martedì 22 agosto 2017

HISTORY OF FASHION ~ XVIIIth cent. fashionable caps (and straw hats).



Women's fashion has always wanted that the head had to be covered:
in accordance with the different styles, contexts and ages, never the hair of a lady, at least until the contemporary era, had to be shown in its entirety, whether it was for deference, elegance, or affectation ... and what better ultimate touch to a perfect Lady's toilet could exist if not a delicate cap made of the softest fabric and ornate with impalpable laces ?



Coming back to the end of the XVIIIth century, between 1770-1780 and 1800, the caps became very fashionable, made of linen or organza, often decorated with a lace-embroidered trim, which made them even more graceful, or with ribbons that made them more in theme with the colors and style of the dress; the Ladies of the time, especially those who belonged to the most modest social classes, used to wear them for all kinds of domestic tasks:




indispensable accessory, almost as if it were an apron, the cap, which gave the hostess a look of graceful elegance and made the feminine image more tidy and clean, was also used to hold the hair during the nighttime rest and then it was named DORMEUSE CAP.



But whatever it was the social class which a Lady belonged to, she never had to come out without first covering her head with her own cap, and in that case they were chosen those a little bit more elaborate and sophisticated, and it was in Summer that the 'ensamble' with the straw hats made them really delicious and irresistible: they were in vogue at the time the BERGERE STRAW HATS,


wide-brimmed straw hats virtually flat, or nearly, that were resting on the top of the head over the cap and sometimes tied under the chin or behind the 'full' head of the cap, and this 'marriage', which was really guessed, was able to grace the of every Lady dressing them; it was as if the cap had the task of picking up the hair and the straw hat to give the cap its most appropriate finishing touch.





They were quite simple to make, every housewife had the opportunity to use the appropriate paper models, and it was a shame that the fabric lost its turgor already during the very first wash and so, once it had fallen, the cap should be readily replaced with a new one.


The most well-to-do Ladies went to fashionable milliners which were far able to sew them but for a mere cap it was enough the mastery with the needle of a dressmaker, the one who sew the suit and could then create the most guessed ensemble perhaps with the same decorations.

What do you say, let's take a leap back in time and let's try one of them, maybe with one of those so lovely BERGERE STRAW HAT decorated with ribbons and flowers?

The season is just the most suitable ...!




I thank you all from the bottom of my heart for the enthusiasm 
which you always follow me with,
your comments fill my heart with such a joy!
And in the hope that I've been dealing with a subject 
that has entertained you with delight,
I wish you all my best,


see you soon ðŸ’•








P.S. I have to admit that being my month of August so very busy, I cannot afford the time for the web, to answer your comments, to visit your so lovely blogs, and therefore I prefer to take a short break and come back in September, I really can't manage and I do prefer not to bere instead of being like a phantom, dearest friend of mine, thank you once again !








Da sempre la moda femminile vuole che il capo sia coperto: 
in accordo con i diversi stili, contesti ed epoche, mai la capigliatura di una signora, almeno fino all'epoca contemporanea, si doveva mostrare nella sua interezza, sia che fosse per deferenza, per eleganza, o per vezzo ... e quale miglior tocco finale alla toilette di una perfetta Lady poteva esistere se non una delicata cuffia fatta del più morbido tessuto ed ornata di impalpabili pizzi ?



- immagine 1

- immagine 2



Tornando indietro alla fine del XVIII° secolo, ossia tra il 1770 -1780 ed il 1800, le cuffie divennero di gran moda, confezionate in lino o in organza, spesso decorate con un bordo in pizzo ricamato a mano, che le ingentiliva ulteriormente, o con nastri che le rendevano più in accordo con i colori e lo stile dell'abito; le Ladies del tempo, soprattutto coloro che appartenevano alle classi sociali più modeste, le usavano per svolgere ogni tipo di mansione domestica:



- immagine 3

- immagine 4

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accessorio irrinunciabile, quasi come poteva essere il grembiule, la cuffia, che conferiva alla padrona di casa un aspetto di graziosa eleganza e rendeva l'immagine femminile più ordinata e pulita, era altressì utilizzata per tenere in ordine i capelli durante il riposo notturno, ed allora prendeva il nome di DORMEUSE CAP.



- immagine 6



Ma qualsiasi fosse la classe sociale di appartenenza, una Lady non usciva senza aver prima coperto il capo con la propria cuffia, ed in questo caso venivano scelte quelle un po' più elaborate e sofisticate, ed era in estate che l'abbinamento con il cappello di paglia le rendeva davvero deliziose ed irresistibili: erano in auge al tempo i cosìddetti 
BERGERE STRAW HATS,



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cappellini di paglia a falde larghe praticamente piatti, o quasi, che venivano appoggiati sulla sommità del capo sopra la cuffia e legati talvolta sotto il mento oppure dietro alla parte 'piena' della cuffia e tale connubio, davvero indovinato, era in grado di aggraziare il volto di ogni Lady che li vestisse; era come se alla cuffia spettasse il compito di raccogliere la chioma e al cappello di paglia quello di conferire alla cuffia la propria più adeguata rifinitura e di personalizzare 'la mise'.



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Esse erano piuttosto semplici da confezionare, ogni massaia del tempo ne aveva la possibilità ricorrendo agli appropriati modelli in carta, peccato che il tessuto perdesse turgore già durante i primissimi lavaggi e quindi, una volta afflosciatasi, la cuffia dovesse essere prontamente sostituita con una nuova.



- immagine 12



Le Ladies più benestanti si recavano dalle modiste di fiducia per farsele confezionare, ma per una semplice cuffia era sufficiente la maestria con l'ago di una sarta, la stessa che confezionava l'abito e che poteva quindi creare 'l'ensemble' più indovinato magari con le sue stesse decorazioni.

Che dite, facciamo un salto indietro nel tempo e ne proviamo una anche noi, magari con uno BERGERE STRAW HAT decorato con nastri e fiori ?

La stagione è proprio la più adatta ... !






Vi ringrazio con tutto il cuore per l'entusiasmo con cui sempre mi seguite,
i vostri commenti colmano il mio cuore di una tale gioia !
E nella speranza di aver trattato un argomento che vi abbia intrattenuti con diletto,
vi auguro ogni bene,


a presto ðŸ’•








P.S. Devo ammettere che essendo il mio mese di agosto così tanto ricco di impegni, a stento riesco a concedermi il tempo per il web, per rispondere ai vostri commenti, per farvi vista e perciò preferisco prendermi una breve sosta dandovi appuntamento a settembre, grazie ancora.












sabato 5 agosto 2017

'L'Agave senza Spine': l'Imperatrice - Regina Elisabetta d'Austria - Ungheria a San Remo.



Questa Imperatrice e Regina non conosceva per la sua forza che un solo impero e un sol regno: la vita interiore. Nessuno ha fornito una più sicura testimonianza d'aver compresa la parola del Vinci: "Non si può avere una più grande signoria di quella di sé stesso".  
  Ivi ella regnava, e nessun'altro che lei. La sua patria non era che il luogo del suo desiderio. La rapidità era la sua ebrezza. Il cavallo che si slanciava e la vela che si gonfia le davano l'illusione delle ali. Le rugiade dei prati la conoscevano, e le sabbie salate, e le moltitudini marine, e i venti, e le piogge, e le aquile, e le vie invisibili, e i perigli affascinanti. Ella amava vedere il morso e la prua covrirsi di spuma, mentre il suo dolore si faceva forte come la terra o fervente come il mare.

Gabriele D'Annunzio da LA VIRTU' DEL FERRO






La scorgo là,
sul lungomare,
ombra sinuosa avvolta dalla luce infervorata
del sole che si bagna di mare
prima di salire in cielo
e decretare la nascita di un nuovo giorno.
Lei, creatura eterea,
Lei, creatura marina, gabbiano tra i gabbiani,
che del mare vive, che del mare si nutre
si pasce della melodia che suonano le onde
quando giungono a riva
seguendo un ritmo che non ha tempo,
si nutre del salmastro che emana dalla risacca e che rende rorida
l' 'aria mattutina,
quando le agavi che punteggiano il litorale
disegnano le loro prime ombre sugli scogli.
Lei, dall' 'abito scuro, nero,
colore anonimo, il più elegante, il più comune,
come un corpo diafano che si muove sul confine
che separa il mondo delle anime vive
da quello in cui vagano le ombre,
in cerca di ciò che sulla terra mai è esistito,
va errabonda bramosa di una mano che ponga fine
al palpitare del suo cuore, un cuore stanco,
un cuore affranto che solo la magnificenza del Creato,
per qualche istante,
riesce a strappare alla sua disperazione.
Ed in questo suo andare erratico,
le acque cristalline che lambiscono le coste ligustri
rappresentano istanti di pace con sé stessa,
di riconciliazione con la vita, con il destino che tanto diversa 
dalla sua Natura voleva forgiarla.
Lei, spirito libero, anima senza confini,
che come un'agave mediterranea, dopo aver dato il meglio di sé 
nel pieno del suo fulgore fiorifero,
lievemente si accascia e perisce, alla vita non chiede più nulla,
solo pace ... celeste come il mare, celeste come il cielo,
celeste come la fine di ogni cosa.


D.L.


Finalmente, dopo avere atteso almeno un paio d'anni, riesco a scrivere questo post comunicandovi la pubblicazione del mio primo libro, ovviamente sull'imperatrice che più amo, ed altrettanto ovviamente sui suoi soggiorni in Riviera, quella ligure, nello specifico nella città dei fiori, Sanremo, che più volte il suo peregrinare la spinse a toccare. 


La coppia imperiale sulle alture di Cap Saint Martin, anno 1896.


E con i versi che avete sopra letto comincia la mia narrazione .. sì, questa volta vi presento un testo pubblicato da me, quasi ancora non ci credo e l'emozione è tanta da sopraffarmi, ma non tocca a me recensirlo ed esprimere giudizi di valore, ci mancherebbe ancora, è semplicemente un modo per farvelo conoscere e so che alcune tra voi possono trovare interessante l'argomento !

E' questo un piccolo saggio che, attingendo in parte alla letteratura, tedesca, inglese ed italiana, in parte alla cronaca locale del tempo, ripercorre gli ultimi passi della vita dell'Imperatrice Elisabetta d'Austria che si trovò a soggiornare a Sanremo nell'inverno del 1896 e in quello del 1898, per l'ultima volta, da che il 10 di settembre di quel medesimo anno la lima, tanto affilata quanto iniqua, di Luigi Luccheni, l'anarchico di origini italiane, ferì mortalmente il suo povero cuore che cessò di battere nelle primissime ore di quel pomeriggio.


L'Imperatrice Elisabetta in un dipinto del pittore magiaro Gyula Benczur datato 1898.


Era Sua Maestà molto legata alla nostra Riviera, ai suoi paesaggi, al suo retroterra, spesso aspro, da conquistare in ripide salite, alla sua gente, ai suoi fiori e questo mio vuole essere un omaggio a questa Eterea Creatura che anche qui da noi ha lasciato le sue orme.

... Di più non voglio dirvi ... !

Per chi tra voi fosse interessato ad acquistarlo, procedete inviando una e-mail a: 
tenutageremia@gmail.com.



Grazie a tutti,
dal profondo del cuore !


A presto ðŸ’•

















'The Agave without thorns': Empress - Queen Elisabeth of Austria - Hungary at San Remo.



This Empress and Queen didn't know for her strength anything else than only one empire and one kingdom: her inner life. No one has provided a safer witness to having understood the Vinci's word: "You cannot have a greater lordship than that of yourself."
   There she reigned, and no one other than her. Her homeland was anything but the place of her wish. Quickness was her thrill. The horse sliding and the swinging sail gave her the illusion of the wings. The dew of the meadows knew her, and the salt sand, and the sea multitudes, and the winds, and the rains, and the eagles, and the invisible ways, and the fascinating perils. She loved to see the bit and the prow covering themselves with foam while her pain was becoming as strong as the earth or as fervent as the sea.


                                    Gabriele D'Annunzio from LA VIRTU' DEL FERRO




- picture 1 - cover






I make her out there,
On the seafront,
Curved shadow wrapped in the blazing light
Of the sun bathing by the sea
Before climbing to the sky
To decree the birth of a new day.
She, ethereal creature,
She, sea creature, seagull among the seagulls,
Who of the sea lives, who of the sea feeds herself
she feeds on her passion for the melody that the waves play
When they reach the shore
Following a rhythm that does not have time,
She feeds herself with the salt that emanates from the undertow 
And makes it rhodid
The morning air,
When the agaves dotting the coast
Draw their first shadows on the rocks.
She, with her dark dress ... black,
Anonymous color, the most elegant, the most common,
Like a diaphanous body that moves on the border
Which separates the world of living souls
From the one where shadows are wandering,
She's always on the roam looking for what has never existed on earth,
She goes longing for an hand which could put an end to
The palpitation of her heart, a tired heart,
A grieved heart that only the magnificence of the Created,
For a few moments,
Is able to rip her from her despair.
And in this wandering of hers,
The crystalline waters that laps the Ligust coasts
Represent moments of peace with herself,
Of reconciliation with Life, with a Fate
Which so different from her nature wanted to forge her.
She, free spirit, soul without borders,
That like a Mediterranean agave, after giving the best of itself
In the fulness of its flourishing blossom,
It lightly perishes anfd die, she doesn't ask Life anything else,
Only peace ...
celestial like the sea, 
celestial like the sky,
celestial like the end of all things.



D.L. 




Eventually, after waiting for at least a couple of years, I can write this post communicating you the publication of my first book, about the empress I love most, Elisabeth of Austria, of course, and of course, about her stais on our Ligurian Riviera, specifically in the City of Flowers, Sanremo, which she repeatedly happened to touch during her wandering.




- picture 2 - The imperial couple on the heights of Cap Saint Martin, year 1896.




And with the verses you have read above my narration begins .. Yes, this time I present a text I have published, I almost cannot believe it yet and the emotion is so much to overwhelm me, but it's not up to me to review it and to express any kind of judgments, oh, not really, it's just a way to let you know it and I know that some of you may find interesting this subject!

This is a booklet, a little essay that, drawing partly from XIXth century literature, German, English and Italian, partly from the local chronicle of that time, traces the last steps of Empress Elisabeth of Austria's life, this lovely character who was staying in Sanremo during the Winter of the years 1896 and 1898, this time for the last time since on September 10th of that same year the file, as much sharp as iniquitous, of Luigi Luccheni, an anarchist of Italian origin, mortally wounded her poor heart that ceased to beat in the early hours of that afternoon.




- picture 3 - The Empress Elisabeth in a painting by the Hungarian Gyula Benczur dated 1898.




Her Majesty was very much tied to our Riviera, to its landscapes, its often steep hinterland to conquer step by step, its people, its flowers and this wants to be a tribute both to our sea and to this Ethereal Creature who left her 'footprints' here too.
For those of you who are interested in reading it, please, let me know since I wrote it in Italian but I'm thinking about writing an e-book in English, if it's worth, of course !




With much gratitude,
from my heart to yours !



See you soon ðŸ’•








P.S.: Forgive me if I've been neglecting you, I was far too busy lately ... and still I am, honestly !




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