venerdì 25 marzo 2016

Autochrome photography ~ Happy Easter to you all and a little break for me.




Per augurare a tutti voi una Felice Santa Pasqua, capace di donarvi la Pace e la Serenità dell'Animo, ho scelto questa fotografia del 1906, anno che si colloca praticamente al centro dell'Epoca edoardiana, principiata con l'ascesa al trono di re Edoardo VII il 22 di gennaio del 1901 e che si concluderà con la sua morte il 9 maggio del 1910; epoca breve, ma molto prosperosa, che vide il fiorire di tutto ciò che era nato e già era florido nell'epoca Vittoriana, dalla cultura, all'arte, all'industria, etc., quella edoardiana segnerà anche il progredire anche della fotografia che acquisisce i primi colori della realtà che immortala: era infatti il 1903 quando i fratelli Auguste e Louis Lumière ottennero il brevetto per la fotografia autocromatica, commercializzata a partire dal 1907.

Le fotografie cominciano ad acquisire i primi sbiaditi colori, sono quelli primari, miscelati al bianco e nero che permane sempre dominante, grazie ad un processo che ancora non smette di affascinarmi.

Diversamente dalle lastre utilizzate per la fotografia in bianco e nero, quelle per la fotografia monocromatica erano montate sulla macchina fotografica con il lato di vetro nudo rivolto verso l'obiettivo, in modo che essa ricevesse direttamente la luce ed inoltre l'utilizzo di un filtro speciale giallo-arancio da aggiungere infine alla macchina fotografica aveva il compito di bloccare la luce ultravioletta e limitare gli effetti della luce viola e di quella blu a cui la suddetta lastra era molto sensibile ... Ma quali erano le caratteristiche che tipizzavano tale lastra ?

Si trattava di una lastra di vetro semplice, ma molto sottile, che da una parte veniva cosparsa di granelli microscopici di fecola di patate tinti di rosso-arancione, verde, e blu-violetto che creavano un mosaico fittissimo ed occasionale, agendo come filtri di colore; il nerofumo riempiva gli spazi tra i granuli, e un'emulsione pancromatica, ovvero in grado di catturare tutti i colori dello spettro, a base di alogenuri d'argento in bianco e nero rivestiva la parte superiore dello strato filtrante.
Per fissare i granuli, il vetro veniva cosparso innanzitutto di uno strato adesivo che li potesse tenere attaccati al vetro; essi avevano una dimensione compresa tra 5 e 10 micrometri  ( un micrometro equivale ad un centesimo di millimetro ) ed i tre colori erano così accuratamente mescolati ed eguali in proporzione da far apparire l'insieme di colore grigio, visto ad occhio nudo; erano necessari circa 4.000.000 di granuli per per pollice quadrato per rivestire il più uniformemente la lastra di vetro ed i mezzi precisi attraverso cui si evitava di lasciare lacune significative tra i granuli ed altresì di evitarne la sovrapposizione rimangono ancora poco chiari. 
Per certo si sa che una pressione estrema produceva un mosaico che più efficientemente trasmetteva la luce, perché i granuli venivano così appiattiti leggermente, e perciò resi più trasparenti e più vicini l'uno all'altro, ma dato che era poco pratico applicare tale pressione all'intera lastra in una sola volta, un rullo compressore veniva utilizzato in più tempi su piccole porzioni della lastra; dopo l'utilizzo, come suddetto, del nerofumo per colmare i vuoti, la lastra veniva quindi rivestita con gomma lacca per proteggere i granuli e quindi, quando questa era completamente asciutta, una gelatina a base di acqua faceva da finitura per proteggere il tutto dall'umidità.
Così ultimata la lastra veniva tagliato in lastre più piccole delle dimensioni desiderate, che venivano confezionate in scatole dai quattro ciascuna ed ogni pezzo era accompagnata da un sottile cartoncino colorato di nero sul lato rivolto verso l'emulsione. 

A causa della perdita di luce dovuta a tutto questo meraviglioso ed innovativo gioco di filtraggio, per le primissime fotografie colorate erano necessarie esposizioni molto più lunghe rispetto a quelle caratteristiche per le fotografie in bianco e nero, il che significa che un treppiede o un  altro supporto dovevano essere utilizzati per reggere la macchina fotografica e che non era assolutamente pratico fotografare soggetti in movimento.

E dopo avervi spiegato nel modo più dettagliato possibile questa tecnica che per l'epoca era davvero rivoluzionaria, vi lascio con alcune fotografie monocromatiche che trovo semplicemente deliziose !



Autore ed anno sconosciuti





Woman by pond, ca. 1906-12. Fotografia autocromatica dei fratelli Lumière





Fotografia autocromatica di Leonid Andreyev dal titolo 'With Anna' che ritrae Andreyev ed Anna nel loro giardino.





Fotografia autocromatica di Etheldreda Janet Laing, 1910 - Image © National Media Museum, Science & Society Picture Library





Fotografia autocromatica, 1910





Fotografia autocromatica degli inizio del 1900





Fotografia autocromatica di Etheldreda Laing che ritrae la figlia Janet o Iris nel giardino della casa dei genitori ad Headington, Oxford.





Fotografia autocromatica, 1907





Fotografia autocromatica di Etheldreda Laing, One of the Laing sisters of Oxford, 1910





Woman in Historical Costume, ca. 1910.





Autochrome from the George Eastman House, ca. 1910-1920





Fotografia autocromatica di Etheldreda Laing che ritrae una delle sue figlie in giardino, ca. 1910-1914





Untitled, di Ducurtyl Collection Bibliothèque municipale de Lyon ©





Jeune femme à l'ombrelle - portrait en pied, di Clément Maurice





Iris Laing (left), aged around 11, and her sister Janet, aged around 16, c. 1914 






Augurandovi ancora, con il più sentito affetto, tanta serenità per i giorni a venire, sono obbligata a dirvi che gli impegni che da tempo mi rincorrono non possono più attendere e perciò ho deciso di prendermi una piccola pausa ... non lo faccio volentieri, ma sono costretta, credetemi, preferisco assentarmi piuttosto che essere presente senza seguire i vostri blogs perché non riesco !

Ci rivediamo il primo giorno di Aprile, vi aspetto per festeggiare il compleanno di ~ My little old world ~ !

A presto 
















- picture 1




To wish you all a Happy Easter, able to give you the Peace and the Serenity of the Soul, I chose this photograph of the year 1906, the year that virtually lies at the center of the Edwardian Era, began with the ascension to the throne of King Edward VII on January 22nd, 1901, and ending with his death on May 9th, 1910; short, but a very prosperous age, which saw the blossoming of all that was born and was already thriving during the Victorian era, from culture, to art, to industry, etc., the  Edwardian ones will also mark several progresses in photography, which acquires the first colors of the reality which it captures: it was 1903 when the brothers Auguste e Louis Lumière obtained a patent for autochrome photography, marketed for the first time in 1907.

The photos begin to acquire the first faded colors, they are the primary ones, mixed with black and white that remain always dominant, thanks to a process that still doesn't cease to amaze me.

Unlike the plates used for photography in black and white, those for monochrome photography were mounted on the camera with the bare glass side facing the lens, so that they could receive directly the light and a special yellow-orange filter which was finally added to the camera, had the task of blocking the ultraviolet light and limit the effects of purple and blue light in which, they said, the plate was very sensitive ... 

But what were the characteristics of this so special plate?

It was a simple glass plate, but very thin, which by one side was sprinkled with microscopic starch potatoes grains dyed in red-orange, green, and blue-violet which created a dense and occasional mosaic, working as filters of color; the lampblack filled the spaces between the granules, and a panchromatic emulsion, able to capture all the colours of the spectrum, to base of silver halide black and white, coated the upper part of the filtering layer.

To fix the granules, the glass was first of all covered with an adhesive layer that could keep them stuck to the glass; they had a size comprised between 5 and 10 micrometers (a micrometer is equivalent to a hundredth of a millimeter) and the three colours were so thoroughly mixed and equal in proportion as to appear of gray color, seen by the naked eye; they were needed about 4,000,000 of granules per square inch to coat the more uniformly the glass plate and the precise means by which they avoided of leaving significant gaps between the granules and also prevented their overlapping, still remain unclear.
For sure, it is known that an extreme pressure created a mosaic that more efficiently transmitted the light, because the granules were thus slightly flattened, and, therefore, made more transparent and more close one to another, but since it was impractical to apply such pressure to the entire plate at one time, a compressor roller was used in several times on small portions of the plate; after using the lampblack to fill the gaps, as mentioned above, the plate was then coated with shellac to protect the granules, and then, when this was completely dry, a water-based jelly made the finish to protect the everything from humidity.

Thus completed the plate was cut into smaller pieces of the desired size, which were packed in boxes by the four each, and every piece was accompanied by a thin  black colored cardboard placed facing the emulsion.
Because of the loss of light due to all this wonderful and innovative filtering game, for the very first coloured photographs were necessary much longer exposures compared to those characteristics for the photographs in black and white, which means that a tripod or another support were used to hold the camera and it was not at all practical photographing moving subjects.

And after having explained you as much detailed as possible this technique, which at the time was really revolutionary, I leave you with some monochrome photographs that I find simply delightful !



- picture 2 - Title and author unknown


- picture 3 - Woman by pond, ca. 1906-12. Autochrome (early color photograph) by the Lumière brothers.


- picture 4 - A Leonid Andreyev Autochrome entitled 'With Anna' showing Andreyev and Anna in their garden.

  - picture 5 - Autochrome by Etheldreda Janet Laing, 1910 - Image © National Media Museum, Science & Society Picture Library


- picture 6 - Autochrome, 1910


- picture 7 - Autochrome photo from the early 1900's


- picture 8 - Autochrome taken between 1910 and 1915. It shows Janet or Iris Laing in their parents’ house and garden in Headington, Oxford.


- picture 9 -  Autochrome, 1907


- picture 10 - Autochrome. One of the Laing sisters of Oxford, 1910


- picture 11 - Woman in Historical Costume, ca. 1910


- picture 12 - Autochrome from the George Eastman House, circa 1910-1920s


- picture 13 - Etheldreda Laing's autochrome, photo of her daughter in the garden ca 1910-1914


- picture 14 - Untitled. By Ducurtyl Collection Bibliothèque municipale de Lyon ©


- picture 15 - Jeune femme à l'ombrelle - portrait en pied. Clément Maurice


- picture 16 - Iris Laing (left), aged around 11, and her sister Janet, aged around 16, c. 1914 



Wishing you again, with the most sincere affection, so much Serenity for the days to come, I am obliged to tell you that the commitments that for time I'm trying to postpone can no longer await, and so I decided to take a little break ... I don't do it willingly, but I'm forced, believe me, I prefer to be away rather than be present without having the time necessary to follow your lovely  blogs, and to be not able to come and visit you !


See you on the first day of April to celebrate the birthday of ~ My little old world ~ !















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JES'S




VINTAGE CHARM PARTY




domenica 20 marzo 2016

♚ NOBLE MANSIONS AND CROWNS ♚ Archducke Karl Stephan of Habsburg-Teschen and Villa Podjavori in Lussino.


Quando pensiamo alla nobile casa d'Austria degli Asburgo, subitaneamente pensiamo agli imperatori e alla loro discendenza, ma molti, davvero molti erano i rami cadetti della famiglia che annoveravano altresì nomi importanti residenti in sontuosi palazzi siti in luoghi ameni.



Quest'oggi mi piace parlarvi della figura dell'Arciduca Karl Stephan e della sua residenza nell'odierna Croazia, sita sull'isola di Lussino - nello specifico nella località di Lussingrande - la Villa ed il Parco di Podjavori.

La Villa è divenuta, nel tempo, sede di diverse strutture termali - oggi è un sanatorio -  e sono pochi gli antichi splendori, capaci di ricondurci indietro nel tempo, che oggi possiamo ancora ammirare, poche le immagini, inoltre, che si possono rintracciare sul web, ma ... noi ci riusciremo comunque, ve lo prometto !


Facente parte dell'Impero Austroungarico nel periodo più florido della sua storia, la costa croata, con le sue numerose, incantevoli baie ed isole, era una meta turistica tra le più ambite per gli aristocratici viennesi che la definivano Österreichische Riviera, ovvero Riviera Austriaca ( era infatti la sola parte dell'Impero lambita dalle acque del mare );





qui gli aristocratici venivano a svernare sotto il caldo sole dell'Adriatico ed amavano soprattutto l'isola di Lussino, date anche le sue condizioni climatiche, ottimali in ogni periodo dell'anno ( si calcola che la temperatura media annua sia di 14,5 ° C, in febbraio, che è il mese più freddo, essa non scende al di sotto dei  6,5 °C ed in luglio, il mese più caldo, non supera i  24,0 °C ) e fu così che essendo il suo porto principale divenuto troppo piccolo per accogliere un numero crescente di navi a vela, a Veli Lošinj - Lussingrande, le autorità locali lanciarono un'iniziativa per fornirla di un nuovo porto nella baia di Rovenska.

L'impero l'aveva inoltre fornita di una strada ferrata che facevano linea diretta nella tratta Vienna-Trieste, per poi costeggiare il litorale sul versante austriaco dell'Adriatico, toccando le più importanti località turistiche.


L'Arciduca Ferdinando Massimiliano d'Asburgo, fratello dell'imperatore e proprietario del Castello di Miramare di Trieste, Comandante della Marina Austro-ungarica, pose egli stesso la prima pietra per un grande frangiflutti nel 1856 accanto al quale fece costruire un cantiere navale che ebbe, però, ben poca fortuna: qui sono state costruite solo poche navi a vela tra il 1856 e il 1877, tra cui spicca la Esempio che è stato rovinata durante un ciclone abbattutosi nel porto di Pensacola, nella Baia del Messico, dopo aver navigato attraverso tutti i mari del mondo per ben diciannove anni: purtroppo, dopo l'apertura del Canale di Suez, le imbarcazioni a vela persero gradualmente importanza a vantaggio di quelle a vapore che cominciarono con il solcare le acque del Mediterraneo tra 1870 e 1880, facendo sì che i così detti velieri diventassero storia.

Era il maggio del 1885, il cantiere era ormai scomparso, ma una piccola imbarcazione a vela con chiglia a coltello chiamata Palamida ormeggiò nel porto di Lussingrande / Groß-Lötzing conducendo sull'isola un visitatore che avrebbe determinato l'ulteriore destino non solo di quella parte dell'isola, ma dell'isola intera: era il venticinquenne arciduca austriaco Karl Stephan, residente presso il Castello di Saysbusch (Żywiec), in Galizia, ivi recatosi in incognito, in cerca di un luogo ridente in cui far edificare una propria dimora ove svernare su quel mare che tanto amava; Grande Ammiraglio della Marina Austro-ungarica e candidato alla corona polacca, nato a Židlochovice, nella Moravia meridionale dall'Arciduca Karl Ferdinand d'Austria-Teschen e dalla moglie, l'Arciduchessa Elisabeth Franziska d'Asburgo-Lorena, di cui era cugino primo, Karl Stephan Eugen Viktor Felix Maria - questo era il suo nome per intero - appartenente al ramo cadetto degli Asburgo-Teschen, era in vista del matrimonio con l'Arciduchessa Maria Theresia d'Austria


28 febbraio 1886, foto ufficiale del matrimonio di SAR l'Arciduca Karl Stephan e SAR l'Arciduchessa Maria Theresia d'Austria




figlia dell'Arciduca di Toscana Karl Salvator e dalla Principessa Maria Immaculata di Borbone-Due Sicilie: egli si innamorò di Lussingrande a prima vista e, quando, su di un pendio sopra la baia, acquistò la dimora del capitano Sopranić iniziò a Lussingrande "l'età del turismo".

L'arciduca aveva ricostruito la villa facendone un palazzo che nominò Villa Wartsee, ma essendo questo luogo troppo esposto alla bora e alle mareggiate, scelse un sito più consono e tranquillo in cui svernare con la famiglia ed avviò così il progetto per quella che sarebbe divenuta la Villa Podjavori, ai piedi del monte Jovanni, un castello immerso in un giardino circondato da terrazzamenti di rara bellezza che raggiunse la dimensione di un vero e proprio giardino botanico, e fu questo il luogo in cui egli amava svernare e trascorrere le vacanze, a partire da quelle pasquali per giungere a estive, con la famiglia; 



Villa Podjavori era deliziosa, un unico lungo, bianco, edificio fatto di pietre irregolari, alto due piani, completamente arredato in un semplice stile cottage, con corridoi e scale di marmo grigio. Il suo più grande fascino era la gloriosa e splendida vista di cui si godeva dalle sue numerose finestre a battenti e dalle terrazze in fiore, che spaziavano dalle acque cristalline del mare Adriatico, con le sue miriadi di piccole isole, che lambiva le coste molto al di sotto alle Alpi innevate sulla terraferma dall'altra parte.
Il giardino era ideale, e si estendeva in lungo e in largo sui versanti selvagge e frastagliate del Monte Jovanni. Era pieno di sorprese, con i suoi sentieri ripidi e tortuosi e scalini ricoperti di muschio, scavati tra le grandi, ritte rocce, alcune dei quali sono state ricoperte dalla meravigliosa vegetazione in crescita, oppure lasciate lì in attesa di un progetto, semplicemente rocce grigie indomite, alte molti piedi,  torreggianti contro un cielo azzurro.
A destra e a sinistra si veniva catturati dallo splendido colore dato dalle masse di rose ad albero, dagli aranci e dai limoni, dai gruppi di camelie scarlatte poste tra alte palme ondeggianti, ed ulivi dalla bassa, folta vegetazione.
Lucertole marroni saltato e e ballavano sulle rocce grigie; serpentelli scivolavano e si contorcevano sotto il sole; e l'aria calda e profumata, in questo superbo scenario di bellezza e di pace, sembrava vibrare con il mormorio inebriante di miriadi di insetti appartenenti al soleggiato Sud.
Durante il soggiorno della famiglia imperiale sull'isola, ogni cerimonia veniva evitata e ognuno sembrava 'dimenticare' per un po' quel sistema di riservatezza che rendeva noiosa la vita di Corte.


La famiglia dell'Arciduca Karl Stephan e dell'Arciduchessa Maria Theresia nel 1896




Molto spesso la Famiglia Imperiale trascorreva la Pasqua a Lussino, ed era accolta come un benvenuto nel rilassamento di gioia dopo la monotonia della Quaresima e le solennità del Venerdì Santo di cui eravamo appena stati partecipi.
La Domenica di Pasqua era dedicata a grandi festeggiamenti, le regole erano messe da parte, ed i Principi e le Principesse erano praticamente liberi di fare ciò che più piaceva loro.
C'era sempre un pranzo molto elaborato, a cui don Antonio e altri sacerdoti erano invitati, oltre ad altri amici occasionali delle Loro Altezze Imperiali che alloggiavano alle loro ville o in Hotels sull'isola.
Ad esso faceva sempre seguito la caccia alle uova, nel parco di Podjavori, un'usanza pasquale che è tutt'oggi osservata in molti altri paesi europei. Belle e grandi uova, contenenti regali preziosi, e le caramelle più prelibate, a ciascuno dei quali veniva attaccato un nome, erano nascoste in una parte dei vasti terreni, destinata alla caccia.
Ognuno indossava abiti di gala; il tempo era generalmente perfetto e la scena è sempre stata di grande gioiosità e divertimento per grandi e piccini.
Un altro costume che colpiva poiché molto caratteristico, era il porre all'interno di ogni appartamento un piatto contenente una dozzina di uova sode, dipinte in vari colori vivaci, e un altro piatto su cui si potevano trovare vari tipi di carne fredda. Ovviamente nessuno ha mai avvertito il bisogno di questo strano cibo, questi regali curiosi venivano immediatamente inviati al piano di sotto perché fossero donati ai poveri.
Il Lunedì di Pasqua si teneva la piccola regata di Lussino, che era considerata da tutti un grande vento alla stregua delle corse di Kiel, o importante come la Regata di Cowes. 2


Estasiato dalla magnificenza della vegetazione mediterranea che lussureggiava intorno a Lussingrande, Egli avviò e sostenne inoltre l'istituzione e la creazione di sentieri e passeggiate spesso percorse dall'aristocrazia austriaca che soggiornava sull'isola o vi si recava in gita.
Il castello fu venduto nel 1893 con l'intenzione di costruire una nuova villa nella parte più alta del parco, ma questo progetto non venne mai realizzato. 



L'arciduca affacciato ad una delle finestre della sua residenza con i genitori e due delle sue sorelle.




L'Austria perderà questa parte importante dell'impero con la Grande Guerra, dopo la quale la maggior parte del turismo guarderà piuttosto alla Riviera dei Fiori e alla Costa Azzurra, ricche di altri luoghi incantevoli che circondano la nostra penisola che si affacciano sul Mediterraneo, anche se si tratterà, comunque, di luoghi stranieri.


Nella speranza di avervi, anche questa volta, fatto vivere un piccolo sogno ad occhi aperti, prendo congedo da voi, carissimi ed amati amici e lettori, augurandovi ogni bene per questa nuova settimana,


a presto 












FONTI BIBLIOGRAFICHE:

Nellie Ryan, My Years at the Austrian Court, John Lane, 1915, ristampa del settembre 2015, edizione Forgotten Books;

WEB



CITAZIONI:

1 - Nellie Ryan, My Years at the Austrian Court, John Lane, 1915, ristampa del settembre 2015, edizione Forgotten Books, pag. 209; 

2 - op.cit., pag. 219.











When we think of the noble house of Habsburg's, suddenly we think about the Emperors and their descendants, but many, very many were the offshoots of the family that also included important names residing in sumptuous castles and villas located in pleasant places.




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Today I like to tell you about the figure of the Archduke Karl Stephan and his residence in today's Croatia, located on the island of Lošinj - specifically in the village of Veli - the Villa and the Park of Podjavori.

The Villa has become, over time, seat of several spa facilities - today it is a sanatorium - and very few are the amenities of the old world, able to lead us back in time, that today we can still admire, a few pictures, too, can be found on the web, but we ... well manage, I promise !

As part of the Austro-Hungarian Empire in the most prosperous period of its history, the Croatian coast, with its numerous, beautiful bays and islands, was one of the most sought-after touristic destination for Viennese aristocrats who called it Österreichische Riviera, or Austrian Riviera ( it was in fact the only part of the Empire lapped by the waters of the sea);




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Aristocrats came here to spend their Winter under the warm sunshine of the Adriatic Sea and especially loved the island of Lošinj, also given its climatic conditions, optimum all year round (it is estimated that the annual average temperature is 14.5°C, in February, which is the coldest month, it doesn't fall below 6.5°C and in July, the hottest month, it doesn't go up more than 24.0°C), and so it was that being its main port became too small to accommodate an increasing number of sailing ships, in Veli Lošinj, the local authorities launched an initiative for to build a new port in Rovenska Bay.

The Empire had also provided this zone with a railway, which was direct in the rote Vienna-Trieste, and came down along the Adriatic coast on the Austrian side, touching the most important touristic areas.




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Archduke Ferdinand Maximilian of Habsburg, brother of the Emperor and owner of Miramare Castle in Trieste, Commander of the Austro-Hungarian Navy, posed himself the cornerstone for a large breakwater in 1856 next to which he made buildt a shipyard that had, however, very little luck: here a few ships, sailing between 1856 and 1877, has been built, among which stands out the Esempio, that was ruined during a cyclone that hit the port of Pensacola, in the Bay of Mexico after sailing through all the seas of the world for nineteen years: unfortunately, after the opening of the Suez Canal, the sailboats gradually lost importance in favor of the steamboats that began with sailing the waters of the Mediterranean between 1870 and 1880, making so that the so-called sailing ships became history.

It was May of 1885, the yard was already gone, but a cutter, a small sailing ship with a knife keel called Palamida moored in the port of Veli Lošinj / Groß-Lötzing conducting on the island a visitor who would determine the further destiny not only of this part of the island, but of the whole island: he was the twenty-five Austrian Archduke Karl Stephan, at that time resident at the Saysbusch Castle (Żywiec), Galicia, who went there incognito, in search of a pleasant place in which to build his own home where to spend the Winter on the sea that he loved so much; Grand Admiral of the Austro-Hungarian Navy and candidate for the Polish crown, born in Židlochovice, in South Moravia from Archduke Karl Ferdinand of Austria-Teschen and his wife, Archduchess Elisabeth Franziska of Habsburg-Lorraine, of which he was first cousin, Karl Stephan Eugen Viktor Maria Felix - this was his full name - belonging to the cadet branch of the Habsburg-Teschen, was in sight of his marriage with the Archduchess Maria Theresia of Austria,




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daughter of Archduke Karl Salvator of Tuscany and Princess Maria Immaculata of Bourbon-Two Sicilies: he fell in love with Veli Lošinj at first sight and when, on a slope above the bay, bought the house of the captain Sopranić, it began for Veli Lošinj  " the age of tourism ".
The Archduke had rebuilt the villa making a building named Villa Wartsee, but being this place too exposed to the bora wind and to the storm surges, he chose a more appropriate and peaceful site where to spend the Winter with his family and so started the project for what would become the Villa Podjavori at the foot of Mount Jovanni, a castle surrounded by a garden, of rare beauty with its terraces, that reached the size of a veritable botanical garden, and this was the place where he loved to spend not only the Winter but especially the holidays, from Easter to Summer;




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Podjavori itself was delightful, just a long, white, rambling stone building, two storeys high, furnished throughout in simple bungalow style, with corridors and stairs of grey marble. Its greatest charm was the glorius and superb views from its many casement windows, and flower-bedecked terraces, accross the crystal blue waters of the Adriatic far down below, with its myriads of tiny isles, and the snow-clad Alps on the mainland beyond.
The garden was ideal, stretching far and wide on the wild and rugged slopes of Monte Jovanni. It was full of surprises, with its steep and winding pathways and moss-grown steps, hewn out between great upstanding rocks, some of which were covered in marvellous growth, or else left projecting there, many feet high, just wild grey rocks towering up against an azure sky.
To the right and left one caught glimpses of gorgeous colouring from masses of rose-trees, groups of orange and lemon-tree, and scarlet camellias in between tall waving palms, and the low-spreading olive branches.
Dancing brown lizards jumped and skipped over the grey rocks; snackes glided and wriggled in the sun; and the warm and scented air, over this superb scene of beauty and peace, seemed to vibrate with the intoxicating murmur of myriads of insects life of the sunny South. 
Cerimony was more or less waived during the stay of the Imperial Family on the island, and every one seemed to drop for a while the tedious restraint of Court life. 1




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EASTER was very often spent by the Imperial Family in Lussin, and it come as a welcome in joyous relaxation after the monotony of Lent, and the solemnities of Good Friday in which we had just partaken.
Easter Sunday was given over to great rejoicings, rules were put on one side, and the Princes and Princesses were practically free to do what they pleased.
There was always a very elaborate lunch, to which Don Antonio and other priests were invited, besides any chance friends of Their Imperial Highnesses who were staying at their villas or at the Hotels on the island.
Then followed always the egg hunt, in the grounds of Podjavori, an Easter custom, which is still observed in several other European countries. Beautiful and enormous eggs, containing costly gifts, and the choicest bonbons, to each of which a name was attached, were hidden in the portion of the extensive grounds, given over to the hunt.
Every one donned gala attire; the day was usually perfect weather, and the scene was always one of gayety and amusement of young and old.
Another custom which struck one as being very quaint, was the placing in every one's apartement of a plate containing a dozen hard-boiled eggs, painted over in various bright colours, and another plate on which was found various kinds of cold meat. As it was obvious no one ever felt the need of this strange food, these curious gifts were immediately sent down to be given to the poor.
On Easter Monday Lussin's little regatta took place, which was looked upon by all as if it were as great an event as the races ad Kiel, or as important as the Cowes Regatta. 2


Mesmerized by the magnificence of the Mediterranean vegetation lushing around Veli Lošinj, he started and also supported the project and the creation of paths and walks often crossed by the Austrian aristocracy who used to stay on the island or went there on a trip.
The castle was sold in 1893 with the intention of building a new villa in the highest part of the park, but this project was never realized.




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Austria will lose this important part of the Empire with the Great War, after which most of the tourist will look rather to the Riviera dei Fiori and the French Riviera full of other beautiful places surrounding also our peninsula and bordering the Mediterranean, although they will be, however, foreign places.


Hoping to have, once again, make you live a little daydream, I take leave of you, dear and beloved friends and readers of mine, wishing you all the best for this new week,

see you soon ♥















BIBLIOGRAPHIS SOURCES:

Nellie Ryan, My Years at the Austrian Court, John Lane, 1915, reprint on September 2015, Forgotten Books Editions;

WEB.



QUOTATIONS:

1 - Nellie Ryan, My Years at the Austrian Court, John Lane, 1915, reprint on September 2015, Forgotten Books Editions, page 209; 

2 - op.cit., page 219.






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