Che sia l'amore tutto ciò che esiste
È ciò che noi sappiamo dell'amore;
E può bastare che il suo peso sia
Uguale al solco che lascia nel cuore.
Emily Dickinson, 1765
Emily Dickinson in 1850
C'è un momento della vita di Emily Dickison, che tanto amo, amo come donna ed amo come poetessa, in merito al quale, sia gli storici che i critici, hanno concordemente delle perplessità: tale periodo comincia con il delinearsi sul finire degli anni '60 dell'ottocento per divenire via via sempre più netto e deciso fino alla fine della vita della Dickinson, avvenuta nel 1886.
Si tratta di un periodo in cui il comportamento della nostra amata comincia con il mutare: poco per volta ella si distacca dalla vita sociale, gradualmente la si vede sempre meno in pubblico, non riceve più visite, per giungere infine a chiudersi sempre più in sè stessa e tra le pareti della propria abitazione.
Già nel 1867 cominciò con il dialogare con coloro che avevano piacere di farle visita attraverso la porta della propria stanza senza neppure mostrarsi e divenne popolare nel vicinato per questa sua stravaganza insieme con il suo apparire sempre meno per le strade di Amherst e, quando occasionalmente accadeva, si faceva notare per il suo vestirsi sempre di bianco ( infatti il solo capo d'abbigliamento che di lei ci rimane è una veste bianca cucita tra il 1878 ed il 1882).
A solemn thing – it was – I said –
A Woman – White – to be –
And wear – if God should count me fit –
Her blameless mystery –
(271), ca. 1861
Il 16 giugno 1874, mentre si trovava a Boston, Edward Dickinson, padre di Emily, fu colpito da un ictus e morì. Quando il rito funebre si svolse in tutta modestia nella sala d'ingresso della Homestead, Emily rimase nella sua stanza con la porta appena socchiusa per potere udire, ma senza essere vista e non partecipò neppure alla cerimonia commemorativa celebrata il successivo 28 giugno.
Il dibattito e la curiosità sono tutt'oggi alimentati dai motivi che possono avere spinto la dolce Emily ad una scelta di vita così radicale; due sono le ipotesi che vengono additate: la prima che vede coincidere questo momento con l'intraprendere da parte dell'amato fratello Austin, che con la moglie Susan, amica, come lei amante delle lettere, confidente, quasi una sorella prima ancora che cognata di Emily, viveva nella casa degli Evergereen separata dalla Homstead solamente da un prato, una relazione extraconiugale che divenne presto di dominio pubblico e che scandalizzò prima di chiunque altro gli stessi Dickinsons, così tanto vittorianamente e rigorosamente puritani. Di tutto ciò Emily provava sicuramente vergogna, ma c'è chi è propenso a leggere in questo atteggiamento non tanto un rifiuto del partecipare alla vita per cause indirette, quanto piuttosto per qualcosa che ancor più strettamente la riguardava da vicino ... Emily era divenuta profondamente triste e quella che ella stessa chiamò la 'scelta bianca', espressione di una radicale ribellione al mondo e alla vita stessa, sembrerebbe invece la conseguenza delle sue più grandi delusioni amorose.
Carl Vilhelm Holsøe (1863 - 1935), Lady in an interior
I never lost as much but twice,
And that was in the sod.
Twice have I stood a beggar
Before the door of God!
Angels – twice descending
Reimbursed my store –
Burglar! Banker – Father!
I am poor once more!
(49)
( Non persi che due volte, | e l'una e l'altra mi ritrovai a terra. | Due volte andai a mendicare | dinanzi alla porta di Dio! || Angeli – l'una e l'altra volta discesero | per rimborsarmi del mio tesoro – | Ladro! Banchiere – Padre! | Son povera nuovamente! )
Nell'autunno del 1847 Benjamin Franklin Newton, Newton, come lo chiamerà lei, uno studente in legge dell'età di ventisei anni, giunse ad Amherst desideroso di studiare e fare pratica per un paio d'anni nello studio legale recentemente formato da Dickinson e Bowdoin. Come altri studenti di legge accolti da Edward Dickinson nel corso degli anni, Newton divenne una presenza familiare nella Homestead, un amico fedele per i piccoli Austin, Emily e Lavinia, partecipe spesso anche ai pasti in famiglia. Emily Dickinson lo conobbe proprio nel periodo in cui si iscrisse al Mount Holyoke Female Seminary e con lui conobbe il suo amore per i libri quando, nel marzo dell'anno successivo, rimase a casa per parecchie settimane a causa di un grave raffreddamento.
Più tardi scriverà:
Al piano rialzato, una delle finestre della stanza di Emily
"Mr. Newton divenne per me un dolce, seppur severo Precettore, m'insegnò cosa leggere, cosa ammirare di tutti gli autori, ciò che era più grande o bello in natura, e la lezione sublime, la fede nelle cose invisibili "(Lettera 153).
Ovviamente allo scadere dei due anni il giovane Newton venne licenziato da Edward Dickinson poichè era più che evidente la simpatia che era nata tra di lui e la giovane Emily e ciò non era davvero un bene anche perchè le sue idee erano in netto contrasto con quelle chiuse e rigorose del Dickinson; inutile dire che la partenza di Newton, “ un fratello maggiore, così tanto amato ” (Lettera 153), scatenò nella giovane poetessa un'immensa malinconia che sempre più si chiuse in sè stessa circondandosi di quell'alone di mistero che la rese sicuramente ancor più affascinante e diede alimento alle sue liriche più intense e alle sue lettere più significative, poichè nella solitudine che caratterizzò la sua vita a partire dagli anni sessanta ('The Queen Recluse' - 'La Regina Reclusa' la definì l'amico Samuel Bowles) ella fu in grado di concentrarsi sul suo mondo in maniera più profonda per dare alla parola un valore ed un'espressività sconosciuta agli autori del suo tempo. ( è infatti del 1860 la grande esplosione della poesia della Dickinson che, separata dal mondo, si immerse nella contemplazione della natura, nella meditazione dei grandi temi biblici, nello studio dei testi preferiti: Shakespeare, i metafisici, Keats, Browning, Emerson, Elizabeth Barrett, Emily Brontë )
Newton rimase in contatto con Emily - va ricordato che egli le inviò le poesie del suo amato Emerson nel gennaio del 1850 - e si sposò nel giugno del 1851 dandole sicuramente, di lì a poco, notizia circa il peggioramento della sua salute. La sua morte per tubercolosi il 24 marzo 1853 scosse la povera Emily
"Il mio primo amico mi ha scritto la settimana prima di morire:" Se vivrò, andrò a Amherst - Se morrò, lo farò certamente "
- Emily Dickinson a T.W. Higginson, primavera del 1876 (Lettera 457)
che all'immagine di questo suo istitutore e compagno rimarrà legata per il resto della sua vita, sempre memore di colui che aveva " intrecciato con semplicità le sue dita tra le mie / Mentre altro non ero che una Ragazza che doveva imparare " ( Fr418 ).
“Tis not that Dying hurts us so -
“Tis Living - hurts us more -
“Tis Living - hurts us more -
(335).
( Non è la morte che così ci duole | ci duole più la vita - )
Di Newton ella non si dimenticherà mai ...
Durante un viaggio a Philadelphia compiuto nel 1854, Emily conobbe il reverendo Charles Wadsworth, colui che sarebbe diventato il suo 'caro amico terreno': egli aveva allora 41 anni, era un uomo maturo ed ebbe una grande influenza sulla vita di Emily e sulla sua poesia. Figura romantica Wadsworth come la Dickinson era un solitario, una persona in cui Emily potesse confidare quando scriveva una poesia; così simile a lei, egli aveva nel suo eloquio sul pulpito lo stesso equilibrio che ella aveva nella sua espressione poetica, ma sicuramente più importante dell'intesa meramente professionale ed ampiamente documentato, era il grande amore che Emily visse per questo reverendo calvinista anche se lui era felicemente sposato e padre di numerosi figli ... un' altro amore infelice, perciò, impossibile da vivere, ma non per questo ... improduttivo, anzi, molti dei critici della Dickinson sono concordi nel vedere in Wadsworth il punto focale delle sue liriche amorose. Il fatto che la chiesa di San Francisco assegnata a Wadsworth si chiamasse Calvario e che in molte delle poesie d'amore della Dickinson siano utilizzate allusioni religiose suggerisce infatti conferma a questo legame.
dipinto di Elizabeth Pol raffigurante Emily Dickinson
That I did always love
I bring thee Proof
That till I loved
I never lived—Enough—
That I shall love alway—
I argue thee
That love is life—
And life hath Immortality—
This—dost thou doubt—Sweet—
Then have I
Nothing to show
But Calvary—
(549)
Egli le fece visita alcune volte alla Homestead e rimasero legati da una fitta corrispondenza, di cui, purtroppo, non ci rimane traccia alcuna fino a che, lo stesso anno in cui si spense la madre di Emily, nel 1882, il reverendo morì completando un periodo di lutti familiari che indussero la delicata poetessa a meditare nelle sue liriche sempre più sulla morte.
Fortunatamente ella aveva al suo fianco la figura amica di Thomas Wentworth Higginson.
Nell'aprile del 1862 Emily aveva letto sull'Atlantic Monthly la "Letter to a Young Contributor" - " Lettera a un giovane collaboratore ", scritta dall'allora già noto Thomas Wentworth Higginson (1823 - 1911), uomo talentuoso, attivista e di varia e profonda formazione culturale, in cui egli incoraggiava e consigliava i giovani aspiranti scrittori. Nel giro di un mese questi ricevette una lettera da parte di Emily Dickinson, che allora aveva 31 anni, insieme con quattro poesie, iniziando così un rapporto di corrispondenza, che sarebbe durato fino alla scomparsa della poetessa, di cui ci rimangono circa 70 lettere e più di 100 poesie.
Thomas Wentworth Higginson and his daughter, ca.1884
“Mio caro amico, Una Lettera è sempre per me come l'immortalità, perchè è puro pensiero separato dall'amico corporeo.”
- Emily Dickinson a T. W. Higginson, giugno 1869 (Lettera 330)
Di natura meramente intellettuale, il loro fu un legame che ebbe comunque il suo rilievo nella vita di Emily Dickinson la quale, nel 1885, cominciò con il manifestare i primi segni della malattia che l'avrebbe condotta alla fine dei propri giorni e trascorse, in conseguenza ad un progressivo indebolimento, più di un anno nel proprio letto abbandonando del tutto la produzione poetica per spegnersi infine il 15 maggio del 1886 all'età di soli 56 anni affetta dal morbo di Bright (nefrite).
Higginson si era nel frattempo già recato un paio di volte alla Homstead per conoscere Emily di persona ed al suo funerale lesse una poesia di Emily Brontë, " No Soul Coward Is Mine ".
Dopo la morte della Dickinson la sorella Lavinia scoprì i fascicoli delle sue 900 poesie custoditi in un cassetto per la biancheria, cosa che venne interpretata come il desiderio di darle alle stampe, ed Higginson assistette Mabel Loomis Todd, amica di Emily, nella redazione delle stesse, prestando la sua notevole influenza letteraria per la pubblicazione, avvenuta presso l'editore Roberts Brothers di Boston, nel 1890 in una prima edizione e, dato il plauso ricevuto dal pubblico, per una seconda edizione l'anno successivo.
La stanza di Emily Dickinson in una foto d'epoca.
Se il mondo aveva perso la sua più grande poetessa, i suoi versi immortali furono tempestivamente consegnati al tempo affinchè potesse custodirli, con la dovuta reverenza, tra le ali dell'eternità ...
The Seetest Heresy received
That Man and Woman know –
Each Other’s Convert –
Though the Faith accommodate but Two –
The Churches are so frequent –
The Ritual – so small –
The Grace so unavoidable –
To fail – is Infidel –
(387)
(L’eresia più dolce | che uomini e donne conoscano | cui a vicenda si convertono | sebbene la Fede non ne accolga più di due – || Tante sono le chiese | il rito è così semplice | la Grazia così inevitabile | non farlo è da infedeli – ).
Un saluto dal profondo del cuore a tutti voi amici miei cari.
A presto ♥
Fonti bibliografiche:
Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano, 2001
Judith Farr, The Passion of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1992
Barbara Lanati ; VITA DI EMILY DICKINSON - L'alfabeto dell'estasi , Feltrinelli, Milano, 1998
Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011
EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE , Mondadori, Milano, 1997
The Letters of Emily Dickinson, a cura di Thomas H. Johnson e Theodora Ward, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, 1958 [ediz. 1986]
That Love is all there is,
Is all we know of Love;
It is enough, the freight should be
Proportioned to the groove
Emily Dickinson, 1765
- picture 1 - Emily Dickinson in 1850
Already in 1867 she began to dialogue with those who were pleased to see her through the door of her bedroom without even show herself and became popular in her neighborhood just for this extravagance together with her appearing less and less on the streets of Amherst, and when occasionally it happened, she was noted for her always dressed in white (in fact the only item of clothing of hers that remains is a white robe sewn between 1878 and 1882 ).
“My earliest friend wrote me the week before he died “If I live, I will go to Amherst – if I die, I certainly will.”
“Dear friend, A Letter always feels to me like immortality because it is the mind alone without corporeal friend.”
- Emily Dickinson to T. W. Higginson, June 1869 (Letter 330)
See you soon ♥
Bibliographic sources:
Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano, 2001
Judith Farr, The Passion of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1992
Barbara Lanati ; VITA DI EMILY DICKINSON - L'alfabeto dell'estasi , Feltrinelli, Milano, 1998
Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011
EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE , Mondadori, Milano, 1997
The Letters of Emily Dickinson, a cura di Thomas H. Johnson e Theodora Ward, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, 1958 [ediz. 1986]
There is a moment in the life of Emily Dickison, whom I love so much, I love her both as a woman and as a poet, about which historians and critics have in agreement doubts: the period begins emerging on the end of the 60's of the XIXth century to become gradually more and more clear and decisive till the end of the Dickinson's life, which took place in 1886.
It's a period in which the behavior of our beloved begins with changing: little by little she detaches from the social life, gradually people see her in public always more seldom, she doesn't receive visits any more, to arrive, finally, to shut herself more and more and between the walls of her home.
Already in 1867 she began to dialogue with those who were pleased to see her through the door of her bedroom without even show herself and became popular in her neighborhood just for this extravagance together with her appearing less and less on the streets of Amherst, and when occasionally it happened, she was noted for her always dressed in white (in fact the only item of clothing of hers that remains is a white robe sewn between 1878 and 1882 ).
- picture 2 -
A solemn thing – it was – I said –
A Woman – White – to be –
And wear – if God should count me fit –
Her blameless mystery –
(271), ca. 1861
On June 16th, 1874, while in Boston, Edward Dickinson, Emily's father, suffered a stroke and died. When the funeral took place in all modesty in the Homestead's entrance hall, Emily stayed in her room with the door slightly ajar to be able to hear but not to be seen and didn't even participated to the memorial ceremony celebrated on the following June 28th.
The debate and curiosity are still powered by the reasons which may have prompted the sweet Emily to such a radical lifestyle choice; there are two hypotheses that are singled out: the first one who sees this coinciding with the time in which her beloved brother Austin, who with his wife Susan, a friend, as her a lover of books and culture, a confidant, almost a sister even before than a sister-in-law for Emily, lived in the house of the Evergereen separated from the Homstead only by a lawn, a love affair that became soon of public domain and that scandalized before than anyone else the same Dickinsons, as Victorians, were strictly Puritans. Of this all Emily definitely felt shame, but some people are inclined to see in this attitude not much a refusal to participate in the life because of indirect causes, but rather to something that more closely involved her ... Emily had become deeply sad and what she herself called the 'white choice', expression of a radical rebellion to the world and to life itself, would seem rather the consequence of her greatest disappointments in love.
- picture 3 - Carl Vilhelm Holsøe (1863 - 1935), Lady in an interior
I never lost as much but twice,
And that was in the sod.
Twice have I stood a beggar
Before the door of God!
Angels – twice descending
Reimbursed my store –
Burglar! Banker – Father!
I am poor once more!
(49)
In the fall of 1847, Benjamin Franklin Newton, Newton, as she'll call him, a student in law aged twenty-six, came to Amherst eager to study and practice for a couple of years in the law study recently formed by Dickinson and Bowdoin. Like other law students greeted by Edward Dickinson over the years, Newton became a familiar presence in the Homestead, a faithful friend to the little Austin, Emily and Lavinia, often participating in family meals. Emily Dickinson knew him in the period in which she enrolled at Mount Holyoke Female Seminary, and thanks to him she knew her love for books when, in March of the following year, she remained home for several weeks due to a severe cold.
Later she'll write:
- picture 4 - Upstairs, one of the Emily's bedroom windows
“Mr. Newton became to me a gentle, yet grave Preceptor, teaching me what to read, what authors to admire, what was most grand or beautiful in nature, and that sublimer lesson, a faith in things unseen” (Letter 153).
“Mr. Newton became to me a gentle, yet grave Preceptor, teaching me what to read, what authors to admire, what was most grand or beautiful in nature, and that sublimer lesson, a faith in things unseen” (Letter 153).
Obviously at the end of the two years the young Newton was dismissed by Edward Dickinson as it was more than evident the sympathy that was born between him and the young Emily, and this wasn't really a good thing because his ideas were in stark contrast with those so 'closed ' and rigorous of Dickinson; needless to say that the departure of Newton, “an elder brother, loved indeed very much” (Letter 153), stir in the young poetess a deep sadness up who more and more closed in herself surrounding with an aura of mystery that made her even more fascinating and certainly gave food to her most intense lyrics and her most significant letters, as in the solitude that characterized her life since the sixties ( the 'Queen Recluse' her friend Samuel Bowles named her ), she was able to focus on her world in a deeper way for giving the word a value and an expressiveness unknown by all the authors of her time. ( In fact 1860 is the big explosion of the Dickinson poem who, separated from the world, immersed herself in the contemplation of nature, in the meditation of the great biblical themes, in the study of favorite texts such as Shakespeare's, the metaphysical, Keats's, Browning's, Emerson's, Elizabeth Barrett's, Emily Brontë's. )
Newton remained in contact with Emily - it must be remembered that he sent her the poems of her beloved Emerson in January 1850 - and got married in June 1851, giving her surely, quite soon, news about the deterioration of his health. His death from tuberculosis on March 24th, 1853 shocked the poor Emily
- Emily Dickinson to T.W. Higginson, spring 1876 (Letter 457)
that at the image of her Tutor and companion will remain linked for the rest of her life, always mindful of the man who, as her "First friend" had "slipped my simple fingers through / While just a girl at school" (Fr418).
- picture 5 - Daguerrotype of Emily Dickinson, c. early 1847
“Tis not that Dying hurts us so -
“Tis Living - hurts us more -
“Tis Living - hurts us more -
(335).
She'll never forget her Newton ...
During a trip to Philadelphia in 1854, Emily met the Reverend Charles Wadsworth, who would become her 'dear earthly friend': he was then 41, was a mature man and had a great influence on Emily's life and poetry. Romantic figure as Dickinson Wadsworth was a loner, a person whom Emily could confide when she wrote a poem, so like her, he had in his speech in the pulpit the same balance that she had in her poetic expression, but definitely more important than the purely professional understanding, and well documented, was the great love that Emily lived for this Calvinist reverend though he was happily married and father of several children ... another unhappy love, therefore, impossible to live, but not for this . .. unproductive, indeed, many of the critics of Dickinson agree in seeing in Wadsworth the focal point of her love poems. The fact that the church of San Francisco assigned to Wadsworth was called Calvary, and that in many of the love poems of Dickinson are used religious allusions suggests in fact confirm to this link.
- picture 6 - painting by Elizabeth Pol depicting Emily Dickinson
That I did always love
I bring thee Proof
That till I loved
I never lived—Enough—
That I shall love alway—
I argue thee
That love is life—
And life hath Immortality—
This—dost thou doubt—Sweet—
Then have I
Nothing to show
But Calvary—
(549)
He visited her a few times at the Homestead and they were tied by a correspondence of which, alas, there remains no trace until, in 1882, the same year in which Emily's mother died, the Reverend expired completing a period of family losses that led the gentle poet to meditate in her poems more and more about death.
Luckily at her side she had the friend Thomas Wentworth Higginson.
In April 1862 on the Atlantic Monthly Emily had read the "Letter to a Young Contributor" written by the already well known Thomas Wentworth Higginson ( 1823-1911 ), a talented man, activist and caracterized by a deep cultural training in which he encouraged and advised aspiring young writers. Within a month, he received a letter from Emily Dickinson, who was then 31 years old, along with four poems, thus beginning a correspondence that would have lasted until the death of the poet, of which there are still about 70 letters and more than 100 poems.
- picture 7 - Thomas Wentworth Higginson and his daughter, ca.1884
“Dear friend, A Letter always feels to me like immortality because it is the mind alone without corporeal friend.”
- Emily Dickinson to T. W. Higginson, June 1869 (Letter 330)
Purely intellectual, theirs bond had, however, its importance in the life of Emily Dickinson, who, in 1885, began to show the first signs of the disease that would have lead her to the end of her days and spent, due to a gradual weakening, more than a year in her bed totally abandoning the poetic production to finally die on May 15th, 1886 at the age of 56 years suffering from Bright's disease ( nephritis ).
Higginson had in the meanwhile already gone a couple of times to the Homstead to know Emily personally and at her funeral he read a poem by Emily Brontë, "No Coward Soul Is Mine".
After Emily's death her sister Lavinia discovered the files of her 900 poems kept in a linens drawer, which was interpreted as a desire to give them to the press and Higginson attended Mabel Loomis Todd, a friend of Emily, in the preparation of the same, lending his considerable literary influence for the publication that took place by the Roberts Brothers, Boston, in 1890 the first edition and, given the acclaim received by the public, for a second edition the following year.
- picture 8 - Emily Dickinson's bedroom in a photographs of the epoque
If the world had lost its greatest poet, her immortal verses were delivered promptly at the time so that it could keep them, with the due reverence, between the wings of Eternity ...
The Seetest Heresy received
That Man and Woman know –
Each Other’s Convert –
Though the Faith accommodate but Two –
The Churches are so frequent –
The Ritual – so small –
The Grace so unavoidable –
To fail – is Infidel –
(387)
A greeting from the bottom of my heart to all of you, my dear friends.
Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano, 2001
Judith Farr, The Passion of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1992
Barbara Lanati ; VITA DI EMILY DICKINSON - L'alfabeto dell'estasi , Feltrinelli, Milano, 1998
Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011
EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE , Mondadori, Milano, 1997
The Letters of Emily Dickinson, a cura di Thomas H. Johnson e Theodora Ward, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, 1958 [ediz. 1986]