentre ch'ella, come una sirena,
cantava spunti d'antiche canzoni,
come incosciente della sua sciagura
o come una creatura d'altro regno
e familiare con quell'elemento.
Ma non per molto, perché le sue vesti
appesantite dall'acqua assorbita,
trascinaron la misera dal letto
del suo canto a una fangosa morte. »
Amleto, Atto IV scena VII
Ed ancora la bellissima, ingenua, emotiva Miranda dalla fulva chioma agitata dalle folate di un vento selvaggio, protagonista del dramma shakespeariano The Tempest (La Tempesta) che assiste tristemente all'ira del padre, Prospero, vero duca di Milano, esiliato con lei su di un'isola del Mediterraneo, che scatena artifici e magie per riportare la figlia al posto che le spetta:
If by your art, my dearest father, you have
Put the wild waters in this roar, allay them.
The sky, it seems, would pour down stinking pitch,
But that the sea, mounting to the welkin's cheek,
Dashes the fire out.
The Tempest, Act I, Scene II
Se con la vostra arte, amatissimo padre, avete
sollevato questo urlo dalle onde selvagge, ora calmatele.
Sembra che l'aria voglia rovesciare fetida pece,
ma che il mare, alzandosi fino al volto del cielo,
ne attenui il fuoco.
La Tempesta, Atto I. Scena II
Nel 1897 un'altra opera di Tennyson scosse il genio artsitico e la creatività di Waterhouse, il poema Marian in the South (Marianna al Sud), tratto dalla commedia shakespeariana Measure for Measure (Misura per Misura) in cui Marianna, promessa sposa ad Angelo, viene ripudiata quando questi viene a sapere che la sua dote è andata persa in un naufragio; a questa figura letteraria viene delegata l'espressione di tutta l'angoscia della solitudine e la malinconia che ne scaturisce connota i suoi giorni interamente trascorsi nell'isolamento ed in un questionarsi lamentoso ed infatti l'immagine che di lei Waterhouse vede riflessa nello specchio appare con uno sguardo interrogativamente languido, quasi cercasse gli occhi negli occhi per dialogare almeno con sè stessa:
Till all the crimson changed, and past
Into deep orange o’er the sea,
Low on her knees herself she cast,
Before Our Lady murmur’d she:
Complaining, “Mother, give me grace
To help me of my weary load.”
And on the liquid mirror glow’d
The clear perfection of her face.
“Is this the form,” she made her moan,
“That won his praises night and morn?”
And “Ah,” she said, “but I wake alone,
I sleep forgotten, I wake forlorn.”…
…And, rising, from her bosom drew
Old letters, breathing of her worth,
For “Love”, they said, “must needs be true,
To what is loveliest upon earth.”
An image seem’d to pass the door,
To look at her with slight, and say,
“But now thy beauty flows away,
So be alone for evermore.”
“O cruel heart,” she changed her tone,
“And cruel love, whose end is scorn,
Is this the end to be left alone,
To live forgotten, and die forlorn?”
Fino a che tutto il cremisi delcielo volse, e divenne passato
In arancio profondo sopra 'l mare,
Bassa in ginocchio lei si gettò,
Prima di mormorare a Nostra Signora:
Lamentevole, "Madre, datemi la grazia
Perchè mi aiuti a trasportare il mio carico stanco. "
E sullo specchio liquido scintillò
La chiara perfezione del suo viso.
"E 'questa la forma," proseguì il suo lamento,
"Che ha vinto le sue lodi notte e giorno?"
"Ah," mormorò, "mi sveglio sola,
Dormo dimenticata, mi sveglio sconsolata. "...
... E, con impeto crescente, dal seno trasse
Vecchie lettere, pulsanti del suo valore,
Per "Amore", dicevano, "deve necessariamente essere vero,
Per ciò che vi è più bello sulla terra."
Un'immagine sembrò attraversare la porta,
Per guardarla con leggerezza e dire:
"Ma ora la tua bellezza scorre via,
Quindi, sii sola per sempre. "
"O crudele cuore", mutò il suo tono,
"E amore crudele, il cui fine è il disprezzo,
È questo il fine, essere lasciata sola,
Per vivere dimenticata, e morire sconsolata?
Ispirandosi all'incantevole e seducente repertorio di John Keats, Waterhouse ritrasse la sua Belle Dame Sans Merci, protagonista dell'omonima ballata, una dama che, questa volta, non è vittima degli eventi, non li subisce, bensì, a causa della propria infinita bellezza, ne è piuttosto artefice:
Ah, what can ail thee, wretched wight,
Alone and palely loitering;
The sedge is wither'd from the lake,
And no birds sing.
Ah, what can ail thee, wretched wight,
So haggard and so woe-begone?
The squirrel's granary is full,
And the harvest's done.
I see a lily on thy brow,
With anguish moist and fever dew;
And on thy cheek a fading rose
Fast withereth too.
I met a lady in the meads
Full beautiful, a faery's child;
Her hair was long, her foot was light,
And her eyes were wild.
I set her on my pacing steed,
And nothing else saw all day long;
For sideways would she lean, and sing
A faery's song.
I made a garland for her head,
And bracelets too, and fragrant zone;
She look'd at me as she did love,
And made sweet moan.
She found me roots of relish sweet,
And honey wild, and manna dew;
And sure in language strange she said,
I love thee true.
She took me to her elfin grot,
And there she gaz'd and sighed deep,
And there I shut her wild sad eyes--
So kiss'd to sleep.
And there we slumber'd on the moss,
And there I dream'd, ah woe betide,
The latest dream I ever dream'd
On the cold hill side.
I saw pale kings, and princes too,
Pale warriors, death-pale were they all;
Who cry'd--"La belle Dame sans merci
Hath thee in thrall!"
excerpt - La Belle Dame Sans Merci, 1819 - John Keats
‘Oh cosa ti affligge, cavaliere armato,
Solo e pallido vagando?
Il giunco è avvizzito (in riva) al lago,
E nessun uccello canta.
‘Oh cosa ti affligge, cavaliere armato,
Così sparuto e così desolato?
Il granaio dello scoiattolo è pieno,
Ed il raccolto è fatto. (è stato fatto)
‘Vedo un giglio sulla tua fronte
Umido di angoscia e rugiada di febbre;
E sulle tue guance una rosa (che sta) appassendo
Velocemente avvizzisce pure.’
‘Incontrai una dama nei prati,
Molto bella – la figlia di una fata,
I suoi capelli erano lunghi, il suo passo (piede) era leggero,
Ed i suoi occhi erano selvaggi.
‘Feci un ghirlanda (di fiori) per la sua testa,
E braccialetti pure, ed una cintura fragrante;
Lei mi guardò come se mi amasse,
E fece un dolce lamento.
‘La posi sul mio destriero al passo (che andava al passo)
E non vidi altro durante tutto il giorno,
Perché si piegava sul fianco, e cantava
Una canzone di fata
Mi trovò radici di dolce sapore
E miele silvestre e rugiada di manna,
E sicura in una strana lingua mi disse,
“Ti amo veramente!”
‘Lei mi portò alla sua magica grotta,
E lì pianse e sospirò molto addolorata;
E lì io chiusi i suoi selvaggi, selvaggi occhi
Con quattro baci.
‘E lì lei mi cullò fino al sonno,
E lì io sognai – Ah! mal me ne incolse!
L’ultimo sogno che ho mai sognato
Sul fianco della fredda collina
‘Vidi pallidi re e principi pure,
Pallidi guerrieri, con pallore mortale erano tutti loro;
Loro gridavano – “La Belle Dame Sans Merci”
Ti ha reso schiavo!”
estratto da La Belle Dame Sans Merci, 1819 - John Keats
Ed ammirate, silenziosamente, infine, quanto egli attinse alla mitologia classica ...
Hylas and the Nymphs (Ila e le ninfe), 1896
Echo e Narcissus (Eco e Narciso), 1903
The Awakening of Adonis (Il Risveglio di Adone), 1900 ca.
La Natura con i suoi elementi, soprattutto l'acqua e l'aria, ed i fiori, tanto cara ai preraffaeliti, in Waterhouse quasi divinizzata, lo avvicinò persino ad una sorta di panteismo ...
Boreas (Bora), 1913
Spring Spreads One Green Lap of Flowers (La Primavera sparge un verde tappeto di fiori), 1910
Sweet Summer (Dolce Estate), 1912
Spring - The Flower Picker (Primavera - Raccoglitrice di fiori), 1894
Essa, con le sue forze incontenibili ed incommensurabili, i suoi profumi, i suoi colori, i suoi chiaroscuri, della femminilità altro non è che un riflesso ...
The Shrine ( L'altare), 1895
Vi lascio dopo avervi intrattenuto per un così lungo tempo, e me ne scuso, ma il repertorio di Waterhouse è talmente vasto ed affascinante che non è stato davvero semplice trovare modo di antologizzarlo ..
A presto ♥
Dany
Fonti bibliografiche:
Hobson Anthony, JOHN WILLIAM WATERHOUSE, PHAIDON, 2002
Note:
* quella dei preraffaelliti si può considerare una sorta di confraternita sorta a Londra nel 1848 di cui furono iniziatori William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, cui si aggiunsero James Collinson, William Michael Rossetti, Frederic George Stephens e Thomas Woolner; essi erano accomunati dagli argomenti che li ispiravano e dall'antiaccademicità del loro approccio pittorico cui si deve il nome che scelsero per il loro gruppo poichè il loro stile si collocava, artisticamente, prima del manierismo che succedette alla pittura dell'italiano Raffaello Sanzio da Urbino.
* quella dei preraffaelliti si può considerare una sorta di confraternita sorta a Londra nel 1848 di cui furono iniziatori William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, cui si aggiunsero James Collinson, William Michael Rossetti, Frederic George Stephens e Thomas Woolner; essi erano accomunati dagli argomenti che li ispiravano e dall'antiaccademicità del loro approccio pittorico cui si deve il nome che scelsero per il loro gruppo poichè il loro stile si collocava, artisticamente, prima del manierismo che succedette alla pittura dell'italiano Raffaello Sanzio da Urbino.
I apologize to my English readers if with no putting the whole translation I have got you in trouble, but this time I felt it was more appropriate to attach the paintings to the writing of literature that has inspired them in the original language .. If I have put you in difficulty please forgive me, I did it trying to give more expressiveness to the reading, saw that in this post mainly the images "speak".
An affectionate hugh.
See you soon ♥
Dany
Bibliografic sources:
Hobson Anthony, JOHN WILLIAM WATERHOUSE, PHAIDON, 2002
Hobson Anthony, JOHN WILLIAM WATERHOUSE, PHAIDON, 2002
Notes:
* the one of Pre-Raphaelite can be considered a sort of brotherhood born in London in 1848 initiators of which were William Holman Hunt, John Everett Millais and Dante Gabriel Rossetti, to whom were added James Collinson, William Michael Rossetti, Frederic George Stephens and Thomas Woolner; they were united by the arguments which inspired them and by their anti - academic pictorial approach which must be the name they chose for their group because their style can be placed, artistically, before mannerism who succeeded to the painting of Italian Raffaello Sanzio da Urbino.
* the one of Pre-Raphaelite can be considered a sort of brotherhood born in London in 1848 initiators of which were William Holman Hunt, John Everett Millais and Dante Gabriel Rossetti, to whom were added James Collinson, William Michael Rossetti, Frederic George Stephens and Thomas Woolner; they were united by the arguments which inspired them and by their anti - academic pictorial approach which must be the name they chose for their group because their style can be placed, artistically, before mannerism who succeeded to the painting of Italian Raffaello Sanzio da Urbino.