mercoledì 24 giugno 2015

Patrick Branwell, the 'lost' Brontë.


"Non piango perchè colta dal lutto ... ma per il relitto del talento, la rovina della promessa, l'estinzione triste e prematura di quella che avrebbe potuto essere una luce splendente ed ardente. Mio fratello era di  un anno più giovane di me. Tempo fa nutrii  ambizioni ed aspirazioni per lui, che sono tristemente perite ... C'è una tale amarezza ed un senso di pietà in me sia per la sua vita che per la sua dipartita, come uno sgomento per il vuoto che ha connotato tutta la sua esistenza che non sono capace di descrivere. "


(Lettera di Charlotte Brontë all'amico William S. Williams, il giorno dopo il funerale del fratello Branwell avvenuto il 2 ottobre 1848).




Anne, Emily e Charlotte Brontë, ritratte dal loro fratello Branwell (1 gennaio 1834).
Egli si dipinse fra le sorelle, ma successivamente rimosse la sua immagine in modo da non ingombrare il dipinto.



Il cognome Brontë ci suggerisce volti femminili della tanto fertile, artisticamente parlando, epoca vittoriana, e romanzi divenuti famosi in quanto dettati da un insolito talento, ma della famiglia facevano parte anche Maria, Elizabeth e Branwell, non meno talentuoso delle tre più note sorelle Charlotte, Emily Jane ed Anne che gli sopravvissero. 

Patrick Branwell nacque il 26 giugno 1817 ed in qualità di unico figlio maschio il padre, il pastore anglicano di Hawthorn, Patrick Brontë, volle educarlo a casa per farne un erudito e mentre le sue cinque sorelle furono inviate in collegio perché fossero seguite in modo più adeguato al loro sesso, egli rimase a casa per studiare greco e latino; la morte prematura di Maria ed Elizabeth rispettivamente a 9 e a 10 anni di tubercolosi date le malsane condizioni del pensionato femminile colpirono emotivamente Branwell nel profondo rendendolo ancor più vulnerabile di quanto già non fosse di sua natura.
Dotato di spirito artistico palesò presto inclinazione per le arti figurative e già da fanciullo cominciò con lo scrivere con le tre sorelle che divennero famose poemetti e storie, ma sicuramente era la pittura che più rispondeva alla sua espressività.
Eppure proprio Branwell, snello, di bassa statura, con un volto dai bei lineamenti e dall'espressione che palesava un temperamento bizzarro ma un ingegno vivissimo, dai capelli fulvi e la carnagione rosea, colori tipici degli irlandesi  il cui sangue nelle vene gli proveniva dal padre, cordiale ed espansivo, com’è tipico di quel popolo, dai modi galanti - questo il suo ritratto tracciato dalla scrittrice Elizabeth Gaskell che scrisse la biografia della sfortunata amica Charlotte Brontë - dotato di ottima memoria e di fervida immaginazione era indubbiamente il più geniale di tutta la famiglia e le sue tre sorelle lo amavano, lo ammiravano e lo viziavano. ( sotto un ritratto attribuito a Sir Edwin Landseer datato 1838 delle tre sorelle Brontë )


Nel 1835 scrisse una lettera alla Royal Academy of Arts nella speranza di esservi ammesso. I primi biografi annotarono un trasferimento a Londra per studiare pittura, che si concluse rapidamente in seguito seguito all'aver speso in modo dissoluto nel bere il denaro che gli era stato dato; altri biografi hanno ipotizzato che fosse troppo timido per presentarsi presso l'Accademia, più recentemente vi è chi addirittura suggerisce che Brontë non inviò neppure la lettera o tanto meno compì il viaggio a Londra. Secondo Francis Leyland, amico di Branwell e futuro biografo di famiglia, il suo primo lavoro fu quello di usciere in una scuola di Halifax ed è certo che egli lavorò come ritrattista a Bradford nel 1838 e 1839 - celebre quello della sua padrona di casa la signora Kirby e un ritratto di Emily che dimostrano un vero talento sia per lo stile satirico che per la ritrattistica.
Sta di fatto che purtroppo nel 1839 egli tornò ad Haworth sommerso dai debiti: stava facendosi strada in lui la malìa per il vizio che lo condurrà velocemente alla dipendenza dall'alcool e dall'oppio al punto di manifestare vere e proprie manie ( viene da pensare che le sorelle Brontë, per la drammaticità dei loro personaggi maschili quali Heathcliff in Wuntering Heights di Emily, e Mr.Rochester in Jane Eyre di Charlotte, si siano ispirate proprio agli eccessi del fratello, eroe romantico che spesso si trasfigurava al punto da incutere in loro timore ).

Branwell compose inoltre poesie, che inviò ai maggiori poeti del tempo, come Wordsworth  e Coleridge, ricevendone giudizi lusinghieri; reca la data del 19 gennaio 1837 la lettera che egli scrisse al poeta Wordsworth, nella quale lo invitava ad esprimere un giudizio sulla sua poesia, accludendo  anche sei strofe di un suo componimento:




'Signore,
ardentemente vi supplico di leggere e sottoporre al vostro giudizio quanto vi ho inviato, perché dal giorno della mia nascita, fino a questo diciannovesimo anno della mia vita, ho vissuto tra colline isolate, dove non potevo né so quello che è stato, o che cosa avrei potuto fare. Ho letto per la stessa ragione per cui ho mangiato o bevuto, perché è stato un vero e proprio desiderio di natura. Ho scritto sullo stesso principio per cui ho esternato  ciò che prova la mente; né ho potuto farne a meno, poiché è venuto, è venuto fuori da sé, e si è concluso. Infatti, così come la presunzione, che non può alimentarsi che con lusinghe, fino ad oggi non una mezza dozzina di persone in tutto il mondo sanno che io abbia mai scritto una riga.

'Ma un cambiamento è avvenuto, signore; e sto raggiungendo un'età in cui devo fare qualcosa per me stesso: le possibilità che possiedo devono essere mettere a frutto per un fine preciso, e siccome io ancora non le conosco devo chiedere ad altri se sono valenti. Ma non c'è uno qui una persona capace di dirmelo; e ancora, se sono senza valore, il tempo sarà d'ora in poi troppo prezioso per essere sprecato su di loro.

'Perdonatemi, signore, se ho osato consultarvi per primo, voi le cui opere sono quelle che ho più amato nella nostra letteratura, e che siete per me una divinità della mente, perché posiate per primo il vostro sguardo su di uno dei miei scritti, e possa chiedervi sentenza del suo contenuto. Devo consultare per primo colui la cui sentenza sia inoppugnabile e tale è colui che ha sviluppato la teoria della poesia e del suo esercizio in modo da richiedere un posto nella memoria di mille anni a venire.

'Il mio obiettivo, signore, è quello di sbucare nel mondo, e per questo mi fido solo della poesia, che potrebbe lanciare la nave, ma non può sostenerne la scia; sforzi sensibili e prosa scientifica, audaci e vigorosi nel mio cammino nella vita, darebbero un ulteriore titolo a conoscenza del mondo; e poi, ancora, la poesia deve fare luce ed incoronare quel nome con la gloria; ma niente di tutto questo può essere mai iniziato senza mezzi, e siccome io non possiedo che questi, devo in ogni forma sforzarmi per guadagnarli. Sicuramente, in questo giorno, quando non c'è un poeta la cui scrittura merita una moneta da sei pence, il campo deve essere aperto, se un uomo migliore può fare un passo in avanti.


'Quello che vi mando è la Prefatory Scene di un soggetto molto più lungo, in cui ho cercato di sviluppare forti passioni e principi deboli alle prese con una immaginazione elevata e sentimenti acuti, finché, come i giovani induriscono verso la vecchiaia, le azioni malvagie ed i  brevi godimenti finiscono in miseria mentale e corporea rovina. Ora, inviarvi tutto questo sarebbe come farmi beffa della vostra pazienza; ciò che vedete, non pretende di essere nulla più che la descrizione di un bambino fantasioso. Ma leggetelo, signore; e, come se fosse una luce in una totale oscurità, quanto tenete alla vostra bontà di cuore, fornitemi una risposta, anche una sola parola, dicendomi se devo scrivere, o scrivere non di più. Perdonate l'indebita ardore, perché i miei sentimenti in questa materia non possono essere freddi; e credetemi, signore, con profondo rispetto,

'Il vostro davvero umile servitore,



Là dov’Egli  in gloria splendente regna,
oltre i  notturni cieli stellati,
nel  Suo paradiso di luce,
ah! Perché io non posso esservi?

Spesso sveglio all’alba del Natale,
nell’insonne crepuscolo disteso e solo,
pensieri strani m’affollano la mente
di com’Egli per me sia morto.

E spesso giacendo nella mia camera
mi sono destato piangendo
risvegliato dai sogni in cui lo contemplavo morente
sul palo maledetto.

E spesso mia madre ha detto,
mentre il capo le abbandonavo sul grembo,
che temeva ch’io non per il tempo fossi fatto
ma per l’Eternità. 

Perciò posso ben chiaro leggere il mio diritto
a dimorare nei cieli,
e  lasciate ch’io dalle paure mi congeda
ed i miei occhi piangenti asciughi!

Su questa lastra di marmo giacerò,
ed ignorerò  il mondo
per contemplare, sul suo trono di ebano,
la luna che avanza nella gloria. 1



Scoraggiato dalla lunga attesa senza risposta alcuna dall'amico, in seguito, portato analogamente agli altri Brontë per l’arte grafica, si dedicò alla pittura, 



Ritratto di Emily, 1834




raggiungendo risultati eccellenti che suscitarono le lodi di tutti, ma Branwell, pur con innate attitudini per ogni attività in cui si cimentasse era incostante e non portava mai a termine le sue opere, per cui di questo talentuoso ed eclettico talento, quasi nulla ci è pervenuto, ed anche il suo nome è scivolato nell’oblio, soverchiato dalla fama di quello delle, seppur meno dotate, ben valenti sorelle.

Nel 1839 vi fu un altro allontanamento di Branwell da casa, poichè andò a studiare pittura a Bradford, ma dopo poco ritornò deludendo ancora una volta tutta la sua famiglia; nel 1842, dopo aver tentato la carriera di pittore ritrattista, aver smesso di dipingere ed essersi impiegato come precettore nel Cumberland, trovò un lavoro nella ferrovia Manchester- Leeds, ma ben presto perse anche quest’impiego perché licenziato per incuria.
Nel gennaio del 1845 approdò, infine, a Thorp Green, in qualità di precettore del figlio maschio dei Robinson, la stessa famiglia in cui insegnava Anne; gradevole d’aspetto, galante, abile conversatore, scrittore, pittore, con tutte queste attitudini non mancò di affascinare Mrs. Lydia Robinson, maggiore di lui quasi vent’anni; i due s’innamorarono ed intrecciarono  una relazione, ma quando il marito venne a conoscenza di questa relazione cacciò Branwell per 'indegnità' e fu questa la più grande, ultima amarezza riservatagli dalla sua breve esistenza.


Negli ultimi anni della sua vita egli cominciò ad usare l’oppio per alienarsi gradatamente, stordendosi, da una vita che lo aveva solamente deluso, finché, distrutto dall’alcool, dalla droga, dai fallimenti della sua esistenza e dal male di famiglia, la tisi, si spense tra le braccia della povera Emily che per il dolore gli sopravvisse non più di tre mesi: era il 24 settembre del 1848.



Scriverà Thomas Merton (1915 - 1968) circa un secolo più tardi:



L’arte ci consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nel medesimo momento.






Con sempre più grande affetto e devozione vi giunge il mio caloroso abbraccio, miei carissimi amici e lettori,

a presto 













Bibliografia:

Juliet Barker, The Brontës, Weidenfeld and Nicolson, London, 1994;

Daphne du Maurier, The Infernal World of Branwell Brontë, (Victor Gollancz 1960 ), Penguin Books, 1972;

THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886.




Citazioni:

1 - THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886, CHAPTER XIII, Branwell's Letter to Wordsworth, with Stanzas‌, pag.193.














“I do not weep from a sense of bereavement…but for the wreck of talent, the ruin of promise, the untimely dreary extinction of what might have been a burning and shining light. My brother was a year my junior. I had aspirations and ambitions for him one-long ago-they have perished mournfully…There is such a bitterness of pity for his life and death-such a yearning for the emptiness of his whole existence as I cannot describe.” 


(Letter from Charlotte Brontë to her friend William S. Williams, the day after Branwell’s funeral on October 2, 1848) 






- picture 1 - Anne, Emily and Charlotte Brontë, portrayed by their brother Branwell (1 January 1834).
He painted himself among his sisters, but later removed his image so as not to clutter up the painting.





The name Brontë suggests female faces belonging to the so fertile, artistically speaking, Victorian era, and novels became famous as dictated by an unusual talent, but there were also other family members such as Maria, Elizabeth an Branwell, no less talented than the three most famous sisters Charlotte, Emily Jane and Anne who survived him.




- picture 2 on the left - Patrick Branwell was born on June 26th, 1817 and as the an only son his father, the Anglican pastor of Hawthorn, Patrick Brontë, wanted to educate him at home to make him a scholar and so, while his five sisters were sent to a boarding school because they were followed in a way more appropriate to their sex, he staied at home learning greek and latin ; the premature death of Maria and Elizabeth at 9 and 10 years of tuberculosis given the unhealthy conditions of the boarding school struck emotionally Branwell in his deep making him even more vulnerable than he was in his nature ( Maria and Elizabeth were his older sisters ).
Endowed by artistic spirit he showed early inclination for the arts, and already as a child began by writing together with his three sisters who became famous, poems and stories, but surely it was the painting that most responded to his expressiveness.
And yet Branwell, slender, short of stature, with a face with fine features and an expression that revealed itself a bizarre temperament but a lively wit, red-haired and with a rosy complexion, typical colors of the Irish whose blood came from his father, friendly and outgoing, as it is typical of those  people, by the gallant ways - this is the portrait drawn by the writer Elizabeth Gaskell, who wrote the biography of her unfortunate friend Charlotte Brontë - with an excellent memory and imagination was undoubtedly the most brilliant of the whole family and his three sisters loved him, admired him and spoil him. (Beneath a portrait attributed to Sir Edwin Landseer dated 1838 of the three Bronte sisters)




- picture 3 on the right - In 1835 he wrote a letter to the Royal Academy of Arts in the hope of being admitted. The early biographers wrote down that he moved  to London to study painting, but he spent the money he was given in profligate way, that is in drinking; other biographers have speculated that he was too shy to go to the Academy, more recently there are those who even suggests that Brontë neither sent a letter, or did the journey to London. According to Francis Leyland, Branwell's friend and future biographer of the family, his first job was to usher in a school in Halifax and it's certain that he worked as a portrait painter in Bradford in 1838 and 1839 - the most famous ones are those of his landlady Mrs. Kirby and a portrait of Emily showing a real talent for both satirical style and for portraiture.
The fact is, unfortunately, that in 1839 he returned to Haworth heavily in debt: he was making his way in the spell for the vice that will lead him quickly to dependence on alcohol and opium to the point of manifesting real delusions (we could think that the Brontë sisters, for the drama of their male characters such as Heathcliff in Emily's Wuntering Heights, or Mr.Rochester in Charlotte's Jane Eyre, are inspired by the excesses of their brother, romantic hero often transfigured enough to instill in their even fear).

Branwell also composed poems, which he sent to the major poets of the time, such as Wordsworth and Coleridge, receiving flattering judgments; it is dated January 19th, 1837 a letter he wrote to the poet Wordsworth, in requesting him to make a judgment on his poetry, also enclosing six stanzas of a poem of his:





- picture 4





                                                                                                                   'Haworth, near Bradford,

                                                                                                          'Yorkshire, January 19th, 1837.
'Sir,
'I most earnestly entreat you to read and pass your judgment upon what I have sent you, because from the day of my birth, to this the nineteenth year of my life, I have lived among secluded hills, where I could neither know what I was, or what I could do. I read for the same reason that I ate or drank—because it was a real craving of nature. I wrote on the same principle as I spoke—out of the impulse and feelings of the mind; nor could I help it, for what came, came out, and there was the end of it. For as to self-conceit, that could not receive food from flattery, since to this hour not half-a-dozen people in the world know that I have ever penned a line.

'But a change has taken place now, sir; and I am arrived at an age wherein I must do something for myself: the powers I possess must be exercised to a definite end, and as I don't know them myself I must ask of others what they are worth. Yet there is not one here to tell me; and still, if they are worthless, time will henceforth be too precious to be wasted on them.

'Do pardon me, sir, that I have ventured to come before one whose works I have most loved in our literature, and who most has been with me a divinity of the mind, laying before him one of my writings, and asking of him a judgment of its contents. I must come before some one from whose sentence there is no appeal; and such a one is he who has developed the theory of poetry as well as its practice, and both in such a way as to claim a place in the memory of a thousand years to come.

'My aim, sir, is to push out into the open world, and for this I trust not poetry alone—that might launch the vessel, but could not bear her on; sensible and scientific prose, bold and vigorous efforts in my walk in life, would give a further title to the notice of the world; and then, again, poetry ought to brighten and crown that name with glory; but nothing of all this can be ever begun without means, and as I don't possess these, I must in every shape strive to gain them. Surely, in this day, when there is not a writing poet worth a sixpence, the field must be open, if a better man can step forward.

'What I send you is the Prefatory Scene of a much longer subject, in which I have striven to develop strong passions and weak principles struggling with a high imagination and acute feelings, till, as youth hardens towards old age, evil deeds and short enjoyments end in mental misery and bodily ruin. Now, to send you the whole of this would be a mock upon your patience; what you see, does not even pretend to be more than the description of an imaginative child. But read it, sir; and, as you would hold a light to one in utter darkness—as you value your own kind-heartedness—return me an answer, if but one word, telling me whether I should write on, or write no more. Forgive undue warmth, because my feelings in this matter cannot be cool; and believe me, sir, with deep respect,

'Your really humble servant,

'P. B. Brontë.'


Mrs. Gaskell gives the following six stanzas, which are about a third of the whole, and declares them not to be the worst part of the composition:—


'So where He reigns in glory bright,
Above those starry skies of night,
Amid His Paradise of light,
Oh, why may I not be?
'Oft when awake on Christmas morn,
In sleepless twilight laid forlorn,
Strange thoughts have o'er my mind been borne
How He has died for me.
'And oft, within my chamber lying,
Have I awaked myself with crying,
From dreams, where I beheld Him dying
Upon the accursed tree.
'And often has my mother said,
While on her lap I laid my head,
She feared for time I was not made,
But for Eternity.
'So "I can read my title clear
To mansions in the skies,
And let me bid farewell to fear,
And wipe my weeping eyes."
'I'll lay me down on this marble stone,
And set the world aside,
To see upon her ebon throne
The Moon in glory ride.' 1




Downhearted for having not received any answer from his friend, he, later, like all the others Brontë brought to graphic art, decided to devote himself to painting,




- picture 5 - Emily's portrait, 1834




achieving excellent results that aroused the praise of everyone, but Branwell, even with innate aptitudes for each activity in which he confronted himself was uneven and never enden his works, so of this talented and  eclectic genius, almost nothing has survived , and also his name has slipped into oblivion, overwhelmed by the fame of that of, though less equipped, his well-talented sisters.

In 1839 there was another departure of Branwell from home, as he went to study painting in Bradford, but soon returned disappointing once again all his family; in 1842, after attempting a career as a portrait painter, he stopped painting and was assumed as a tutor in Cumberland, than found a job in the railroad Manchester- Leeds, but soon lost even this because fired for negligence.
In January of 1845 he arrived, finally, at Thorp Green, as tutor to the son of Robinsons, the same family where taught Anne; nice-looking, gallant, clever conversationalist, writer, painter, with all these attitudes Branwell didn't fail to fascinate Mrs. Lydia Robinson, almost twenty years older than he; the two fell in love and intertwined a relationship, but when her husband came and know this, dismissed Branwell for 'unworthiness'.

During the last years of his life he began to use opium to gradually alienate himself from a life that had only disappointed him, until getting destroyed by alcohol, drugs, from the failures of his life and from the evil of the family, tuberculosis, till he died in the arms of the poor Emily that for the pain survived him no more than three months: it was September 24th, 1848.




Thomas Merton (1915 - 1968) will write about a century later:


Art enables us to find ourselves and lose ourselves at the same time.





With more and more great affection and devotion it comes to you my warm embrace, my dear friends and readers,

see you soon 
















Bibliography:

Juliet Barker, The Brontës, Weidenfeld and Nicolson, London, 1994;

Daphne du Maurier, The Infernal World of Branwell Brontë, (Victor Gollancz 1960 ), Penguin Books, 1972;

THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886.




Quotations:

1 - THE BRONTË FAMILY WITH SPECIAL REFERENCE TO PATRICK BRANWELL BRONTË, BY FRANCIS A. LEYLAND IN TWO VOLUMES, VOL. I, HURST AND BLACKETT, PUBLISHERS, LONDON, 13, GREAT MARLBOROUGH STREET, 1886, CHAPTER XIII, Branwell's Letter to Wordsworth, with Stanzas‌, page 193. 

mercoledì 17 giugno 2015

Did Anna Magdalena Bach write her husband's most famous masterpieces?



Il suo nome da nubile era Anna Magdalena Wilcke e divenne nota 
nella sua terra, la Germania, nell'arco del XVIII secolo, come una 
delle più capaci e giovani soprano e musiciste del tempo, ma il suo 
ricordo è legato a qualcosa di molto più importante ...




Nata in una famiglia di musicisti a Zeitz in Sassonia il 22 settembre del 1701 aveva vent'anni ed era già affermata nel campo della musica quando si unì in matrimonio con Johann Sebastian Bach a Köthen il 3 dicembre 1721, diciassette mesi dopo che la sua prima moglie Maria Barbara Bach morì. Tra il 1723 e il 1742 ebbero tredici figli, di cui sette perirono in giovane età, cosa, ahimè, piuttosto consueta al tempo.


E' facile per noi immaginare che la loro fosse un'unione felice visto che li legava l'interesse per la musica: il celebre compositore, al tempo già Konzert-meister e Hoforganist (maestro di musica e organista di corte) presso il principe Leopoldo di Anhalt-Köthen ( al servizio del quale compose dal 1717 al 1723 ) raccolse in un quaderno dal titolo Notenbüchlein für Anna Magdalena Bach le composizioni che ad ella dedicò ed ella, dal canto suo, lo aiutava regolarmente a trascrivere le sue musiche.

Durante il soggiorno della famiglia Bach a Lipsia (1723 - 1750) che vide Johann Sebastian divenire finalmente Cantor et Director Musices , ovvero insegnante di canto degli studenti della Thomasschule, e compositore per le due chiese principali di Lipsia di cui divenne Maestro di Capppella, Anna Magdalena organizzava regolarmente delle serate in cui invitava amici di famiglia ad ascoltare tutta la famiglia che suonava e cantava, poiché analogamente a come accadrà qualche anno più tardi per un'altro celeberrimo compositore in Austria, Wolfgang Amadeus Mozart, la casa della famiglia Bach divenne un luogo d'interesse musicale a Lipsia.



Morning Hymn at Sebastian Bachs' (Toby Edward Rosenthal, 1870)



Ma ciò che sto di seguito per rivelarvi ha del sensazionale: recenti ricerche condotte in Australia avrebbero dimostrato che le arie più celebri di Johann Sebastian Bach sarebbero state non già trascritte ( all'epoca il compositore era malato e contava molto sull'aiuto di Anna Magdalena di 19 anni più giovane di lui ) bensì direttamente composte dalla sua amata consorte !

Questo è quanto rivelò il Daily Mail lo scorso 26 ottobre, in cui si leggeva che Martin Jarvis, professore di musica presso la Charles Darwin University in Australia, ha trascorso anni per mettere insieme prove, con uno studio completo di scrittura e manoscritti, che attesterebbero che alla luce di un'attenta analisi dell' inchiostro e dello stile della scrittura, che Frau Bach avrebbe fatto molto più lavoro sui pezzi musicali di quanto si sia fin'ora pensato; 



Immagine tratta dal film documento Written by Mrs Bach (2014)




egli sostiene, nello specifico, che Anna scrisse anche l'Aria delle Goldberg Variations: Aria  ed il primo Präludium aus dem Wohltemperierten Klavier Buch I ( J.S.Bach - Praeludium 1 BWV 846 (Das Wohltemperierte Klavier 1) oltre alle Suiten für Violoncello - J.S. Bach Cello Suites No.1-6 BWV 1007-1012



Frontespizio delle Suiten für Violoncello vergato da Anna Magdalena Bach



Nell'autunno scorso venne sull'argomento persino prodotto un film documentario dal titolo "Written by Mrs Bach" presentato dal compositore britannico Sally Beamish, che conteneva evidenze fatte emergere da uno scienziato americano che analizzò la firma di Bach e le sue partiture; anche Heidi Harralson, ispettore forense, sostiene la tesi secondo cui 'con un ragionevole grado di certezza scientifica', il compositore sarebbe davvero Anna Magdalena, poichè le partiture rivelano che ella scriveva come componeva, quando invece chi si limita a trascrivere lo fa adottando uno stile di scrittura lento e con l'utilizzo di caratteri 'pesanti'.



Una delle prime pagine della partitura delle Suiten für Violoncello





Anna Magdalena Wilcke Bach, dettaglio da un ritratto dell'epoca di autore sconosciuto.


Credo che si tratterebbe sicuramente di una scoperta sensazionale che renderebbe il dovuto merito ad una donna geniale vissuta in un secolo che poco, se non sensualità, attribuiva al gentil sesso e, senza nulla togliere al suo consorte che molto ammiro, soprattutto per i Brandenburgische Konzerte, vorrei davvero che corrispondesse a realtà; a questi pezzi sono emotivamente molto legata, essi hanno per me un forte potere evocativo perché mi riportano ai tempi in cui, ragazzina, cantavo nella cantoria della Parrocchia di San Lorenzo nel paese dell'entroterra ligure in cui andavo a trascorrere le vacanze estive e l'organista, mio carissimo amico al quale sono tutt'ora vincolata da tenero e sincero affetto, spesso esordiva la domenica mattina con queste arie ... ne ho allegato i links con i titoli originali, perché possiate ascoltarli direttamente anche voi e, se li ascoltate con attenzione, scoprirete che realmente palesano una sensibilità decisamente femminile ... alimentando questa tesi che sempre più sento di condividere.

E dopo questo salto a ritroso nel settecento per raccontarvi di questa curiosità prendo congedo da voi augurandovi quanto meglio possiate desiderare e ringraziandovi, sempre più, per essermi accanto con il vostro affetto ed il vostro entusiasmo.

A presto 



















Her maiden name was Anna Magdalena Wilcke and became known
in Germany, her homeland, during the XVIIIth century, as one of 
the most capable and young soprano and musician of the time, 
but her memory is linked to something far more important ...




- picture 1




Born into a musical family in Zeitz, Saxony, on September 22nd, 1701 she was twenty years old and was already quite famous when she got married with Johann Sebastian Bach in Köthen on December 3rd, 1721, seventeen months after he became widower of his first wife, Maria Barbara Bach. Between 1723 and 1742 they had thirteen children, seven of whom died at a young age, what, alas, was quite usual at the time.


It 's easy for us to imagine that theirs was an happy marriage because they were linked by the interest in music: the famous composer, who at that time was already Konzert-meister and Hoforganist (music teacher and organist of the court) for the Prince Leopold of Anhalt-Köthen (at whose service he composed from 1717 to 1723) collected in a book entitled Notenbüchlein für Anna Magdalena Bach all the compositions he dedicated to her and she, in turn, regularly helped him transcribing his music.

During the family's stay in Leipzig (1723 - 1750) that saw Johann Sebastian finally become Cantor et Director Musices, or singing teacher for the student of the Thomasschule, and composer for the two main churches of Leipzig where he became Master of Capppella, Anna Magdalena organized regular evenings in which they receivedfamily to listen to the whole family playing and singing, because, just similarly to how it will happen a few years later for another famous Austrian composer, Wolfgang Amadeus Mozart, the Bachs home  became a place of musical interest in Leipzig.




- picture 2 - Morning Hymn at Sebastian Bachs' (Toby Edward Rosenthal, 1870)




But what I'm about to reveal you has something sensational: recent researches conducted in Australia have shown that the most famous arias of Johann Sebastian Bach were not transcribed (at the time the composer was quite ill and Anna Magdalena, who was 19 years younger than him, helped him a  lot in everything) but directly composed from his beloved wife!

This is what the Daily Mail revealed last October 26th, where I read that Martin Jarvis, professor of music at the Charles Darwin University in Australia, has spent years putting together evidences, with a comprehensive study of writing and manuscripts, which attest that after a careful analysis of 'ink and style of writing, Frau Bach would have done much more work on the pieces of music than we have thought so far';




- picture 3 -  Image drawn from the film Written by Mrs Bach (2014)




he specifically declares that Anna also wrote the: Goldberg Variations: Aria, the first Präludium aus dem Wohltemperierten Klavier Buch I ( J.S.Bach - Praeludium 1 BWV 846 (Das Wohltemperierte Klavier 1)  and the  Suiten für Violoncello - J.S. Bach Cello Suites No.1-6 BWV 1007-1012 




- picture 4 - Frontispiece of the Suiten für Cello penned by Anna Magdalena Bach




Last Autumn on this subject was produced a documentary film entitled "Written by Mrs Bach" presented by the British composer Sally Beamish, which contained evidences made out by an American scientist who analyzed the signature of Bach and his scores; Heidi Harralson, forensic examiner, supports the argument that 'with a reasonable degree of scientific certainty', the composer would really Anna Magdalena, as the scores reveal that she wrote just in the same way that she composed, whereas those who simply transcribe, does it using a slow writing style with 'heavy' characters.




- picture 5 - One of the first pages of the score of the Suiten für Violoncello



- picture 6 - Anna Magdalena Wilcke Bach, detail from a portrait by an unknown artist of the time




I think it would definitely be a sensational discovery that would make due credit to a brilliant woman lived in a century that very little, if not sensuality, attributed to the fairer sex and, without taking anything away from his husband that I admire a lot, especially for the far too famous Brandenburgische Konzerte, I really wish that it correspond to reality; to I'm emotionally very connected to these pieces, they have a strong evocative power to me because bring me back to the days when, as a young girl, I sang in the choir of the Parish of San Lorenzo in the Ligurian village where I used to spend my summer holidays, and the organist,  a dear friend of mine whom I'm still bound by tender and sincere affection to, often made his debut on Sunday morning with these tunes ... I have attached the links with the original titles, so that you can listen to them directly and you too, if you can listen to them carefully, will discover that actually they reveal a decidedly feminine sensibility ... and I feel more and more to agree with this argument.

And after this trip back in the XVIIIth century to tell you about this curiosity, I take leave of you, wishing you the best you can desire and thanking you, more and more, to be always so close to me with your affection and your enthusiasm.


See you soon 














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mercoledì 10 giugno 2015

WORK-A-DAY-LONDON: la Londra di Gustave Doré.


Era il 1869 quando Blanchard Jerrold, giornalista, scrittore ed autore di canovacci per il teatro, volle al suo fianco Gustave Doré, al tempo il più famoso e ricercato illustratore, perché compisse con lui una sorta di 'pellegrinaggio' per le strade di Londra al fine di illustrare come vivevano le persone appartenenti ai ceti più umili e disagiati, capaci d'inventarsi qualsiasi mestiere pur di sbarcare il lunario, coloro che rendevano così animata e brulicante di vita già di primo mattino la capitale inglese, sulle orme del già pubblicato volume The Microcosm of London, illustrato da Thomas Rowalndson e che stava riscuotendo un discreto successo; ebbene, immaginiamo oggi di essere insieme a loro e percorriamo,con queste due guide d'eccezione, le vie di Londra durante il periodo d'oro dell'epoca vittoriana ... seguitemi, vi faccio strada !



Venite, se acceleriamo il passo riusciamo a prendere una carrozza che sosta vicino il marciapiede e sembra attendere proprio noi mentre il cocchiere si sta intrattenendo in una conversazione con un passante ...


Durante il periodo vittoriano le vie della città erano animate da persone molto umili che cercavano in ogni modo di mettere a disposizione degli altri le loro abilità per guadagnarsi ciò che era loro necessario per sostentarsi, giorno per giorno, si accontentavano di vivere alla giornata senza pensare al domani ...

... ecco, guardate, il primo che incontriamo è un signore seduto vicino le finestre della cucina di questa dimora che sembra sapere riparare qualsiasi cosa, dagli ombrelli, alle sedie della cucina, sicuramente per pochi scellini ... si tratta di una persona ben nota a tutti, Caney il Clown, il quale da che i suoi notevoli sforzi per soddisfare Stepney Fair gli procurò lo scoppio di una vena varicosa in una gamba, mutò mestiere e si specializzò soprattutto nel rammendo del setto in paglia delle sedie porta-a-porta.
Ed osservate, quell'uomo che alla guida del suo fedele cavallo guida lasso il suo carro girando per le vie: 




si tratta del WATER CART , colui che distribuisce l'acqua alle case che ancora non la hanno corrente con un notevole guadagno, sappiamo quanto sia preziosa l'acqua e quanto fosse necessaria la presenza di una persona che ne consentisse l'approvvigionamento nelle città ( Gustave Dorè ritrasse anche la venditrice ambulante di latte, THE MILKWOMAN, ma immaginate con quale fatica doveva muoversi da una via all'altra per portare la sua preziosa merce proveniente dalle campagne del circondario !)




e poi quanto sono romantici quei fanciulli italiani che suonano ai bordi della strada !


Ci stiamo approssimando ad un'altra figura romantica che attende turisti negli angoli più pittoreschi di parchi e giardini, THE ITINERANT PHOTOGRAPHER che immortala attimi indimenticabili in cartoline da conservare quale souvenir;



... ma ci pensate, farsi curare da una persona sconosciuta, e chissà se e quanto qualificata, THE STREET DOCTOR, che viaggia di città in città, di paese in paese proponendo farmaci miracolosi pressoché sconosciuti in grado di curare qualsiasi malattia ... eppure nel periodo vittoriano anche questa figura appartiene alla consuetudini della vita di ogni giorno;  



Sembra lavorare molto anche il fabbro o arrotino di strada, THE STREET BLACKSMITH, cui ciascuno porta forbici e coltelli da affilare e possiede qualsiasi oggetto in ferro, soprattutto chiavi e catene che costituivano le serrature Vittoriane.



Ma seguitemi con lo sguardo, dall'altro capo della strada ecco svoltare l'angolo una figura così tanto pittoresca e forse colui che possedeva il mestiere che più di tutti fruttava denaro, un 'nerissimo' spazzacamino, THE CHIMNEY SWEEPER, impegnatissimo nel suo vagare da una casa all'altra per nettare le canne fumarie di poveri e ricchi perché funzionassero adeguatamente i sistemi di riscaldamento e le stufe per cucinare ...



E che ne dite di quelle signore che sul marciapiede di St Giles vendono abiti usati esponendoli appesi a muro, sono THE OLD CLOTHES SELLERS ... quanti mestieri che sono scomparsi, ai nostri giorni ....



ed accanto a loro ha trovato posto quel delizioso fanciullo, che guadagna qualche moneta lustrando le scarpe dei signori, THE INDEPENDENT BOOTBLACK, impegnatissimo ed osservato da molti passanti incuriositi, chissà se dalla professionalità che palesa facendo il suo lavoro o piuttosto dall'eleganza dal Gentleman che ne ha richiesto l'abilità ... 



Ed ancora osservate nel mezzo della piazza il giovanissimo venditore di pesci, THE CHEAP FISH SELLER, con il suo banchetto ... non lo trovate delizioso e tenerissimo ?!




Ma sì, nel mezzo della piazza hanno trovato posto tutti coloro che vendono generi alimentari,




i venditori di fragole appena raccolte nelle campagne circostanti Londra, THE STRAWBERRY SELLERS



il venditore di patate cotte - THE BAKED POTATOES SELLER, ( qui lo vediamo immortalato da Gustave Dorè )




e quello di molluschi che, analogamente alle ostriche - di cui ho già avuto occasione di parlarvi - erano talmente a buon mercato da essere considerate il cibo per i poveri perchè univano alla convenienza la ricchezza proteica ... eccolo, THE SHELLFISH SELLER ...



ma, se vedo bene ci sono tavoli e seggiole, per cui si possono gustare direttamente seduti al banco, come uno spuntino da tavola calda !

E poteva secondo voi , tra gli altri, mancare la romantica venditrice di Violette





Oh, no, che peccato, il vetturino mi sta facendo cenno con il capo che il nostro viaggio si conclude qui .... ma non temete, potete comunque compierne uno del tutto analogo ogni qualvolta lo desideriate sfogliando le pagine di LONDON: A PILGRIMAGE 




di Blanchard Jerrold e Gustave Doré, il testo - saggio che insieme hanno redatto nel 1869 ma che venne pubblicato nel 1872 per documentare anche gli aspetti più disperati della povertà londinese ...




Fanciulli che giocano scalzi mentre le loro madri , vicino la porta di casa, mettono in vendita stivali e scarpe dell'intera famiglia





Le umili abitazioni di coloro che facevano parte della classe operaia londinese




Ormai divenuto praticamente un classico, ve ne consiglio vivamente la lettura, da non dimenticare a casa quando si sta facendo la valigia per le vacanze, mi rivolgo soprattutto agli amanti della storia della 'Vecchia Leonessa' vittoriana che troveranno in esso pagine in cui tuffarsi desiderosi di proseguire in una piacevole e riccamente illustrata lettura.

Blanchard Jerrold and Gustave Doré, LONDON: A PILGRIMAGE, Anthem Press, UK, 2005





Scriveva alcuni anni prima Samuel Johnson:



Non troverai nessuno, soprattutto un intellettuale, che voglia 

lasciare Londra. No, Sir, quando un uomo è stanco di Londra è 

stanco della vita; a Londra c'è tutto ciò che questa vita possa 

offrire.

Samuel Johnson, poeta, critico e scrittore inglese (1709 - 1784)





Grazie a tutti voi carissimi ed affezionati amici e lettori per avermi tenuto compagnia anche in questo viaggio, molto particolare, pittoresco e forse persino troppo realistico al tempo stesso, e vi do appuntamento alla nostra prossima avventura che ancora una volta ci condurrà sicuramente nei tempi trascorsi, 
vi abbraccio con il cuore

a presto 



















It was 1869 when Blanchard Jerrold, English journalist, writer and author of canvas for the theater, wanted at his side Gustave Doré, just during those years the most famous and sought after French illustrator, to carry with him a in a sort of   'pilgrimage' through the streets of London made with the intention of illustrating how were at the time people belonging to the lower classes, able to invent any job just to make ends meet, who made the British capital so animated and full of life from early in the morning, in the footsteps of the already published volume The Microcosm of London, illustrated by Thomas Rowalndson that was having a discrete success.
Well, let's imagine today to be with them and walk with these two exceptional guides, amongst the streets of London during the heyday of the Victorian era ... follow me, I lead the way !




- picture 1




Come on, if we speed up we can take a carriage which is stopping near the sidewalk and it seems just waiting for us while the coachman is entertaining himself in a conversation with a passerby ...




- picture 2




During the Victorian period the streets were alive with very humble people who were trying in every way to make available to others their ability to earn what was needed to sustain them and their large family day-to-day, they were content to live for the day without thinking about tomorrow ...




- picture 3




... Here, look, the first we meet is a man sitting near the kitchen windows of this house who seems to know how to fix everything from umbrellas, to the kitchen chairs, certainly for a few shillings ... it is a person well known to everybody, his name's Caney the Clown, who by the considerable efforts for Stepney Fair brought him the outbreak of a varicose vein in the leg, and so changed profession specializing himself mainly in the mending chairs septal straw door-to -door.
And have a look at the man driving his faithful horse and his carriage wandering the streets:




- picture 4




it is the WATER CART and distributes water to every home, cause they do not have still it currently, with a significant gain, we know how precious water is and how much necessary it was to have a person that would allow this kind of  supply in the cities (Gustave Dore also portrayed THE MILKWOMAN, but imagine, how hard it was for her to move from one street to another to bring her precious good from the countryside of the district!)




- picture 5




and then how romantic those Italian children playing on the roadside are !




- picture 6




We are approaching another romantic figure that waits for tourists in the most picturesque parks and gardens of London, THE ITINERANT PHOTOGRAPHER that captures unforgettable moments in postcards to keep home as souvenirs;




- picture 7




 It is so strange to us thinking of accept farmacological treatments from an unknown person, and I wonder if and how qualified, THE STREET DOCTOR, who travels from town to town, from village to village offering virtually miracle drugs able to heal any disease ... well, in Victorian times this carachter belongs to habits of everyday life;




- picture 8




He seems to work quite a lot THE STREET BACKSMITH too, to whom each one carries scissors and knives which have to be sharpened and has any kind of object in iron, especially keys and chains that were the Victorian locks.




- picture 9




But follow me with your eyes, and look just on the other side of the road where is just turning the corner a figure so picturesque and perhaps the one who had the job that most of all made money, a 'very dark' THE CHIMNEY SWEEPER, busy in his wanderings from house to house to clean the flues of the heating systems and of the stoves for cooking for they could work properly belonging both to rich and to poor people ...




- picture 10




And how about those ladies on the sidewalk of St Giles, THE OLD CLOTHES SELLERS, selling used clothes all exposed hanging on the walls ... how many jobs that have disappeared nowadays ....




- picture 11




and next to them has found a place that delightful child, earning a few coins glazing shoes of lords, THE INDEPENDENT BOTBLACK, busy and viewed by many curious passers, I wonder if caught by the professionalism revealed by his work or rather by the elegant Gentleman who has requested his ability ...




- picture 12




And still let's observ in the middle of the square THE CHEAP FISH SELLER, so very young,  with its banquet ... don't you think him to be delightful and tender ?!




- picture 13




But yes, in the middle of the square have found their place all those selling food,




- picture 14




THE STRAWBERRY SELLERS, selling fresh strawberries just picked up in the countryside surrounding London, 




- picture 15




THE BACKED POTATOES SELLER (here we see him immortalized by Gustave Dore)




- picture 16




and THE SHELLFISH SELLER for shellfishes, like oysters - which I have already had occasion to talk to you about - were as much cheap, as to be considered food for the poor, as much rich in proteins ...




- picture 17




but, if I'm not misteken there are tables and chairs around his stall, so you can enjoy them just sitting there as a snack at a  hot table !

And you think that could, among all the others, be absent the romantic woman selling violets ?




- picture 18




Oh, no, it truly makes me sad, the coachman is doing me nod with his head to comunicate that our journey is ending here .... but don't worry, you can have another entirely analogous whenever you wish through the pages of LONDON: A PILGRIMAGE




- picture 19




by Blanchard Jerrold and Gustave Doré, a text - sage who together they have wrote and illustrate in 1869 but which was published in 1872 to document even the most desperate poverty of London ...




- picture 20 - Barefoot children playing while their mothers, near the entrance door, are selling boots and shoes of the whole family





- picture 21 - The humble homes of those who were part of the working class in London




- picture 22 - cover - I highly recommend this reading, it has become a classic and has not to be forgotten at home when you are preparing your suitcases for your holidays, I especially appeal to the lovers of the history of the Victorian 'Old Lioness'  who will find themself, in its pages, eager to continue in a peaceful and richly illustrated reading.

Blanchard Jerrold and Gustave Doré, LONDON: A PILGRIMAGE, Anthem Press, UK, 2005



Samuel Johnson wrote some years before:



You will not find anyone, especially an intellectual, who wants 

to leave London. No, Sir, when a man is tired of London is 

tired of life; London has it all that this life can offer.


Samuel Johnson, poet, critic and writer (1709 - 1784)



Thanks to all of you, my dear and loyal friends and readers, for made me company in this journey, very unique, colorful and perhaps even too realistic at the same time, and I invite you to follow me in my ... our next adventure which will surely lead us again in the past times,
I embrace you with all my heart


see you soon