venerdì 26 aprile 2013

Memories are made of this.


Ogni anno quando esplode la primavera dei colori e dei profumi, veloce corre il mio pensiero a quando anni, molti anni fa, muovevo i miei primi passi tra i fili d'erba di un prato: i colori, i profumi, gli insetti, il canto degli uccelli, i nonni …






.. I nonni ... i nonni sono “senza tempo”, ormai per loro il tempo è già passato, non hanno fretta, vivono di un tempo solo loro, preoccupati unicamente di donare amore ed io che ero l'unica loro nipote del loro amore sono stata avvolta, nutira; sono stati per me il sole della mia infanzia ed io credo di esserlo stata della loro età matura.
Tra Aprile e Maggio si lasciava la città per la campagna ed essendo nata in Febbraio, già a pochi mesi cominciai con il subire il fascino del gioco della natura e a desiderare di farne parte.


Il NONNO



Temprato, anche con asprezza, dalla storia, nato quando la Grande Guerra stava per volgere al termine, visse l'infanzia e l'adolescenza nel duro periodo a cavallo tra i due conflitti mondiali e poi la giovinezza nel periodo più .. atroce che la nostra memoria storica possa ricordare, quello segnato dal nazismo e dal fascismo, e, probabilmente sono stati gli eventi della sua esistenza a fare di lui una persona dall'animo così gentile, nobile, così umile, compassionevole, con un prezioso mondo interiore che lo rendeva amabile a tutti.
Lo ritrovo in me ogni qualvolta mi accorgo della gioia che mi danno le piccole cose, ogni mattina, nella luce del sole, nel ritorno delle rondini che quasi rabbuiano il cielo tante sono quando gioiose, ogni anno, svolazzano così vicine per salutarci che quasi ci sembra di toccarle, nei primi pigolii di un pulcino appena nato in un nido, quando accarezzo un animale, nello sbocciare dei fiori che insieme raccoglievamo, durante le nostre lunghe passeggiate, da portare alla mamma che ci aspettava a casa.




LA NONNA




 



Di carattere decisamente più forte del nonno ma non per questo meno affettuosa e protettiva, la nonna imparò l'arte del cucito quando era ancora bambina e divenne presto una ricercata pantalonaia, precisa e meticolosa, abile un po' in tutti i lavori con l'ago; paziente nel cercare di trasmettermi la sua arte, è riuscita a comunicarmi questa sua passione, anche se non la sua bravura, e me ne servo soprattutto per arredare la casa con tendaggi e cuscini ed applicandola al bricolage, con un po' di manualità, mi diverto a tappezzare divani e poltrone e .. quando impugno le sue forbici è come se mi guidasse e mi seguisse nel lavoro che sono in procinto di fare.


Le persone che ci hanno amato di un amore intenso non smettono di amarci solo perchè i nostri sguardi non s'incontrano più: quando, tra l'800 ed il '900 fratelli, figli, amici si separavano per cercare lavoro, una vita migliore, fortuna in terre lontane e le comunicazioni rendevano difficili od impossibili qualsiasi forma di contatto, il legame che li univa non per questo si dissolveva, ma, anzi, la distanza lo irrobustiva, lo consolidava … loro sono stati “chiamati altrove” alcuni anni or sono, a volte penso che mi darebbe così tanta gioia potere incontrarli, anche per poco, e questa gioia tenta di donarmela il sogno, ma onestamente, se mi soffermo a pensare, sento che non sono, poi, così tanto lontani da me, sento che continuano ad essermi vicini come un tempo ...





E concludo questo mio piccolo "viaggio" tra i ricordi d'infanzia ricorrendo ai versi di Eugenio Montale, il poeta della nostra cultura letteraria che più amo.. suonano quasi come un epitaffio da dedicare a loro che così tanto mi hanno dato


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue. ” 

    
(Eugenio Montale, 1967, da Satura, 1971)



A presto ♥

Dany








Every year when spring of colors and scients explodes, fast my thoughts runs back to the years, many years ago, when, in the grass of a meadow, I moved my first steps: the colors, the smells, insects, birdsong, grandparents ...



- (picture 1)



.. Grandparents ... grandparents are "timeless", time for them has already passed, they're not in a hurry, they live in a time that's only theirs, concerned only to give love and I, their only grandchild, have been wrapped and feeded with their love; they were the sunshine of my childhood and I think I was the sunshine of their mature age.
Between April and May we were leaving the city for the countryside and being born in February, at the age of few months l already began to be fascinated with the game of nature and to eager to be part of it.


Grandfather ♥


- (picture 2)


Hardened, even harshly, from history, born when the Great War was drawing to a close, spent his childhood and adolescence in the tough period between the two World Wars and then the youth in the period more .. atrocious that our historical memory can remember, the one marked by Nazism and fascism, and probably just the events of his life made him a person so deeply kind, noble, humble, compassionate, with a precious interior world that made him lovable to all.
I find him in me whenever I feel the joy that little things give to me, every morning, in the light of the sun, in the return of the swallows that almost darken the sky when they, so many and so joyous, each year, flutter so close to greet us that we almost seem to touch them, in the first chirps of a newborn chick in a nest, when I caress an animal, in the blossoming of the flowers that we gathered together, during our long walks, to bring to Mummy who was waiting for us at home.



Grandmother ♥


- (picture 3)


With a decidedly stronger personality than the grandfather but no less affectionate and protective, grandmother learned the art of sewing when she was still a child and became soon a sought tailoress specialized in making trousers, very precise and meticulous, very skilful in all the work with needle; patient in trying in sending me her art, has been able to transmit me this passion, though not her talent, and I use it mainly to decorate the house with curtains and pillows and applying it, with a little of manuality and creativity, to upholster sofas and armchairs and .. when I wield her scissors I feel as if she guides and follows me in the work I'm going to do.



People who have loved us with deep love doesn't stop loving us just because our eyes don't meet anymore: when, between 800 and 900 brothers and sisters, children, friends were leaving to look for a work, for a better life, for fortune in distant lands and communications made ​​it difficult or impossible any form of contact, the bond between them didn't dissolved for this, but, on the contrary, it grew, the distance consolidated it ... My grandparents were called elsewhere a few years ago, sometimes I think that it would give me so much joy to meet them, even for a moment, and dreams try to give this joy to me but honestly, if I stop to think, I feel that they aren't so far away, I feel that they are continuing to be close to me as a time ...


- (picture 4)


And I'm ending my little journey in the memories of childhood land using the verses of Eugenio Montale, the poet of our literary culture that I love most; they sound almost like an epitaph for them that they gave me so much 


"I went down at least one million of stairs, giving you my arm,
and now that you're not there is a vacuum at each step.
Even so our long journey was short.
My lasts to this day, and I need no
coincidences, reservations,
traps, the scorn of those who believe
that reality is what you see anymore.
I went down millions of stairs giving you my arm
not because with four eyes maybe you see more.
With you I've got because I knew that the two of us
whose only real eyes, though much obfuscated,
were yours. "

(Eugenio Montale, 1967 from Satura, 1971)



See you soon ♥


Dany


LINKING WITH:





sabato 20 aprile 2013

La poesia di Emily Dickinson, cullata dai fiori di un vecchio giardino vittoriano.



"Nulla più del vivere a contatto diretto con la Natura può affinare la sensibilità dell'animo di un fanciullo"

- Friedrich Wilhelm August Fröbel (1782 - 1852)



                            I bambini Dickinson, dipinti da Otis Allen Bullard ca 1840.
Dalla camera Dickinson alla Houghton Library di Harvard. Emily è a sinistra, in una delle poche immagini pervenuteci.


Tutti conosciamo Emily Dickinson quale delicata poetessa dell'America vittoriana i cui versi, giocati tra i chiaroscuri dei momenti topici del giorno ( l'alba," Fammi un disegno del sole - chè io possa appenderlo in camera - e far finta di scaldarmi, quando altri lo chiamano giorno! "; il tramonto, quando " puntuale Dio gli angeli richiama " ), dell'alternarsi delle stagioni ( l'"arsura dell'estate" con "giorni senza fine"; l'autunno, quando " i fiori decadono nel bosco" e " quando è di moda due volte il rosso porpora "; la primavera la cui inondazione " ingrandisce ogni anima " e l'inverno, quando "Il fiocco di neve straziato dai venti / giace con più autorevole eloquenza / che se l'avesse scortato al giaciglio / il braccio della cavalleria." - 1361 ), del fluire del tempo ( "La Natura avvizzisce / talvolta un Alberello - schioma Talaltra un Albero - / Se ne ricorda la sua Verde Gente / Quando non muore - / Foglie Languenti Muti testimoni / saranno alla Stagione Che Verrà : / Noi che l'Anima abbiamo / più sovente Moriamo - / Non così vitalmente " - 314) rispecchiano con romantica sensibilità e delicato intimismo i suoi stati d'animo, or d'attesa, di gioia, or di speranza, talvolta anche di angoscia, o il senso del sacro che pervade di sè tutta la realtà ( "Quando non vedo, vedo meglio / per la fede. I miei occhi castani / sichiudono talvolta, / ma la memoria non ha palpebre. / perciò spesso, annebbiato ogni mio senso, / ti contemplo ugualmente / quasi qualcuno avvicinasse un lume / al volto tanto amato, / e sorgo e nel mio sogno / ti rendo grande onore - / prima che il giorno invidioso interrompa / e scomponga la tua perfezione." - 939) nella ricerca di un colloquio costante con Dio ( "La primavera è il tempo in cui si esprime / più schiettamente Dio./ Nelle altre stagioni / si nasconde / ma di marzo e d'aprile / nessuno può passeggiare all'aperto / senza un dolce dialogo / con Dio." - 844).

Ma qui, oggi, voglio dedicare il nostro tempo a scoprire aspetti della sua complessa e curiosa personalità che non sono così tanto noti anche perchè i testi di cui disponiamo in italiano, siano essi biografici o critici, o non ne trattano o sfiorano appena l'argomento, che a me non sembra davvero secondario: voglio parlarvi della Emily appassionata giardiniera, naturalista, collezionista, della Emily lady dell'America del tardo ottocento un po' Angelo del focolare, come volevano i tempi, ma anche ninfa dei fiori, sì, perchè prima ancora che alla poesia, già da fanciulla sentì forte il trasporto per la natura divenendo incline a dialogare innanzitutto con i fiori del suo splendido giardino vittoriano ed affinando così la propria sensibilità artistica per prepararsi a scrivere le poesie suggestive e dal sapore quasi metafisico che ancor oggi ci incantano.
Nata nel 1830 secondogenita di tre figli in una famiglia della media borghesia di Amherst, Massachusset, in quella che in città era conosciuta come la prima costruzione in mattoni



                   Casa e podere dei Dickinson in una litografia di J.B.Bachelder del 1858.

( In paese si parlava di questa casa come del "Palazzo". Imponente ma non severa, protetta dal tradizionale recinto, annoverava diverse ali; quella padronale aveva grandi stanze a pianterreno, una bella cucina soleggiata la cui porta di servizio si apriva su di un esteso giardino a lato del quale si trovava il granaio. Era questa l'area preferita di Emily, quella stretta fascia di terra dove nei pomeriggi d'inverno si proiettava "l'obliquo taglio di luce", o, verso sera, simile ad un presentimento, l'ombra "annunciatrice dei tramonti "1 ), già fanciulla Emily subì presto il fascino della figura materna, piuttosto altera, fredda e quasi statuaria nei propri atteggiamenti; ella s'incantava ad osservarla quando trascorreva lunghi pomeriggi a prendersi cura delle rose, dei ciclamini, dei tulipani, della lobelia dell'ampio giardino di famiglia spesso aiutandola con l'intento d'imparare l'arte di curare i fiori che tanto la entusiasmava, al punto che all'età di soli dodici anni, sensibilizzata verso gli elementi di botanica anche dagli insegnamenti dell'allora famoso educatore del New England Edward Hitchcock, decise di classificarli, insieme con le specie ritrovate nei boschi del circondario in un catalogo, oggi considerato uno dei tesori dell'epoca vittoriana pervenutici.
In esso sono raccolti oltre 400 elementi tra piante, fiori e foglie e ne potete osservare una copia presso la biblioteca multimediale della Biblioteca Houghton presso la Harvard University -
online collection of the Houghton Library, Harvard University.



Io mi sono un po' persa tra le pagine di questo volume, impreziosito da una copertina in pelle verde scuro






e mi ha stupita osservare come, fermo restando il fatto che quella del collezionismo fosse una tendenza delle occupazioni degli adolescenti del tardo ottocento, Emily abbia raccolto, pressato e classificato tutto con una meticolosità ed una padronanza quasi linneiane.













Ad aprire la rassegna delle 66 pagine il gelsomino, il fiore che Emily preferiva ( seguito dalla margherita, dalla dalia, dal tulipano e dalla rosa ) con cui spesso accompagnava i propri doni, perchè dovete sapere che solamente una decina delle sue poesie sono state pubblicate con il suo consenso da riviste o quotidiani quando era ancora in vita, il resto vide la pubblicazione nel 1890, dopo la sua morte, e da ciòsi deduce facilmente che chiunque la conoscesse ignorava la sua vena poetica e ne apprezzava innanzitutto le doti di sensibile e capace giardiniera che spesso dei propri adorati fiori faceva omaggio: per chi cura e cresce i fiori con amore essi rappresentano un preziosissimo dono che di quello stesso amore si fanno portatori.

Oggi che possiamo attingere all'intero suo repertorio possiamo dire che spesso i fiori sono stati per lei fonte d'ispirazione ( "Io mi nascondo nel mio fiore, / perchè quando appassisca nel tuo vaso, / senza saperlo tu provi per me / quasi una solitudine " – 903) e sappiamo che in più di un terzo delle sue poesie e in quasi la metà delle sue lettere Emily cita con passione i fiori spontanei dalla margherita, alla genziana al geranio che spesso trovava in giardino o nei boschi in cui faceva lunghe passeggiate ( "Ero nella mia casa la più minuta - / scelsi per me la più piccola Stanza - / una Lampada, a sera, / un Libro ed un Geranio - dove potessi raccogliere la Menta / che non smetteva mai di stillare - / e appena un cestino - / fatemi pensare - son certa / che fosse tutto - 486) e quelli esotici del gelsomino o della gardenia cresciuti nella conservatory che il padre fece costruire adiacente la casa.

E proprio i suoi fiori preferiti sono stati scelti e decorati dall'amica Mabel Todd per personalizzare la copertina delle tre versioni con cui vennero pubblicate le copie della prima edizione delle sue poesie nel 1890, ed osservandole non possiamo che notare quanto ci comunichino tutta la dolcezza del suo delicato animo poetico.
.





“Sono piccola come uno scricciolo, e ho i capelli ribelli come un riccio di castagna – i miei occhi sono il colore dello sherry che l'invitato lascia in fondo al bicchiere ( .. ) Conosco la farfalla – e la lucertola – e l'orchidea.”

Così Emily descrive sé stessa poco più che ventenne e si definisce piccola come uno scricciolo riferendosi alle sue dimensioni non reali, ma a quelle di poetessa .. oggi la conosciamo come la più grande poetessa americana mai esistita.




                      Una delle quattro finestre della stanza da letto di Emily Dickinson.

Dany


Fonti bibliografiche:

Barbara Lanati ; VITA DI EMILY DICKINSON - L'alfabeto dell'estasi , Feltrinelli, Milano, 1998
Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011
EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE , Mondadori, Milano, 1997
The Letters of Emily Dickinson, a cura di Thomas H. Johnson e Theodora Ward,  The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, 1958 [ediz. 1986]
Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano, 2001 Judith Farr, The Passion of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1992

Citazioni :
1 - Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011, pag. 15.










EMILY DICKINSON'S POETRY, ROCKED BY THE FLOWERS OF AN OLD VICTORIAN GARDEN.

 
"Nothing more than living in direct contact with Nature may grow the sensitibility of a child's soul "
- Friedrich Wilhelm August Fröbel (1782 - 1852)

- (picture 1 - The Dickinson Children, painted by Otis Allen Bullard ca 1840. From the Dickinson Room at Houghton Library, Harvard University. Emily is on the left– this is one of the few surviving images of the poet.)

We all know in Emily Dickinson the delicate Victorian America's poet whose verses, played between the light and shade of the moments of the day (the dawn, "Make me a picture of the sun - / So I can hang it in the room - / And make believe I'm getting warm / When Other call it Day! " - 188; the sunset when" God calls home - The Angels - promptly " - 231), the alternation of the seasons (the " scorching heat of summer "with" endless days ", autumn when" the flowers decay in the woods "and when " Purple - is fashionable twice " ; spring the inundation of which " enlarges every soul " ; winter when " The Flake the Wind exasperate / more eloquently lie / Than if escorted to it's Down / By Arm of Chivalry. " - 1361), the flow of time ( "Nature - sometimes sears a Sapling - / Sometimes - scalps a Tree - / Her Green People recollect it / When they do not die - / Fainter Leaves - to Further Season - / Dumbly testify - / We - who have the Souls / Die oftener - / Not so vitally." -314) reflect her moods with romantic sensitivity and delicate intimacy, moods of waiting, joy, of hope, sometimes of anguish, or the sense of the sacred self that pervades all reality ("When I see not, I better see - / Through Faith - My Hazel Eye / Has periods of shutting - / But, No lid has Memory / For often - all my sense obscured - / I equally behold - / As someone held a light unto / The Features so beloved - / And I arise - in my dream - / Do Thee distinguish Grace - / Till jelous Daylight interrupt - / And mar thy perfectness - " - 939) searching for a constant conversation with God ("Spring is the Period / Express from God. / Among the other season - / Himself abide, / But during March and April / None stir abroad / Without a cordial interview / With God." - 844).
But here, today, I want to spend our time discovering aspects of her complex and curious personality that aren't so well known just because the texts we have in Italian, whether biographical or critical, disregard or touch on the subject which I don't think to be really secondary: I want to talk to you about Emily passionate gardener, naturalist, collector, Emily lady of the late XIX century America, a little Angel of the hearth, as the times wanted, but also nymph of flowers, yes, because even before than to the poem, since as girl, she felt strong transport for nature becoming inclined to talk first of all with the flowers she had in her lovely Victorian garden and refining her artistic sensibility preparing herself to write the evocative and almost metaphysical poems still enchant us.
Born in 1830, second of three children of a middle class family in Amherst, Massachusetts, in the house that was known in the city as the first brick building

- (picture 2 The Dickinson Homestead: litograph by J.B.Bachelder, 1858)

 (In the village they talked of this house as the "Palace." Impressive but not severe, protected by the traditional enclosure it numbered several wings, the master had large rooms on the ground floor, a beautiful sunny kitchen which door opened into an extensive garden at the side of which there was the granary. This was Emily's preferred area , a narrow strip of land where in the winter afternoon was projected "the oblique beam of light," or, in the evening, like a premonition, the shadow "announcer sunsets" 1), already when she was a girl, Emily was soon charmed of the mother figure, rather haughty, cold and almost statuesque in her attitudes, and she was enchanted to observe her when she spent long afternoons taking care of roses, cyclamen, tulips, lobelia in the large family garden, and often helped her with the intent of learning the art of growing flowers, art that much excited her, to the point that at the age of only twelve years, sensitized towards the elements of botany from the famous educator from New England Edward Hitchcock, she decided to classify them, together with the species founded in the forests of the district, in a catalog, now considered one of the treasures of the Victorian era have survived.
In it are collected over 400 items including plants, flowers and leaves and you can have a look at a copy at the multimedia library of the Harvard University
online collection of the Houghton Library, Harvard University.


I lost myself among the pages of this volume, embellished with a dark green leather cover

- (picture 3)

and I felt astonished noting that, although collecting was a tendency of adolescents occupations in the late nineteenth century, Emily has collected, pressed and classified all with an almost Linnean precision and competence.

- (picture 4)

- (picture 5)

We may find the Jasmine opening the show of the 66 pages, flower that Emily preferred (followed by daisy, dahlia, tulip and rose) that often accompanied her gifts, because you have to know that only a dozen of her poems have been published in magazines and newspapers with her consent when she was still alive, the rest saw the publication in 1890, after her death, and you may easily deduce that anyone who knew her was unaware of her poetic and, above all, they appreciated in her the qualities of sensitive and capable gardener who often did homage of her beloved flowers: for those who takes care and grows flowers with love they represent a precious gift that are holders of that love.
Today that we can draw on her whole repertoire we can say that often flowers were for her a source of inspiration ("I hide myself within my flower, / That fading from your Vase, / You, unsospecting, feel for me - / Almost a loneliness. - 903) and we know that more than a third of his poems and in almost half of her letters Emily mentions passionately wild flowers such as the daisy, the gentian, the geranium that often she founded in the garden or in the woods where she took long walks (I was the slightest in the House - / I took the smallest Room - / At night, my litlle lamp, and Book - / And one Geranium - / To stationed I could catch the Mint / And never ceased to fall - / And just my Basket - / Let me think – I'm sure / That this was all - 486) and those exotic jasmine or gardenia grown in the conservatory that her father had built beside their house. And just her favorite flowers were chosen and decorated by her friend Mabel Todd to personalize the cover of the three versions with which were published the copies of the first edition of her poems in 1890, and observing them we cannot but notice how much they communicate all the sweetness of her delicate poetic soul.

- (picture 6)

 "I'm as small as a wren, and I have like a hedgehog Chestnut unruly hair - my eyes are the color of sherry that the invitee leaves at the bottom of the glass (..) I know the butterfly - and the lizard - and the orchid. "
So Emily describes herself in her early twenties and she defined herself as small as a wren referring not to her real size, but to her size as a poet .. today we know her as the greatest American poet ever existed.

- (picture 7 – Emily's bedroom in the Homestead)


Dany


 

Bibliographic sources:

Barbara Lanati ; VITA DI EMILY DICKINSON - L'alfabeto dell'estasi , Feltrinelli, Milano, 1998

Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011

EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE , Mondadori, Milano, 1997

The Letters of Emily Dickinson, a cura di Thomas H. Johnson e Theodora Ward, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, 1958 [ediz. 1986]

Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano, 2001 (pagg. 352

Judith Farr, The Passion of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1992

Quotations:
1 - Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011, pag. 15.

sabato 13 aprile 2013

Tra i petali di un fiore ...


Se ci sentiamo attrarre da un fiore è perchè percepiamo la malia delle sua note profumate o perchè subiamo il fascino dei suoi colori, della sua forma, della sua vitalità, insomma, cattura la nostra attenzione per qualcosa che ravvisano i nostri sensi, ma vi siete mai soffermati a pensare a quello che invece di essere mostrato in un fiore è celato, custodito, ovvero al suo significato simbolico ?

Ogni fiore è come un piccolo, preziosissimo scrigno che racchiude tra i suoi petali, quasi gelosamente, un messaggio, lo custodisce e se ne fa portatore, e di ciò erano già ben consapevoli i persiani del XVII secolo, ma solamente in epoca vittoriana il linguaggio dei fiori acquisì piena consacrazione e plauso, divenne un autentico modo per comunicare tanto da guadagnare una vera e propria definizione: floriografia (dal latino floris - fiore + grafia - scrittura), in inglese floriography.



Nel 1718, Lady Mary Wortley, moglie dell'ambasciatore britannico a Costantinopoli, parlò per la prima volta in una propria lettera del linguaggio segreto dei fiori appreso durante un viaggio in Turchia, ma solamente nel 1819 Madame Charlotte de la Tour ( pseudonimo di Louise Cortambert) pubblicò "Le Language des Fleurs", un piccolo dizionario del significato celato dai fiori.

In epoca vittoriana lo stesso puritanesimo che impediva la palese espressione di spontanei moti dell'animo favorì il diffondersi di questo insolito modo di comunicare tanto che nel 1884, a Londra, venne pubblicato "The Language of Flowers", scritto da Jean Marsh, corredato dalle deliziose illustrazioni di Kate Greenaway, che divenne il dizionario "ufficiale" della floriografia e fu così che i vittoriani cominciarono ad ispirarsi a questo testo per utilizzare il nuovo codice comunicativo con la stessa passione e dovizia con cui costruivano le loro città e arredavano le loro dimore, trasformando l'uso dell'omaggio floreale in una vera e propria arte e comunicandoci ancor oggi l'espressione di tutto il gusto di un'epoca.



Questa è la copertina dell'edizione originale, ma se siete interessati a visualizzare le 48 pagine che compongono il testo vi invito a visitare questo sito :  Kate Greenaway. - Illuminated Books
www.illuminated-books.com/books/flowers
.

Un corteggiatore dal cuore spezzato avrebbe scelto un mazzo di garofani per dimostrare la propia mestizia, mentre con dei narcisi avrebbe comunicato all'amata di tenere più a se stesso che a lei, sarebbe ricorso al delicato fiore del non-ti-scordar-di-me per esprimere amore sincero, alle corolle degli asfodelo per dirle con cortesia il proprio rispetto, ma se ad essi univa le foglie dell'edera manifestava la richiesta di un ritorno alla fedeltà; si diceva che tra i petali della peonia trovassero rifugio delle ninfe dispettose, e perciò ad essa veniva attribuito il significato di vergogna ed imbarazzo, alla tenacia con cui le campanule rispuntano ogni anno nei prati l'espressione della costanza, al lillà la purezza dei primi sentimenti d'amore, alla violetta, che spesso cresce nascondendo tra l'ombra dei fili d'erba la propria bellezza, la modestia, ai profumati campanellini del mughetto il ritorno della felicità e, credetemi, la lista è talmente lunga ed affascinante che faccio fatica a fermarmi !!




                     George Dunlop Leslie (1845 - 1921) The Language of Flowers, 1885


Se è vero che particolare attenzione era posta nella scelta dei fiori che componevano il piccolo bouquet ( chiamato affettuosamente "Toussie Moussie" ), è altresì vero che il significato era trasmesso anche dal nastro che lo ornava ( se il nodo era a destra, il significato dei fiori era da attribuire a chi lo riceveva, se era a sinistra, invece, era riferito a chi ne faceva dono ), da come i fiori venivano presentati ( se capovolti capovolgevano anche il significato ), e ,quando si trattava di rose, anche dal numero che lo componeva (una sola rosa, di qualsiasi colore esprimeva gratitudine o semplicità; 2 rose - sentimenti comuni; 3 rose - ti amo; 7 rose - sono infatuato di te; 9 rose - saremo insieme per sempre; 10 rose - sei perfetto; 11 rose - sei il mio tesoro; 12 rose - sii mia!; 13 rose - amici per sempre; 15 rose - mi dispiace davvero; 20 rose - sono veramente sincero con te; 21 rose - dedicato a te; 24 rose - tuo per sempre; 25 rose - congratulazioni; 50 rose - amore incondizionato; 99 rose – Ti amerò tutti giorni della mia vita; 108 rose - vuoi sposarmi ?; 999 rose - ti amerò per l'eternità !)

La donna, infine, che con i fiori si ornava, esprimeva il valore che al dono voleva attribuire: quando li metteva sul cuore rispondeva manifestando amore, se con essi vi si ornava i capelli, invece, palesava prudenza.







Da sempre la poesia celebra le virtù dei fiori dando loro un significato .. pensate a quanti scrittori, da William Shakespeare a Jane Austen ed ancora ad Emily Dickinson, si rifecero proprio al linguaggio dei fiori nel vergare le pagine più squisitamente romantiche della storia della letteratura, ma credo che nessuno riuscì ad apprezzarne il significato ed il valore così profondamente e ad esprimerlo quanto Elizabeth Barret Browning (1806 - 1861), relegata a trascorrere lunghe ore nella propria stanza di conseguenza alla propria infermità, condotta dalla propria sensibilità a scrivere dolci versi d'amore dedicati al marito Robert che spesso le donava mazzolini di fiori per portare un tocco di vitalità e di gioia a spezzare la monotonia nelle sue giornate.
E con alcuni dei suoi versi mi congedo da voi con un saluto affettuoso nella speranza di ritrovarvi presto


"Il linguaggio d'amore puoi con essi parlare;
Per decifrare le più scelte espressioni
Nessun fiore può essere più idoneo;
E, per quelli che s'usan nei recessi d'Oriente,
Giovani fanciulle talora si chiedono,
Se sian più dolci i fiori o quel che voglion dire."






Dany









If we feel attracted by a flower it's because we perceive the spell of its fragrant notes or because we experience the charm of its color, its shape, its vitality, actually, it captures our attention for something that catches our senses, but have you ever stopped to think about what, instead of being showed, in a flower is hidden, guarded, its symbolic meaning?
Each flower is like a small, precious jewel – case containing, almost jealously, a message among its petals, preserves and brings it, and the Persians of the XVII century were already well aware of it, but only in the Victorian age the language of flowers acquired full consecration and acclaim, becaming an authentic way to communicate so much to gain a real definition: floriografia (from the Latin floris - flower + grafia - writing) in English floriography.

In 1718, Lady Mary Wortley, the British ambassador to Constantinople wife's, talked for the first time in a letter of hers about secret language of flowers learned during a trip to Turkey, but only in 1819, Madame Charlotte de la Tour (aka Louise Cortambert ) published "Le Language des Fleurs," a small dictionary about the concealed meaning of the flowers.
In Victorian times the same puritanism that prevented the overt expression of spontaneous movements of the soul favored the spread of this unusual way of communicating so much so that in 1884, in London, was published "The Language of Flowers," written by Jean Marsh, accompanied by delightful illustrations of Kate Greenway, which became the "official" floriography dictionary and that was how the Victorians began to availed themselves of this text to use the new code of communication with the same passion and wealth with which they built their cities and furnished their homes , transforming the floral homage use in a real art and communicating even today the expression of all the flavor of an era.

- (picture 1) 

Here you have the cover of the original edition, but if you are interested in viewing the 48 pages composing the text I invite you to visit this site: Kate Greenaway. - Illuminated Books
www.illuminated-books.com/books/flowers

A heartbroken suitor would have chosen a bunch of carnations to show his sadness, while the daffodils would have communicate to her beloved that he would have kept more to himself than to her, he would have seek to the delicate forget–me not flower to express sincere love, to the blooms of asphodel to say courteously his respect , but if he joined them with some ivy leaves he would have shown the demand for a return to fidelity; they said that a few spiteful nymphs took refuge among the petals of peony and therefore it was given to this lovely flower the meaning of shame and embarrassment, at the tenacity with which the bluebells grow back every year in the meadows the expression of the constancy, at the lilac the purity of the first feelings of love, at the violet, which often grows hiding its beauty at the shadow of the grass, the modesty, at the bells of the fragrant lily of the valley the return of happiness, and, believe me, the list is so long and fascinating that I can hardly stop!

- George Dunlop Leslie (1845 - 1921) The Language of Flowers, 1885 

While particular attention was paid to the choice of flowers that made up the small bouquet (affectionately called "Toussie Moussie"), it is also true that the meaning was also transmitted from the tape that adorned it (if the node was on the right, the meaning of flowers was to be attributed to those who received it, if it was on the left, however, to those who made the gift), from how the flowers were submitted (if overturned they overturned what they mean), and, when it came to roses, also from the number that they used(a single rose of any color expressed gratitude and simplicity; 2 roses - common feelings; 3 roses - I love you; 7 roses – I am infatuated with you; 9 roses - we will be together forever; 10 roses - you are perfect; 11 roses - you are my treasure; 12 roses - be mine!; 13 roses - forever friends; 15 roses - I'm really sorry; 20 roses – I'm really honest with you; 21 roses – it's dedicated to you; 24 roses - forever yours; 25 roses - congratulations; 50 roses - unconditional love; 99 roses - I will love you all the days of my life; 108 roses – will you marry me?; 999 roses - I will love you for eternity!)
And finally, the woman expressed the value she wanted to give to gift in the way she decided to decorate herself with flowers: placing them on her heart she would have responded by showing love, adorning her hair with them, she would have shown caution.
Since always the poem celebrates the virtues of flowers giving them a meaning .. Let's think about how many writers, from William Shakespeare to Jane Austen and again to Emily Dickinson, resorted to the language of flowers for penning the most exquisitely romantic pages of the history of literature, but I think that no one was able to appreciate their meaning and value so deeply and to express it what Elizabeth Barrett Browning (1806 - 1861), relegated to spend long hours in her room because of her infirmity, led by his own sensibility to write sweet love poems dedicated to her husband Robert, who often gave her bouquets of flowers for bring a touch of vitality and joy to break the monotony in her days. And with some verses of hers, I leave you with a warm greeting hopefully to see you soon ♥

“With them you may speak the love language;
To decode the most refined expressions
No flower can be more suitable
And, for those they use in the Eastern recesses,
Young girls, sometimes, ask themselves
If are sweetest the flowers or what they mean.”






Dany




THIS POST IS LINKED TO THE FOLLOWING PARTIES:




sabato 6 aprile 2013

Gusto vittoriano, incantesimo in giardino - parte 1^


Quanto fascino avvolge l'epoca vittoriana …
Protrattosi dal 1831 al 1901, il periodo durante il quale regnò in Inghilterra la regina Vittoria segnò un epoca non già solo che per il suo protrarsi nel tempo, ma anche e soprattutto per i mutamenti che comportò modificando il modo d'intendere e di vivere la politica, l'economia, la cultura, la scienza, il costume ..
Un argomento che tanto sento appartenermi, ma che è quasi impossibile affrontare in modo esaustivo!
Senza cercare discorsi storici e politici, qui con voi gradirei parlarne osservandolo dal punto di vista del costume e mi piacerebbe cominciare trattando dell'importanza che acquisirono, proprio nella seconda metà del XIX secolo, i giardini che circondavano le abitazioni e come quello del giardinaggio, oggi relegato a passatempo, venne sublimato a tal punto da divenire quasi un culto.
 

Con il progresso tecnologico promosso dalla rivoluzione industriale ed il crearsi di una nuova classe sociale, quella borghese, che crebbe velocemente in prosperità, il giardinaggio cominciò ad acquistare sempre maggiore importanza: ogni casa vittoriana aveva il suo giardino, poiché ogni signora che si rispettasse disponeva del tempo da potervi dedicare ...




                                    George Goodwin Kilburne, Watering the Flowers


non importava che fosse vasto, ma l'importante era che il giardino vittoriano fosse rigorosamente delimitato da una recinzione in legno o in metallo, preferibilmente in ferro o in ghisa, materiali facilmente forgiabili e ornabili con arabeschi che evocavano atmosfere esotiche tanto care ai vittoriani così orgogliosi dei loro mercati nelle lontane Indie Orientali.

Osservate come la cancellata d'ingresso a questo splendido cortile ricordi, con i suoi fregi, il piumaggio del pavone, uccello tropicale che conquistò immediatamente, con il proprio fascino, l'Inghilterra vittoriana.








L'ambizione che i vittoriani nutrivano nei confronti della propria dimora impediva loro di far salire piante rampicanti sui muri per evitare di incorrere nel rischio di occultarli irrimediabilmente e di deturparli nella loro struttura; senza contare che la possibilità dell'invasione di parassiti o il rischio del decadimento potevano compromettere in modo definitivo l'estetica degli edifici vittoriani, così tanto curati nei minimi dettagli architettonici e preferirono, così, provvedere ad inserire, nei propri giardini, elementi di arredo quali pergole, gazebo e padiglioni cui fare arrampicare le piante che la “moda” prediligeva, piante provenienti, perloppiù, proprio dalle colonie, quali hydrangee, clematis, lonicera, wysteria, per una coreografia decisamente suggestiva ed eterea.







Si crearono così dei veri e propri angoli conversazione all'aperto con la collocazione, nei punti più suggestivi, di panchine, poltroncine in rattan, tavolini, piccoli salotti impreziositi dalla presenza di voliere, statue, vasche con pesci rossi, orologi solari, urne che arricchivano l'atmosfera permeata di intensi profumi …

 A imponenti cespugli di agrigoglio, azalee, peonie, forsytzia, cydonia e syringa, ( non ultima la rosa che conobbe in questo periodo il propio apogeo) alternavano aiole dall'aspetto poco formale di perenni o annuali accostati con finezza di gusto, senza creare forti contrasti cromatici e seguendo puntigliosamente le regole della prospettiva per creare un risultato sì d'effetto, ma che si inseriva armoniosamente nell'architettura del giardino: alle delicate tonalità di lilla e di azzurro del delphinium, digitalis, e violaciocche, veniva accostato il bianco dell'alyssum, il rosa degli aster, il viola della lavanda, o le sfumature più intense della viola del pensiero, dei tulipani, della dalia, ed il tutto veniva alleggerito dal fogliame delle numerose varietà di hosta, o da quelle della bergenia, o ancora da quelle del profumatissimo mughetto ..







Tali bordure erano coltivate con la precisa intenzione di utilizzare i fiori per confezionare dei piccoli bouquets, da conservare in casa, magari su di una mensola o su di un tavolo, preferibilmente in una zona di passaggio, in modo da poterne più facilmente godere del colore e del profumo, oppure da donare, ed allora le signore vittoriane si rifacevano al significato simbolico che veniva attribuito ai fiori per trasmettere messaggi di amicizia, pensieri di affetto, auguri e tutti quegli stati d'animo per cui difficilmente si trova adeguata espressione verbale.
Ma del linguaggio dei fiori voglio parlarvi la prossima volta ..

Vi aspetto, a presto 


Dany







What a charm surrounds the Victorian era !
Lasting from 1837 till 1901, the period during which Queen Victoria reigned was a very prosperous era changing the meaning and the way of living economy, politics, science, culture ..
I feel this time belongs to me such a lot, but I also understand that it cannot be discussed in a comprehensive way, that's why I decided to start and argue about the Victorian era from a cultural point of view, paying attention to the importance of gardening.

Today gardening is one of ours hobbies, but during the XIX century it really became a form of worship: you have to know that the industrial progress gave birth to a new social class, the middle class, fastly growing in importance and prosperity, so, little by little, every house had a garden beacuse every Victorian lady had the time for taking care of it,

- (painting by George Goodwin Kilburne)
and the most important thing was that the garden had an enclosure, better if in iron or in cast - iron, both easy to forge and to decorate with ornaments recalling the exotic atmospheres, so loved from Victorians, very proud of their overseas colonies.

Have a loook at this entrance railing and pay attention to how it evokes the plumage of the peacock, the tropical bird which immediately, with his charm, won the Victorian England.

- (picture 1)

The ambition that Victorians had for their houses prevented them from placing plants against the walls, for not to hide or disfigure irrimediably them, and let's think how the possibility of parasites invasion or the physiological decline could have compromised the aestethic of Victorian buildings, so cared in architectural details; taht's why people began and use bowers, pavilions and gazebo in their gardens for growing every plants the fashion imposed, plants just coming from the colonies, such as hydrangea, clematis, honeysuckle, wysteria, to create a very suggestive and ethereal atmosphere.

- (picture 2)

In this way were created real conversation corners outside with the location, in the most suggestive spots, of benches, rattan armchairs, coffee tables, small lounges embellished by the presence of aviaries, statues, ponds with goldfish, sundials, urns that adorned the atmosphere permeated with intense fragrances.

They alternated with huge bushes of holly, azalea, peonies, forsythia, syringa, cydonia (not least the rose that knew in this period its apogee) looking little formal flowerbeds of perennial or annual combined with refined taste without creating strong cromatic contrasts and following meticolously the rules of perspective to create a results of effect, of corse,but that fit harmoniously in the architecture of the garden: at the delicate nuances of lilac and blue of delphinium, digitalies and wallflowers was approached the white of alyssum, the pink of aster, the purple of lavender, or more intense shades of pansy, tulip, dahlia, and everything was lightened by the foliage of many varieties of hostas, or those of bergenia, or those of the sciented lily of the valley...

- (picture 3)

These borders were cultured with the precise intention to use the flowers for packaging small bouquets kept inside home, maybe on a shelf or on a table, preferably in a transition zone so as to be able to enjoy more easily the color and the perfumes, or to donate, and then the Victorian ladies was heavily influenced by the symbolic meaning they attributed to the flowers to convey messages of friendship, thoughts of love, best wishes and all the moods we cannot adequately express verbally, (and in this case they were called “Tussie Mussie” ), but we're talking about the language of flowers, o floriography, another time.

See you soon 


Dany