sabato 20 aprile 2013

La poesia di Emily Dickinson, cullata dai fiori di un vecchio giardino vittoriano.



"Nulla più del vivere a contatto diretto con la Natura può affinare la sensibilità dell'animo di un fanciullo"

- Friedrich Wilhelm August Fröbel (1782 - 1852)



                            I bambini Dickinson, dipinti da Otis Allen Bullard ca 1840.
Dalla camera Dickinson alla Houghton Library di Harvard. Emily è a sinistra, in una delle poche immagini pervenuteci.


Tutti conosciamo Emily Dickinson quale delicata poetessa dell'America vittoriana i cui versi, giocati tra i chiaroscuri dei momenti topici del giorno ( l'alba," Fammi un disegno del sole - chè io possa appenderlo in camera - e far finta di scaldarmi, quando altri lo chiamano giorno! "; il tramonto, quando " puntuale Dio gli angeli richiama " ), dell'alternarsi delle stagioni ( l'"arsura dell'estate" con "giorni senza fine"; l'autunno, quando " i fiori decadono nel bosco" e " quando è di moda due volte il rosso porpora "; la primavera la cui inondazione " ingrandisce ogni anima " e l'inverno, quando "Il fiocco di neve straziato dai venti / giace con più autorevole eloquenza / che se l'avesse scortato al giaciglio / il braccio della cavalleria." - 1361 ), del fluire del tempo ( "La Natura avvizzisce / talvolta un Alberello - schioma Talaltra un Albero - / Se ne ricorda la sua Verde Gente / Quando non muore - / Foglie Languenti Muti testimoni / saranno alla Stagione Che Verrà : / Noi che l'Anima abbiamo / più sovente Moriamo - / Non così vitalmente " - 314) rispecchiano con romantica sensibilità e delicato intimismo i suoi stati d'animo, or d'attesa, di gioia, or di speranza, talvolta anche di angoscia, o il senso del sacro che pervade di sè tutta la realtà ( "Quando non vedo, vedo meglio / per la fede. I miei occhi castani / sichiudono talvolta, / ma la memoria non ha palpebre. / perciò spesso, annebbiato ogni mio senso, / ti contemplo ugualmente / quasi qualcuno avvicinasse un lume / al volto tanto amato, / e sorgo e nel mio sogno / ti rendo grande onore - / prima che il giorno invidioso interrompa / e scomponga la tua perfezione." - 939) nella ricerca di un colloquio costante con Dio ( "La primavera è il tempo in cui si esprime / più schiettamente Dio./ Nelle altre stagioni / si nasconde / ma di marzo e d'aprile / nessuno può passeggiare all'aperto / senza un dolce dialogo / con Dio." - 844).

Ma qui, oggi, voglio dedicare il nostro tempo a scoprire aspetti della sua complessa e curiosa personalità che non sono così tanto noti anche perchè i testi di cui disponiamo in italiano, siano essi biografici o critici, o non ne trattano o sfiorano appena l'argomento, che a me non sembra davvero secondario: voglio parlarvi della Emily appassionata giardiniera, naturalista, collezionista, della Emily lady dell'America del tardo ottocento un po' Angelo del focolare, come volevano i tempi, ma anche ninfa dei fiori, sì, perchè prima ancora che alla poesia, già da fanciulla sentì forte il trasporto per la natura divenendo incline a dialogare innanzitutto con i fiori del suo splendido giardino vittoriano ed affinando così la propria sensibilità artistica per prepararsi a scrivere le poesie suggestive e dal sapore quasi metafisico che ancor oggi ci incantano.
Nata nel 1830 secondogenita di tre figli in una famiglia della media borghesia di Amherst, Massachusset, in quella che in città era conosciuta come la prima costruzione in mattoni



                   Casa e podere dei Dickinson in una litografia di J.B.Bachelder del 1858.

( In paese si parlava di questa casa come del "Palazzo". Imponente ma non severa, protetta dal tradizionale recinto, annoverava diverse ali; quella padronale aveva grandi stanze a pianterreno, una bella cucina soleggiata la cui porta di servizio si apriva su di un esteso giardino a lato del quale si trovava il granaio. Era questa l'area preferita di Emily, quella stretta fascia di terra dove nei pomeriggi d'inverno si proiettava "l'obliquo taglio di luce", o, verso sera, simile ad un presentimento, l'ombra "annunciatrice dei tramonti "1 ), già fanciulla Emily subì presto il fascino della figura materna, piuttosto altera, fredda e quasi statuaria nei propri atteggiamenti; ella s'incantava ad osservarla quando trascorreva lunghi pomeriggi a prendersi cura delle rose, dei ciclamini, dei tulipani, della lobelia dell'ampio giardino di famiglia spesso aiutandola con l'intento d'imparare l'arte di curare i fiori che tanto la entusiasmava, al punto che all'età di soli dodici anni, sensibilizzata verso gli elementi di botanica anche dagli insegnamenti dell'allora famoso educatore del New England Edward Hitchcock, decise di classificarli, insieme con le specie ritrovate nei boschi del circondario in un catalogo, oggi considerato uno dei tesori dell'epoca vittoriana pervenutici.
In esso sono raccolti oltre 400 elementi tra piante, fiori e foglie e ne potete osservare una copia presso la biblioteca multimediale della Biblioteca Houghton presso la Harvard University -
online collection of the Houghton Library, Harvard University.



Io mi sono un po' persa tra le pagine di questo volume, impreziosito da una copertina in pelle verde scuro






e mi ha stupita osservare come, fermo restando il fatto che quella del collezionismo fosse una tendenza delle occupazioni degli adolescenti del tardo ottocento, Emily abbia raccolto, pressato e classificato tutto con una meticolosità ed una padronanza quasi linneiane.













Ad aprire la rassegna delle 66 pagine il gelsomino, il fiore che Emily preferiva ( seguito dalla margherita, dalla dalia, dal tulipano e dalla rosa ) con cui spesso accompagnava i propri doni, perchè dovete sapere che solamente una decina delle sue poesie sono state pubblicate con il suo consenso da riviste o quotidiani quando era ancora in vita, il resto vide la pubblicazione nel 1890, dopo la sua morte, e da ciòsi deduce facilmente che chiunque la conoscesse ignorava la sua vena poetica e ne apprezzava innanzitutto le doti di sensibile e capace giardiniera che spesso dei propri adorati fiori faceva omaggio: per chi cura e cresce i fiori con amore essi rappresentano un preziosissimo dono che di quello stesso amore si fanno portatori.

Oggi che possiamo attingere all'intero suo repertorio possiamo dire che spesso i fiori sono stati per lei fonte d'ispirazione ( "Io mi nascondo nel mio fiore, / perchè quando appassisca nel tuo vaso, / senza saperlo tu provi per me / quasi una solitudine " – 903) e sappiamo che in più di un terzo delle sue poesie e in quasi la metà delle sue lettere Emily cita con passione i fiori spontanei dalla margherita, alla genziana al geranio che spesso trovava in giardino o nei boschi in cui faceva lunghe passeggiate ( "Ero nella mia casa la più minuta - / scelsi per me la più piccola Stanza - / una Lampada, a sera, / un Libro ed un Geranio - dove potessi raccogliere la Menta / che non smetteva mai di stillare - / e appena un cestino - / fatemi pensare - son certa / che fosse tutto - 486) e quelli esotici del gelsomino o della gardenia cresciuti nella conservatory che il padre fece costruire adiacente la casa.

E proprio i suoi fiori preferiti sono stati scelti e decorati dall'amica Mabel Todd per personalizzare la copertina delle tre versioni con cui vennero pubblicate le copie della prima edizione delle sue poesie nel 1890, ed osservandole non possiamo che notare quanto ci comunichino tutta la dolcezza del suo delicato animo poetico.
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“Sono piccola come uno scricciolo, e ho i capelli ribelli come un riccio di castagna – i miei occhi sono il colore dello sherry che l'invitato lascia in fondo al bicchiere ( .. ) Conosco la farfalla – e la lucertola – e l'orchidea.”

Così Emily descrive sé stessa poco più che ventenne e si definisce piccola come uno scricciolo riferendosi alle sue dimensioni non reali, ma a quelle di poetessa .. oggi la conosciamo come la più grande poetessa americana mai esistita.




                      Una delle quattro finestre della stanza da letto di Emily Dickinson.

Dany


Fonti bibliografiche:

Barbara Lanati ; VITA DI EMILY DICKINSON - L'alfabeto dell'estasi , Feltrinelli, Milano, 1998
Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011
EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE , Mondadori, Milano, 1997
The Letters of Emily Dickinson, a cura di Thomas H. Johnson e Theodora Ward,  The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, 1958 [ediz. 1986]
Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano, 2001 Judith Farr, The Passion of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1992

Citazioni :
1 - Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011, pag. 15.










EMILY DICKINSON'S POETRY, ROCKED BY THE FLOWERS OF AN OLD VICTORIAN GARDEN.

 
"Nothing more than living in direct contact with Nature may grow the sensitibility of a child's soul "
- Friedrich Wilhelm August Fröbel (1782 - 1852)

- (picture 1 - The Dickinson Children, painted by Otis Allen Bullard ca 1840. From the Dickinson Room at Houghton Library, Harvard University. Emily is on the left– this is one of the few surviving images of the poet.)

We all know in Emily Dickinson the delicate Victorian America's poet whose verses, played between the light and shade of the moments of the day (the dawn, "Make me a picture of the sun - / So I can hang it in the room - / And make believe I'm getting warm / When Other call it Day! " - 188; the sunset when" God calls home - The Angels - promptly " - 231), the alternation of the seasons (the " scorching heat of summer "with" endless days ", autumn when" the flowers decay in the woods "and when " Purple - is fashionable twice " ; spring the inundation of which " enlarges every soul " ; winter when " The Flake the Wind exasperate / more eloquently lie / Than if escorted to it's Down / By Arm of Chivalry. " - 1361), the flow of time ( "Nature - sometimes sears a Sapling - / Sometimes - scalps a Tree - / Her Green People recollect it / When they do not die - / Fainter Leaves - to Further Season - / Dumbly testify - / We - who have the Souls / Die oftener - / Not so vitally." -314) reflect her moods with romantic sensitivity and delicate intimacy, moods of waiting, joy, of hope, sometimes of anguish, or the sense of the sacred self that pervades all reality ("When I see not, I better see - / Through Faith - My Hazel Eye / Has periods of shutting - / But, No lid has Memory / For often - all my sense obscured - / I equally behold - / As someone held a light unto / The Features so beloved - / And I arise - in my dream - / Do Thee distinguish Grace - / Till jelous Daylight interrupt - / And mar thy perfectness - " - 939) searching for a constant conversation with God ("Spring is the Period / Express from God. / Among the other season - / Himself abide, / But during March and April / None stir abroad / Without a cordial interview / With God." - 844).
But here, today, I want to spend our time discovering aspects of her complex and curious personality that aren't so well known just because the texts we have in Italian, whether biographical or critical, disregard or touch on the subject which I don't think to be really secondary: I want to talk to you about Emily passionate gardener, naturalist, collector, Emily lady of the late XIX century America, a little Angel of the hearth, as the times wanted, but also nymph of flowers, yes, because even before than to the poem, since as girl, she felt strong transport for nature becoming inclined to talk first of all with the flowers she had in her lovely Victorian garden and refining her artistic sensibility preparing herself to write the evocative and almost metaphysical poems still enchant us.
Born in 1830, second of three children of a middle class family in Amherst, Massachusetts, in the house that was known in the city as the first brick building

- (picture 2 The Dickinson Homestead: litograph by J.B.Bachelder, 1858)

 (In the village they talked of this house as the "Palace." Impressive but not severe, protected by the traditional enclosure it numbered several wings, the master had large rooms on the ground floor, a beautiful sunny kitchen which door opened into an extensive garden at the side of which there was the granary. This was Emily's preferred area , a narrow strip of land where in the winter afternoon was projected "the oblique beam of light," or, in the evening, like a premonition, the shadow "announcer sunsets" 1), already when she was a girl, Emily was soon charmed of the mother figure, rather haughty, cold and almost statuesque in her attitudes, and she was enchanted to observe her when she spent long afternoons taking care of roses, cyclamen, tulips, lobelia in the large family garden, and often helped her with the intent of learning the art of growing flowers, art that much excited her, to the point that at the age of only twelve years, sensitized towards the elements of botany from the famous educator from New England Edward Hitchcock, she decided to classify them, together with the species founded in the forests of the district, in a catalog, now considered one of the treasures of the Victorian era have survived.
In it are collected over 400 items including plants, flowers and leaves and you can have a look at a copy at the multimedia library of the Harvard University
online collection of the Houghton Library, Harvard University.


I lost myself among the pages of this volume, embellished with a dark green leather cover

- (picture 3)

and I felt astonished noting that, although collecting was a tendency of adolescents occupations in the late nineteenth century, Emily has collected, pressed and classified all with an almost Linnean precision and competence.

- (picture 4)

- (picture 5)

We may find the Jasmine opening the show of the 66 pages, flower that Emily preferred (followed by daisy, dahlia, tulip and rose) that often accompanied her gifts, because you have to know that only a dozen of her poems have been published in magazines and newspapers with her consent when she was still alive, the rest saw the publication in 1890, after her death, and you may easily deduce that anyone who knew her was unaware of her poetic and, above all, they appreciated in her the qualities of sensitive and capable gardener who often did homage of her beloved flowers: for those who takes care and grows flowers with love they represent a precious gift that are holders of that love.
Today that we can draw on her whole repertoire we can say that often flowers were for her a source of inspiration ("I hide myself within my flower, / That fading from your Vase, / You, unsospecting, feel for me - / Almost a loneliness. - 903) and we know that more than a third of his poems and in almost half of her letters Emily mentions passionately wild flowers such as the daisy, the gentian, the geranium that often she founded in the garden or in the woods where she took long walks (I was the slightest in the House - / I took the smallest Room - / At night, my litlle lamp, and Book - / And one Geranium - / To stationed I could catch the Mint / And never ceased to fall - / And just my Basket - / Let me think – I'm sure / That this was all - 486) and those exotic jasmine or gardenia grown in the conservatory that her father had built beside their house. And just her favorite flowers were chosen and decorated by her friend Mabel Todd to personalize the cover of the three versions with which were published the copies of the first edition of her poems in 1890, and observing them we cannot but notice how much they communicate all the sweetness of her delicate poetic soul.

- (picture 6)

 "I'm as small as a wren, and I have like a hedgehog Chestnut unruly hair - my eyes are the color of sherry that the invitee leaves at the bottom of the glass (..) I know the butterfly - and the lizard - and the orchid. "
So Emily describes herself in her early twenties and she defined herself as small as a wren referring not to her real size, but to her size as a poet .. today we know her as the greatest American poet ever existed.

- (picture 7 – Emily's bedroom in the Homestead)


Dany


 

Bibliographic sources:

Barbara Lanati ; VITA DI EMILY DICKINSON - L'alfabeto dell'estasi , Feltrinelli, Milano, 1998

Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011

EMILY DICKINSON TUTTE LE POESIE , Mondadori, Milano, 1997

The Letters of Emily Dickinson, a cura di Thomas H. Johnson e Theodora Ward, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, 1958 [ediz. 1986]

Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano, 2001 (pagg. 352

Judith Farr, The Passion of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1992

Quotations:
1 - Silvio Raffo; IO SONO NESSUNO - Vita e poesia di Emily Dickinson , Le Lettere, Firenze, 2011, pag. 15.

6 commenti:

  1. Mah Daniela... quanto lavoro hai fatto!! Bello! bravissima! bacione!

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    1. @Flavia,
      non credo tu riesca ad immaginare la gioia che mi dai con questa tua visita, è così bello ritrovarsi anche qui !!
      Ti ringrazio tanto tanto e ti abbraccio forte ♥

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  2. :D Eccomi, il solito Max.
    penso ti seguirò spesso, sai c'è crisi e di comprar libri...Beh!!!! ;)
    Allora faccio un salto qui e trovo ciò che mi serve, una lettura interessante e sempre scritta bene.
    Adulatore? ;) no solo verità.
    Alla prossima.Brava.
    Super Max.G

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  3. adoro Emily e la sua poesia... ed ho la fortuna di avere un'amica che quando uscì qualche anno fa la riedizione anastatica dell'erbario di Emily, me lo regalò! Ora è nella mia casa nel bosco-giardino e quando ci vedremo quest'estate, ricordami di mostrartelo!
    baci Dany
    bellissimi racconti
    s

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    1. @s
      sarà per me sicuramente un'emozione da sommare a quella di trovarmi nel tuo angolo di paradiso ..!
      Un bacio grande a te ed un abbraccio
      Buon fine settimana carissima

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I THANK YOU WHOLEHEARTEDLY FOR YOUR THOUGHTS AND WORDS, SO PRECIOUS TO ME.